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Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
All'ex maggiordomo addebitano solo il furto, ma Vatileaks alza il tiro. Attraverso un «riprovevole abuso di fiducia», Paolo Gabriele «ha danneggiato il Papa e la Chiesa», ha tratto un «profitto non economico ma intellettuale» dal furto delle carte di Joseph Ratzinger e ha leso il diritto alla segretezza dello Stato. Ora oscilla tra la grazia papale e la detenzione in Vaticano, mentre le indagini puntano su complici e mandanti.
In 15 pagine il tribunale d'Oltretevere ha motivato perché lo ha ritenuto colpevole di furto aggravato condannandolo a un anno e mezzo di reclusione. Però nella sentenza depositata dai giudici spuntano due altri cardinali di Curia: l'indiano Ivan Dias e lo svizzero Georges Cottier. I loro nomi si aggiungono a quelli di Angelo Comastri e Paolo Sardi, citati nel dibattimento: Gabriele ha dichiarato di aver parlato con loro e di esserne stato «suggestionato». La grazia è possibile ma non è dietro l'angolo, «modi e tempi» li deciderà il Papa, se e quando vorrà .
E anche il futuro immediato di Gabriele non è ancora deciso. Se il pm non presenterà appello, la condanna diventerà esecutiva. In questo caso Gabriele, adesso agli arresti domiciliari, tornerà in una cella della caserma della gendarmeria dove ha già trascorso i 50 giorni per i quali ha denunciato trattamenti inumani. Il 5 novembre, poi, comincia il processo per favoreggiamento al tecnico informatico Claudio Sciarpelletti: verranno ascoltati come testimoni lo stesso Gabriele e monsignor Carlo Maria Polvani, responsabile dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato.
In casa dell'ex maggiordomo i gendarmi hanno rinvenuto «un migliaio» di documenti riservati. Dossier top secret, lettere personali del Papa, missive di cardinali e politici, informazioni mediche su Ratzinger. La raccolta è iniziata «per interesse personale, per avere un quadro generale della situazione» e l'intenzione era «trovare una persona con cui poter sfogare situazioni sconcertanti».
Mosso dal desiderio di «aiutare» Benedetto XVI ad aprire gli occhi sugli scandali, Gabriele conobbe segreti delicati e potrebbe rivelarli in futuro. Difficile che venga graziato senza che abbia prima fornito garanzie. Adesso «ulteriori indagini sono in corso su eventuali responsabilità nelle fuga di documenti riservati». Nessuno stato mentale alterato, se mai un livello di «semplicità », emergono dalle perizie su Gabriele, dunque piena capacità di intendere il comportamento illecito. Per lui anche mille euro di spese processuali e al suo padre spirituale, don Giovanni Luzi, una «censura» per avergli consigliato il silenzio.
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