LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Francesco Bonazzi per Dagospia
La pace del giorno dopo ha la faccia del pacioso Barroso. Il presidente Ue in uscita si concede una gita italiana e tanti bei sorrisoni a fianco di Telemaco Renzie. Italia e Germania, con la sua benedizione, archiviano così le dure polemiche di questi giorni, anche se Pittibimbo tiene il punto e intima alla Bundesbank di non occuparsi della nostra politica interna. Che è già incasinata di suo, con le famose riforme sempre in bilico e la finanza pubblica anche.
Che è una giornata fortunata lo si capisce di buon mattino, quando arriva da Washington la notizia che un F-35 ha preso fuoco e il Pentagono ha bloccato tutto il programma del super-caccia che tanto piace ai governi italiani di ogni razza e colore. Per le disastrate finanze di Roma, bisognose più di una manovra correttiva che di costosi regali alla Lockeed Martin, si tratta di uno stop che vale miliardi di dollari.
Ci siamo infatti impegnati a comprare novanta F-35 nei prossimi cinque anni e sei ce li siamo già pagati, ma da mesi non sappiamo come uscirne. Con Re Giorgio che vuole mantenere gli impegni internazionali, Renzie che vorrebbe dare disdetta e la ministra Pinotti che non sa più su quale vetrata arrampicarsi. Oggi, grande silenzio dei signori ammiragli e generaloni vari che nei mesi scorsi hanno minacciato la serrata in caso di abbandono dei contestati cacciabombardieri a stelle e strisce.
L’Europa degli Eurofighter assiste divertita e oggi anche il portoghese Barroso aveva una bella arietta distesa. Ha ribadito quanto è importante un’Italia forte per un’Europa solida, ha detto che per guidare l’Ue ci vorrebbe uno come Napolitano e Renzie ne ha approfittato per ribadire che l’Europa è dei cittadini – e non dei banchieri o dei superburocrati – e che “il nostro obiettivo è ridare loro speranza”. A loro cittadini “stakeholder”. Tanto per parlare come fossimo a Piazza Affari.
Spaventata all’idea di non portare a casa la poltrona di Barroso per il protégé Juncker, la cancelleria tedesca oggi ha fatto sapere che non c’è nessun contrasto con il governo di Roma e ha negato qualsiasi polemica sulla flessibilità e sul rigore di bilancio. Renzie ha quindi avuto buon gioco a negare pure lui che ci siano contenziosi in atto con Berlino, ha ribadito che il rapporto con la Merkel “è ottimo” e abbondante, e infine ha dato un’ultima mezza sberla alla Bundesbank, affermando che “non è suo compito partecipare al dibattito politico italiano”.
Intanto, sul fronte interno, slitta a martedì il delicatissimo voto del Senato sull’elezione di secondo grado dei prossimi senatori. Lunedì è previsto un incontro tra i grillini e il premier per provare a far cadere il patto del Nazareno con Berlusconi, facendo leva sui forti malumori interni alle truppe piddine e forziste.
Ma la strada appare abbastanza segnata e tutti scommettono sul fatto che le aperture al dialogo dei Cinque Stelle siano arrivate troppo tardi. Almeno sul Senato, perché sulla legge elettorale tutto può succedere, statisticamente. Da segnalare la provocazione di Pippo Civati, che chiede un testo scritto per il Patto Renzie-Berlusca, ma dice che vanno anche bene “slide” e testi “controfirmati da Vespa.
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