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Pietrangelo Buttafuoco per “Il Sole 24 Ore”
Più che Dolce & Gabbana, urge Dolci & Gallerani. È l'epoca del glamour compiuto. Tutto è glamoursofia. È, di certo, uno strafalcione degno della fantasia etimologica di Isidoro di Siviglia: "glamoursofia (lett. amore per il glamour)" ma è un nuovo indirizzo di studi gemmato da quella Pop-filosofia che per una sbandata di Gilles Deleuze, insieme a Claire Parnet, è finita prima in un raccolta di saggi curata da Simone Regazzoni (il melangolo editore), poi in tutti i festival estivi d'Italia e infine nel vocabolario Treccani, in cui il neologismo si trova spiegato con tanto di esempi.
La glamoursofia è un'idea perfetta per questi giorni di movimento «I don't need feminism because». Debora Dolci e Francesca Romana Gallerani, il nuovo brand D&G, scrivono, infatti, che la donna di cui ragionano «è figlia delle 'figlie' del femminismo, e non ha più bisogno di bruciare il reggiseno in pubblica piazza ... perché a questo hanno già pensato le nostre madri».
silvio berlusconi forza italia
Con l'aiuto di Nietzsche (sarà per l'elemento dionisiaco orgiastico che si scatena in periodo di saldi), quindi Heidegger, Platone e Kant («il filosofo più fashion della storia del pensiero»), le autrici stanno a spiegarci che una donna colta e di sinistra non deve indossare «gonna di velluto a coste grosse, stivali a mezzo polpaccio dalla punta che neanche Paperino, collant a righe orizzontali dagli abbinamenti cromatici improbabili», ma può interessarsi a Chanel, Dior e ai tubini neri. Dopo la lagna su Gramsci e l'egemonia, finalmente Inès de la Fressange.
Ps. Quando Silvio Berlusconi riconobbe il carisma di Matteo Renzi non apprezzò la giacca di velluto da radical chic perdente. Renzi capì subito e, facendosi accompagnare da Denis Verdini presso un buon sarto, cambiò look. Della serie: è il glamour che traccia il solco ma è il Patto del Nazzareno che lo difende.
Francesca Gallerani debora dolci
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