
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
sergio mattarella e romano prodi
1. DAGOREPORT
Sarà pure un condannato da censurare in Rai come urla la renziana Lorenza Bonaccorsi a cui ha scoperto gli altarini, ma Luigi Bisignani va seguito quando anticipa scenari. Un anno fa aveva pronosticato Luciano Fontana, ai più illustre sconosciuto, alla direzione del Corriere e solo pochi giorni fa ha anticipato la nomina con un posto di rilievo per Antonio Tajani in Farsa Italia.
Sul ‘’Tempo’’ Bisignani ha scritto un editoriale sul lungo addio di Ferruccio De Bortoli ma quello che davvero conta sono solo le ultime righe che non a caso inquietano il premier cazzaro .
Alla nomina di Fontana si è arrivati, secondo Bisignani, dopo un accordo segreto Mattarella Bazoli due grandi vecchi della sinistra democristiana. Non a caso proprio con Mattarella De Bortoli si è attovagliato al Quirinale il giorno prima di abbandonare via Solferino assieme a Giorgio Napolitano e avendo anticipato un editoriale di fuoco contro il Presidente del Consiglio.
Che significa? Che De Bortoli ha convinto Mattarella su Fontana in chiave anti Renzi avendo già dalla sua e da sempre Abramo Bazoli e Mediobanca. Della Valle e Tronchetti come si sa non contano nulla nel consiglio di Rcs.
luigi bisignani giuliano ferrara
Sarebbe importante sapere se nel corso del pranzo qualcuno ha anche parlato con John Elkann. Mattarella comincia infatti ad essere infastidito da Renzi, lo trova troppo superficiale e approssimativo ed ha capito che il ridimensionamento poteva partire proprio dalla nomina di Fontana, vecchio comunista amato dalla minoranza del Pd, a direttore del Corriere della Sera.
Mattarella non si è ancora infatti intimamente spogliato del suo vecchio ruolo di notabile democristiano e ascolta sempre Romano Prodi, il più' giovane Enrico Letta e si fa sussurrare anche da Dario Franceschini pronto sempre a fiutare il vento che tira.
2. BISIGNANI: “LA NOMINA DI FONTANA, CHE SI E’ FATTO LE OSSA A L’UNITA’ ED E’ VICINO IDEALMENTE ALLA MINORANZA PD, NON E’ CHE IL PRIMO PASSO DI UN’INTESA TRA MATTARELLA E BAZOLI IN CHIAVE ANTIRENZI
GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
Luigi Bisignani per Il Tempo
Ferruccio De Bortoli ha lasciato il Corriere della Sera e al suo posto, come avevo pubblicamente anticipato un anno fa, il suo fedele vice. Un consiglio d’amministrazione ridicolo gli ha permesso quasi un semestre bianco, incapace poi fino all’ultimo momento di accordarsi su un successore moderno in linea con i grandi cambiamenti tecnologici.
Un’anomalia solo italiana, di cui gli editori internazionali ridono. Il bilancio che si può fare della direzione De Bortoli non è altro che il ritratto dell’Italia confusa e smarrita di oggi priva ormai di una classe dirigente credibile.
GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
E De Bortoli, sempre in conflitto nel suo essere uomo di potere e giornalista di razza, questa confusione l’ha saputa interpretare al meglio permettendo al suo giornale di essere, non tanto una voce autenticamente liberale, ma lo specchio di quello che si muoveva di volta in volta nel Paese. Rigorista per aiutare per breve tempo i governicchi di passaggio, catastrofista e moralista se la scena la occupava Berlusconi, giustizialista sotto il «peso» dei suoi segugi.
È colpa di un direttore non aver tenuto la barra del timone dritta? No. Non è stata colpa di De Bortoli, che ha vissuto anche momenti di profonda solitudine, ma dei suoi azionisti capricciosi, volubili, rancorosi, intenti solo nel vedere il giornale come un terreno per giocare altre partite.
Per non soffermarci sulla gestione finanziaria di RCS, il gruppo che controlla il Corriere.
PIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI
Qualsiasi altra società avrebbe adesso i fari degli organi di vigilanza addosso. Il conflitto di interessi regna sovrano e nessuno ha il coraggio di portare i libri in tribunale, con le banche creditrici e azioniste allo stesso tempo.
Di tutto ciò De Bortoli è stato beneficiario e vittima allo stesso tempo. Da persona intelligente, dai modi impeccabili, ha capito che in questi lunghi anni doveva ancorarsi, per proteggersi, solo ad un Palazzo, e questo ha fatto fino all’ultimo. Non a caso l’altro giorno a Roma per congedarsi ha avuto al suo tavolo due Presidenti, quello vecchio Giorgio Napolitano e quello nuovo Sergio Mattarella.
E nel suo editoriale finale ha mandato anche un elegante pizzino al Presidente del Consiglio auspicando che il Colle non firmi l’Italicum. Chapeau, caro Ferruccio, auguri caro Fontana, che mi ha permesso di vincere qualche scommessa.
Ps: A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina, ripeteva Giulio Andreotti. Ma la nomina di Fontana ,che si è' fatto le ossa all'Unita' ed è' vicino idealmente alla minoranza del Pd non è' che il primo passo di un'intesa tra Mattarella e Bazoli in chiave anti Renzi ?
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