DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Hanno una loro moneta, stanno in Europa il minimo che serve per tutelare la propria bilancia commerciale, hanno quasi dimezzato il tasso di disoccupazione e si sono scelti un leader conservatore. I britannici hanno davvero poco in comune con gli italiani, tuttavia anche oggi Zelig Renzi è riuscito a fare fronte comune con un altro premier e insieme a David Cameron ha lanciato la crociata "contro la burocrazia". Che per l'occasione è quella di Bruxelles, nuovo "nemico dei popoli", dopo che i vari Stati membri hanno allegramente contribuito a ingrassarla.
Che si tratti della popolare Merkel, del socialista Hollande, del democratico Obama o del conservatore Cameron, il nostro Pittibimbo si dimostra a proprio agio e in sintonia con tutti i grandi del pianeta. In questa fase di euforia, perfino un viaggio a Pechino potrebbe regalare immagini a sorpresa per un fiero anticomunista come Renzie.
Cameron ha studiato le riforme promesse dal collega italiano e alla fine ha concesso anche lui quella benedizione che i mercati dei capitali hanno già impartito: "L'Italia ha un ambizioso progetto di riforme che presto aiuteranno il vostro Paese a crescere nuovamente (...) E anche se alle elezioni europee saremo in schieramenti diversi, saremo alleati contro le burocrazie".
Il messaggio più importante e diretto, però, è stato dato in privato e tanto per cambiare riguarda gas e petriolio: la Gran Bretagna ci chiede di liberarci da certi legami con Putin e di fare la nostra parte perché tutta l'Europa sia meno dipendente dai contratti con Mosca.
Il quarto bilaterale di Renzie in quaranta giorni è stato appena turbato dagli ultimi dati Istat sulla disoccupazione, che ha toccato un nuovo record al 13%, con punte del 42% tra i giovani. Il premier ha parlato di "dato sconvolgente", ha approfittato della gita londinese per professare, nella terra della Thatcher, una fede incrollabile nell'aumento della flessibilità e non ha potuto trattenersi dal fare promesse anche in questo campo, indicando come obiettivo "dei prossimi mesi, e dei prossimi anni" la discesa della disoccupazione "a una cifra".
Al ritorno in Italia, però, Renzie trova ad attenderlo la minaccia di un pericoloso scontro con Forza Italia sulla riforma del Senato. Silvio Berlusconi non è affatto contento che l'Italicum passi in secondo piano, come voleva Angelino Alfano, e Renato Brunetta comincia a mettere paletti: no ai 21 senatori di nomina quirinalizia e nessun rappresentante dei Comuni (la paura è che siano tutti di sinistra).
Il ministro Boschi capisce l'antifona e manda a dire che non ci sono problemi. La linea del Piave renziana è un'altra: no all'elezione dei senatori e no all''indennità , per il resto si può parlare di tutto. Sempre in difficoltà Grillomao, che per giustificare la propria contrarietà a una riforma che odora di "lotta alla casta" si arrampica un po' sugli specchi e canta le lodi del Senato come "organo di controllo" di Montecitorio.
Premio Scuola Primaria di giornata al leghista Gianluca Buonanno, che intervenendo alla Camera sugli immigrati ha agitato una spigola con la scusa che oggi era il Primo Aprile.
RENZI E CAMERON A LONDRA RENZI E CAMERON A LONDRA RENZI E CAMERON A LONDRA Renato Brunetta MARIA ELENA BOSCHI
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