NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
1- DAGOREPORT
Ritirato l'emendamento che introduceva la legge "ad famigliam", resta però il mistero intorno alla vicenda della "Legge Salini" svelata dal "Fatto Quotidiano". Presentato giovedì scorso dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Zoppini, il provvedimento è stato subito ritirato martedì in commissione Giustizia in Senato, dopo l'articolo firmato da Vittorio Malagutti sul quotidiano di Tony Padellaro.
Evidentemente non era così fondamentale, anche se il sottosegretario ha ribadito nella sua lettera di precisazione che si trattava di adeguamento alla normativa europea. Zoppini aggiunge inoltre di non aver mai lavorato per Salini e di non conoscere neanche "i sign.ri Salini". Excusatio non petita, anche se il retro pensiero veniva spontaneo.
Eppure Zoppini non si è battuto più di tanto per la norma. Tra l'altro, come lamentato ancora ieri dal sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), i due sottosegretari di Via Arenula, Zoppini e il suo collega Salvatore Mazzamuto, non hanno ancora ricevuto dalla titolare del dicastero, Paola Severino, le relative deleghe di competenza. E' possibile che un sottosegretario senza delega prenda in modo autonomo un'iniziativa del genere? E' possibile che la ministra non ne fosse a conoscenza?
E i soliti maligni che stazionano nei palazzi del potere hanno iniziato a cercare cosa potesse legare la Severino con i Salini. Riflettori puntati sul solito Caltariccone. Il rapporto con la Severino è noto: il suocero di Pier-Calta Casini è stato cliente dell'avvocato Severino per il processo Enimont degli anni '90. Con la Severino, però, il rapporto va oltre.
Scriveva Paolo Madron in un ritrattone di Calta per "Panorama" datato 2005: "Caltagirone ha un pugno di collaboratori fidati, monte conoscenze e amici veri che si contano sulle dita di una mano, come Raffaele Ranucci e Paola Severino". I rapporti di Caltariccone con i Salini, invece, sono un po' più prosaici: affari. La "Salini Costruttori", insieme alla "Vianini" di Calta, sta costruendo a Roma la metro B1.
2- LA PRECISAZIONE DI ZOPPINI AL "FATTO" (E A DAGOSPIA)
http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/zoppini-bacchetta-il-fatto-non-ho-mai-intrattenuto-in-passato-rapporti-professionali-con-limpresa-34782.htm#Scene_1
3- LA RISPOSTA DI VITTORIO MALAGUTTI E MARCO TRAVAGLIO SUL "FATTO"
I punti a) e c) non rettificano alcunché, visto che il Fatto Quotidiano non ha mai scritto nulla di diverso. Quanto al punto b), l'emendamento del sottosegretario Zoppini modifica eccome i rapporti di forza tra i soci, visto che nel caso della Salini finisce per consegnare la maggioranza assembleare a una delle due parti in causa. Infine: se l'emendamento Zoppini era così sacrosanto e recepiva la direttiva comunitaria, perché il governo l'ha ritirato in fretta e furia, subito dopo l'articolo del Fatto Quotidiano?
4- L' ORGETTINA
Marco Travaglio per "il Fatto Quotidiano"
Nascosti dietro i tecnici, in uno dei loro più riusciti travestimenti, i politici autonominati vivono una stagione di libidine sfrenata. In Parlamento non vanno mai (le aule sono deserte, tanto non c'è niente da votare). Qualunque porcata facciano non se ne accorge nessuno. E hanno un sacco di tempo libero per dare sfogo alla perversione più inconfessabile: l'inciucio, sogno proibito di una vita, che negli anni passati li costrinse a spericolati e clandestini Kamasutra per non farsi notare dagli elettori.
Ora invece, dietro il trompe l'oeil montiano, sono come topi nel formaggio: possono scatenarsi, come quei sadomasochisti repressi che trovano finalmente il coraggio dell'outing in gita premio a Sodoma e Gomorra. E allora vai con l'orgia, anzi al momento l'orgetta, sulla giustizia. Ad apparecchiare il talamo a tre piazze Pdl-Pd-Udc è Il Messaggero, quotidiano del gruppo Caltagirone, con la scusa della solita "riforma della giustizia" (non bastando le cento e più varate, con i risultati noti a tutti, negli ultimi 18 anni). L'idea l'ha lanciata sul Messaggero un osservatore neutrale: Casini, che incidentalmente di Caltagirone è il genero.
L'indomani gli ha risposto, sempre sul Messaggero, il presunto segretario del Pdl Alfano. Poteva mancare a questa soave corrispondenza di amorosi sensi il contributo di Violante? No che non poteva. Infatti ieri è arrivato anche lui: "Per anni siamo vissuti fra due opposti giacobinismi", ha detto, mettendo sullo stesso piano i magistrati che tentano di far rispettare le leggi e i politici che le violano o le cambiano a proprio uso e consumo. Ma ora "basta alibi, cambiare la giustizia si può", anche perché ora "abbiamo la fortuna di avere un ministro competente, capace, onesto e stimato".
Cioè l'avvocato Paola Severino, casualmente fino a due mesi fa difensore di Caltagirone, condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per la scalata Unipol-Bnl (insider trading e ostacolo alla Consob). Il genero Piercasinando propone sul giornale del suocero di "chiudere vent'anni di contrapposizione tra potere giudiziario e potere legislativo". Lui i processi ai politici che rubano e mafiano (in gran parte amici suoi) li chiama "contrapposizione". E vorrebbe chiuderli col disarmo bilaterale: dei politici ladri e mafiosi, ma anche dei giudici che li hanno scoperti ("La politica deve fare autocritica, ma pure il mondo della magistratura deve riflettere su certi eccessi").
E poi con una bella legge contro le intercettazioni, "su cui si deve raggiungere un equilibrio di civiltà ". Violante, sul disarmo bilaterale, concorda: "Il magistrato non è il custode della moralità ... Molte volte la magistratura, esercitando un compito improprio, è stata costretta a intervenire sulla politica", mentre è "l'elettore il selezionatore della classe politica".
Cioè: se un magistrato scopre un politico a rubare o a mafiare, deve ritirarsi in buon ordine perché non è compito suo indagare: deve lasciarlo fare agli elettori, che naturalmente non sanno nulla. In più, a giudicare i magistrati in sede disciplinare, non dovrà più essere il Csm, ma un' "alta corte di giustizia" nominata dal Parlamento, cioè dai politici, che così potranno processare i magistrati. Invece i magistrati che processano i politici "esercitano un compito improprio". E, se questa è la posizione del Pd, siamo a cavallo. Al confronto, Angelino Jolie è una mammoletta: sulle intercettazioni teme che "il testo da me proposto non potrà ottenere la convergenza del Pd".
Uomo di poca fede: con i Violante tutto è possibile. Del resto, sulla svuotacarceri Severino, il Pd s'è già rimangiato la richiesta di abolire l'ex-Cirielli (il Pdl non vuole) e ha digerito senza un ruttino la trovata del Pdl di escludere dai benefici scippatori, ladri e rapinatori: cioè quelli che davvero affollano le carceri, mentre restano compresi i colletti bianchi, che in carcere non ci sono ma potrebbero presto finirci. Compreso Caltagirone, che in caso di condanna definitiva, rischiava di finire dentro. Invece scampato pericolo, grazie alla legge firmata dal suo ex avvocato divenuto ministro. Libidine pura.
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