AMAZZONIA CHE SICCITA’! - MEZZA SAN PAOLO E’ SENZ’ACQUA E ALTRE 130 CITTÀ HANNO DECRETATO FORME DI RAZIONAMENTO - NON SOLO SCARSITÀ DI PIOGGE: CON LA DISTRUZIONE DELLA FORESTA AMAZZONICA E’ CAMBIATO IL CLIMA

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Rocco Cotroneo per “il Corriere della Sera

 

Quando i portoghesi sbarcarono in Brasile, nel Cinquecento, nulla li impressionò quanto l’abbondanza di acqua dolce appena dietro le spiagge, e l’uso costante che ne facevano gli indios: passavano il tempo a lavarsi, a differenza dei nuovi arrivati che facevano il bagno una volta al mese.

FORESTA PLUVIALE DELL\'AMAZZONIAFORESTA PLUVIALE DELL\'AMAZZONIA

 

Poi si addentrarono in Amazzonia, ed è grazie alla grande foresta pluviale che il Brasile detiene ancora oggi le maggiori riserve idriche della Terra, quasi il doppio del secondo Paese in classifica, la Russia. Record che poco consola in questi giorni, mentre gli abitanti di San Paolo scrutano con terrore il rubinetto prima di aprirlo, temendo che il giorno del giudizio sia infine arrivato. Per molti esperti la catastrofe è alle porte, anche se le autorità continuano a minimizzare.

 

Il Sud-est del Brasile vive la più grande siccità della storia. I grandi bacini che forniscono acqua potabile ed energia elettrica sono quasi vuoti, la pioggia non arriva e una delle aree più popolose del mondo si scopre incredibilmente fragile. L’acqua purtroppo non viaggia per email.

 

SICCITÀ BRASILESICCITÀ BRASILE

Appena mezza San Paolo (e parliamo di quasi sette milioni di persone) è rifornita da un’unica riserva, il sistema Cantareira a 40 chilometri dalla città, oggi diventata un laghetto: è sotto il 5 per cento della sua capacità. I tecnici hanno iniziato a pompare acqua dal suo sottosuolo, una sorta di riserva tecnica mai usata prima. Scavano nel fondo del pozzo, letteralmente, nella speranza di resistere fino alle prossime piogge.

 

Altre 130 città tra Rio e San Paolo già sono in affanno e hanno decretato forme di razionamento. Un quarto del Pil del Brasile si produce qui e le conseguenze su un’economia a forte consumo di acqua iniziano a farsi sentire. Nell’industria, in agricoltura e nell’allevamento. Ottobre avrebbe dovuto segnare l’inizio della stagione piovosa in questa regione, ma è stato il più secco dal 1930.

 

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Orgoglioso per le sue fonti rinnovabili nell’energia, il Brasile è stato costretto a riaccendere negli ultimi mesi le inquinanti centrali termoelettriche per non lasciare il Paese anche senza luce. Sempre a causa dello svuotamento dei bacini, che in condizioni normali forniscono tre quarti dell’energia elettrica.

 

Le elezioni politiche appena trascorse hanno aggravato il problema. Razionare l’acqua è talmente impopolare, che né il governatore di San Paolo Geraldo Alckmin né la presidente Dilma Rousseff (poi entrambi rieletti) si sono presi la responsabilità di misure preventive serie. Oggi esiste appena un piccolo incentivo sulla bolletta per chi riduce i consumi in alcune città, ma niente di più.

 

Rousseff Dilma tristeRousseff Dilma triste

Ufficialmente il governo chiama «razionalizzazione» le ore di rubinetti a secco segnalate da alcuni abitanti, ma nega che sia in corso un razionamento. Naturalmente l’acqua non manca ancora nei quartieri più benestanti di San Paolo, solo nelle periferie e favelas. Lo stesso a Rio, dove il problema è endemico e interi quartieri di periferia vivono grazie ai pozzi o spendendo una fortuna per rifornirsi con le autocisterne, mentre a Ipanema si riempiono le piscine sulle terrazze.

 

Come sempre in questi casi, i fatalisti e i politici incolpano il meteo, i grandi fenomeni come El Niño e La Niña, mentre gli esperti guardano oltre. Le perdite lungo la rete (circa il 40 per cento) sono un fattore, ma nulla supera per impatto l’azione dell’uomo.

DEFORESTAZIONE IN AMAZZONIA DEFORESTAZIONE IN AMAZZONIA

Migliaia di sorgenti si stanno prosciugando in tutta la regione a causa della distruzione della vegetazione, ma c’è soprattutto la tragedia rappresentata da decenni di riduzione della foresta amazzonica. Negli ultimi anni la tendenza si è invertita, ma ormai i danni sono fatti.

 

Vari rapporti segnalano come gli equilibri stiano saltando per sempre, l’Amazzonia non sta più funzionando come regolatrice del clima per le altre regioni del Paese. Dai modelli teorici si è passati all’osservazione empirica: non piove più nelle regioni dove nascono i fiumi. Un rapporto dell’istituto di osservazioni Inpe sostiene che con il 20 per cento della foresta originaria ormai scomparsa e altrettanta in fase di deterioramento, si sta raggiungendo un drammatico «punto di non ritorno».