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Federico Capurso per “la Stampa”
I candidati massoni «non solo sono stati già espulsi dal Movimento 5 Stelle, ma li denuncerò per danni di immagine», prometteva Luigi Di Maio all' alba delle elezioni. Cosa fare, però, con i parlamentari coinvolti nello scandalo Rimborsopoli?
«Se non rinunceranno alla proclamazione, li denuncerò per danni di immagine», assicurava il leader. E gli altri Impresentabili? La risposta - come si può intuire - è sempre stata la stessa. Ma oggi, a quasi due mesi dal voto, che fine hanno fatto gli otto parlamentari eletti e ripudiati dal Movimento?
EMANUELE DESSI E DOMENICO SPADA
Di rinunce o denunce non c' è traccia. Sono tutti al loro posto e tranquilli passeggiano nei cortili di Montecitorio e Palazzo Madama. Anzi, uno di loro, il senatore Emanuele Dessì, è stato persino graziato e riammesso nel gruppo M5S. «La polemica sull' affitto irrisorio pagato per la sua casa popolare è stata chiarita dal suo Comune di residenza, riconoscendogli il diritto a quel canone», dicono dal Movimento. Dimenticando, forse, il video di Dessì in compagnia del pugile Domenico Spada, membro dell'omonimo clan mafioso di Ostia; o i suoi post su Facebook in cui si vantava di aver picchiato dei ragazzi romeni.
emanuele dessi alessandro di battista
Capiranno gli elettori. Perché dopotutto, al Senato, ogni voto è prezioso. Purtroppo, non si poteva concedere il perdono anche ai due colleghi senatori Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, rieletti nonostante lo scandalo Rimborsopoli. Troppo bruciante la colpa, tanto che ancora oggi gli attivisti Cinque Stelle li insultano quotidianamente sui loro profili social.
«Non possiamo fare altro che eliminare i commenti», sospira Buccarella, che però ammette di essere rimasto in «ottimi rapporti» con gli ex colleghi.
Tanto che lui, come anche Martelli, si sono finora perfettamente allineati alle votazioni in Senato con il Movimento, come se ne facessero ancora parte.
Le minacce di denuncia di Di Maio, invece, sembra siano cadute nel vuoto. «Solo se non avessimo firmato un documento in cui rinunciavamo alla nostra proclamazione, ci avrebbe denunciato», precisa Buccarella. «E io l'ho firmato, dandolo al mio referente del Movimento in Puglia, che poi lo ha depositato in Corte d' Appello. Ecco, dopo non so cosa sia successo. Evidentemente la Corte non lo ha preso in considerazione».
filippo roma delle iene becca andrea cecconi
Il motivo lo spiega senza troppi giri di parole il deputato Andrea Cecconi: «È carta straccia». Anche lui sospeso dal Movimento per il caso Rimborsopoli e in attesa che i probiviri M5S, intorno alla fine di maggio, si pronuncino. «Ma non credo ci siano possibilità di rientrare», nonostante anche lì alla Camera, come al Senato, i Cinque Stelle epurati continuino a seguire le indicazioni di voto del Movimento. Una posizione comodissima per entrambe le parti. Tanto che i vertici grillini «non ci hanno ancora detto nulla a proposito delle restituzioni da fare. Sappiamo solo che in questa legislatura saranno forfettari. Certo, se non ce lo chiedono...», dicono a una voce sola Buccarella e Cecconi, che sull' ipotesi di rientrare nel gruppo M5S ci hanno messo da tempo una pietra sopra.
Chi invece spera ancora di poter essere graziato è Salvatore Caiata, punito per non aver informato di un'indagine per riciclaggio a proprio carico, e che però, nel frattempo, avrebbe teso le orecchie anche all' ipotesi di un suo passaggio ad un altro gruppo, magari nel centrodestra. Insieme a lui, nel gruppo Misto alla Camera, ci sono anche la rieletta Silvia Benedetti, abbandonata per Rimborsopoli, il massone Catello Vitiello e Antonio Tasso, che continua ad utilizzare sui social l' immagine del Movimento nonostante sia stato interdetto dall' uso del simbolo.
Nessuno, però, vuole infastidirli, fin quando resteranno dei voti fedeli al Movimento. Anzi, dicono gli epurati, «visto che non ci chiedono nemmeno i soldi indietro e che questa legislatura potrebbe finire presto, molti di quelli al secondo mandato potrebbero raggiungerci. Vedrete».
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