DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Non passerà egualmente, la richiesta grillina di impeachment per Giorgio Napolitano. Ma non c'è dubbio che le rivelazioni contenute nell'ultimo libro di Alan Friedman sulle mosse del Quirinale nell'estate del 2011 somigliano molto a una bomba a orologeria.
La rivelazione che già a giugno, ovvero cinque mesi prima che cadesse il governo Berlusconi, Mario Monti fosse stato "sondato" da Re Giorgio per un possibile incarico da premier non poteva passare in sordina. E le anticipazioni pubblicate oggi dal Corriere della Sera sembrano un'altra accelerazione verso la fine delle Larghe intese e del tutoraggio supremo del Colle. Un'accelerazione che va di pari passo con quelle di Renzie.
Renato Brunetta e Paolo Romani hanno immediatamente provocato il Quirinale con una nota congiunta nella quale esprimevano "i forti dubbi sul modo di intendere l'altissima funzione di Presidente della Repubblica" da parte di Napolitano, "dal quale attendiamo urgenti chiarimenti".
"Chiarimenti" arrivati a stretto giro di posta con una lettera presidenziale al Corriere della Sera, nella quale si ricordano in modo puntiglioso i lunghi mesi dell'agonia del governo Berlusconi, tra reprimende di Bruxelles, scontri tra ministri e bagni di sangue sui mercati, per poi definire le teorie su un complotto del Colle contro il Banana "fumo, soltanto fumo".
Da Arcore, per ora nessun commento ufficiale, ma intanto vari falchi di Farsa Italia, capitanati da Augusto Minzolini, hanno iniziato a dire che, certo, adesso la richiesta di messa in stato d'accusa del Presidente presentata dal Movimento Cinque Stelle va "attentamente riconsiderata". Mentre il governo di Lettanipote ha fatto scudo con il suo esile corpicino a Sua Maestà gridando alla "vergognosa mistificazione".
Adesso, per "colpa" dell'ex Corazziere della Sera, i seguaci di Grillomao chiedono un supplemento istruttorio nella procedura di messa in stato d'accusa e Re Giorgio si trova in posizione meno agevole per gestire il rimpastino del governo di Mezze Intese. E solo adesso si capisce a pieno il senso di quell'uscita della scorsa settimana in cui Napolitano ci tenne a rimarcare che "Monti e Letta non sono stati miei capricci".
Stasera intanto il Rottam'attore riunisce i deputati del Pd alla vigilia della ripresa del dibattito a Montecitorio sul Renzusconi. Sono ancora in campo gli emendamenti della minoranza (nel partito, ma non in Parlamento) che mirano a tre cambiamenti di peso: le primarie obbligatorie, la parità di genere e l'entrata in vigore della nuova legge elettorale solo dopo il superamento dell'attuale Senato.
Renzie proverà a togliere quanti più ostacoli potrà sulla strada dello "storico risultato" delle riforme. Senza dimenticare che se il quadro istituzionale circostante continua a degenerare, a dispetto di quanto è costretto a dichiarare in pubblico, non potrà sottrarsi alla staffetta di governo.
napolitano berlusconiNAPOLITANO PRESTIGIATORE MONTI CONIGLIO DAL CILINDROMARIO MONTI A PORTA A PORTA E DIETRO LIMMAGINE DI SILVIO BERLUSCONI AUGUSTO MINZOLINILETTA-RENZI
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