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Goffredo De Marchis per la Repubblica
Flavio Briatore facilita. «Non vedo nulla di male nel mettere in contatto due persone che stimo». Qualche settimana fa, il proprietario del Billionaire ha dato una mano a Matteo Renzi a ricucire il filo del dialogo con Donald Trump. Renzi e il presidente americano si erano già sentiti il 10 novembre, all’indomani delle elezioni americane. Il segretario del Pd era ancora premier.
La telefonata fu breve e, secondo il resoconto di Palazzo Chigi, ebbe come argomenti principali «l’importanza strategica dell’alleanza tra Italia e Stati Uniti e la volontà di lavorare insieme in vista della prossima presidenza italiana del G7 nel 2017». Nella sostanza, un colloquio di cortesia e di felicitazioni per il successo elettorale.
Renzi non ha mai nascosto la sua preferenza per Hillary Clinton. Fu anzi il leader europeo a sbilanciarsi di più nel sostegno all’ex senatrice, scommettendo sulla sua vittoria e soprattutto sui valori che esprimeva quella candidatura. In continuità con gli otto anni alla Casa Bianca di Barack Obama, il presidente che lo aveva ospitato il 18 ottobre per una cena di Stato molto generosa di complimenti per il cambiamento italiano rappresentato dal “giovane” Renzi.
In poche settimane è cambiato tutto. Per tutti e due i leader. Prima la rivoluzione Trump poi la sconfitta del referendum del 4 dicembre in Italia. Ma Renzi, anche dopo l’uscita da Palazzo Chigi, non ha rinunciato a tenere i contatti con i grandi del mondo conosciuti nei mille giorni di governo. E anche con chi è arrivato, soprattutto se è il capo del “mondo libero”.
Da “semplice” segretario del Pd però ha avuto bisogno di un ambasciatore e lo ha individuato in Briatore, il miglior amico italiano di Trump. «Sì, si sono parlati, ho creato io il canale». Ma di cosa hanno parlato? «Non lo so, deve chiederlo a loro. Io conosco tante persone nel mondo e quando posso faccio da facilitatore. Non ci vedo nulla di male».
Del resto, nel caso di Renzi-Trump l’imprenditore li aveva già messi in contatto prima dell’elezione del presidente Usa. E lo ha fatto anche dopo. Chi è a conoscenza del contenuto dei colloqui nega che il segretario dem abbia voluto, come dire, giustificarsi per l’endorsement a favore di Hillary. Nulla di tutto questo. Gli argomenti erano altri. E se ci sarà bisogno, Renzi non esiterà a chiedere di nuovo un aiuto a “Flavio”.
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