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Fabrizio d’Esposito per il “Fatto Quotidiano”
A questo punto della narrazione renziana, anzi dello storytelling come usa dire, tra i reduci della Ditta e del vecchio Ulivo c’ è forse un solo signore della guerra in grado di competere con il Caudillo Maleducato (copyright Ferruccio de Bortoli) per astuzia tattica e cinismo. Un signore che abita a Roma nel quartiere Prati e si chiama Massimo D’ Alema. Ed è qui che ormai è di casa da settimane Roberto Speranza, l’ ex capogruppo del Pd alla Camera.
Alla fine, quando è stato il momento della conta sull’ Italicum, il giovane Speranza non ha voluto guidare i bersaniani “ Responsabili” sulla sponda di Matteo Renzi, ma è rimasto fedele ai padri della Ditta. Pier Luigi Bersani, certamente, ma anche il redivivo D’ Alema. E sarebbe proprio l’ ex premier il principale consigliere di Speranza in questa fase. Di questo ne sarebbe convinto lo stesso Renzi, come ha segnalato ieri il Foglio .
Il voto sulle pregiudiziali e il cazziatone del Lider Maximo
renzi dalema fassina civati gioco dello schiaffo
Nei colloqui con Speranza, D’ Alema non si limita solo ai consigli. Anzi in uno degli ultimi contatti, c’ è stato pure un “ cazziatone” . È stato quando, martedì scorso, la minoranza del Pd ha scelto di votare in modo “ indolore” sulle pregiudiziali dell’ Italicum, prima che venisse posta la fiducia dalla ministra Boschi: “ Un’ impostazione del genere in un voto segreto non ha senso” .
MASSIMO DALEMA SIRENETTO SULLO SCOGLIO
Un modo come l’ altro per criticare lo stato confusionale di Bersani, che in quanto a tattica in verità non ne ha mai azzeccata una, sin dal febbraio 2013. Del resto lo stesso “ Pier Luigi” è apparso incerto a molti suoi amici che poi hanno votato la fiducia alla legge elettorale. Tipo il piemontese Giacomo Portas, leader dei Moderati ma eletto nel Pd e legato da un’ antica amicizia a Bersani. Il primo giorno della fiducia i due sono stati visti chiacchierare per un po’ . Parlavano del derby di Torino, però.
Di Toro (Portas) e di Juve (Bersani). Non altro. “ Nessuna pressione per non farmi votare la fiducia, lo giuro” , dice Portas. E c’ è da credergli, perché questa è anche la critica principale di D’ Alema al suo ex amico Bersani. Improvvisazione e disorganizzazione della minoranza. In questi giorni, a chi lo ha interpellato sulla “ visione” da seguire, Bersani ha sempre risposto: “ Io amo troppo il Pd, è come mio figlio, non me ne andrò mai”. Nell’ arte della guerra dalemiana le dichiarazioni d’ amore però non sono sufficienti. E sono due le “ visioni” che l’ ex premier ha suggerito a Speranza.
pierluigi bersani silvia velo roberto speranza
La trappola di Palazzo Madama e il governo salvato da un ex M5S
La prima è sul breve periodo e riguarda la tenuta della maggioranza al Senato, dove i numeri sono risicati e sull’ Italicum, a suo tempo, 24 dissidenti dem non parteciparono alla votazione. Un numero determinante, come dimostra quanto accaduto mercoledì scorso a Palazzo Madama. L’ altro giorno, forse per caso, 17 senatori bersaniani hanno
infatti votato un emendamento leghista sulla riforma della pubblica amministrazione e il governo si è salvato per un solo voto. E quando poi c’ è stato il sì finale e le opposizioni sono uscite, il numero legale è stato garantito da Mastrangeli, il primo fuoriuscito grillino.
Rispolverando dunque la via complottista al socialismo, per D’ Alema non ci sono alternative nell’ immediato: “ Battere Renzi al Senato” . Una mossa che avrebbe anche un’ altra conseguenza giudicata positiva nella strategia della minoranza: portare allo scoperto il soccorso degli ex berlusconiani di Denis Verdini. In uno scenario del genere, dove il nodo politico potrebbe prevalere anche sul merito di alcune aperture
renziane sulle riforme istituzionali, tutto è possibile. Anche “ scassare fino in fondo” per provocare il voto anticipato.
Da questa prospettiva, D’ Alema non ha l’ allergia bersaniana alla parola scissione. Solo che magari sarebbe stato il Jobs Act, non l’ Italicum, la migliore pietra angolare su cui poggiare l’ edificio di una nuova forza politica.
L’offensiva dopo le Regionali e la sfida a Matteo (e a Guerini)
Allo stato, l’ opzione di una scissione o di fare gruppi autonomi in Parlamento rientra nei piani degli antirenziani più radicali, come Pippo Civati e Stefano Fassina. Per il resto, Bersani e D’ Alema in un colloquio molto recente hanno concordato che “ la strada naturale è quella di riprendersi il partito” .
roberto speranza eugenio scalfari
Questa è la “ visione” sul lungo periodo, che D’ Alema ha reso con una metafora che riecheggia quella di Togliatti contro l’ albero democristiano, “ la scure è ai piedi dell’ albero, l’ albero cadrà” . L’ ex premier l’ ha rielaborata così: “ I rami dell’ albero vanno segati stando dentro, non fuori” . Ed è per questo che dopo le regionali comincerà un’ offensiva della minoranza per cavalcare i mal di pancia dei cosiddetti territori. Come dimostrano anche le liste per le regionali, zeppe di indagati e riciclati di destra, parecchie federazioni sono sul punto di esplodere. Questo ragionamento avrebbe come obiettivo il congresso del 2017 e il candidato della minoranza sarà proprio Speranza.
bassolino pollastrini speranza
Secondo le previsioni, “ probabilmente non sarà Renzi il candidato della maggioranza, forse Guerini o un altro uomo, e noi possiamo farcela con Roberto” . Una previsione troppo ottimista, visto che il signore della guerra che adesso siede a Palazzo Chigi sinora le ha vinte tutte.
Pierluigi Bersani Roberto Speranza Alfredo D Attorre
roberto speranza
BERSANI GIUNTELLA MORETTI SPERANZA ESULTANO CON I PUGNI CHIUSI
DALEMA E RENZI
dalema beve
RENZI PASSA DA FONZIE AI BAFFI MA SEMBRA POIROT NON DALEMA
paolo franchi roberto speranza
MASSIMO DALEMA
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