DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Paolo Bracalini per
http://www.lettera43.it/attualita/34984/quando-i-filosofi-adulavano-don-verze-per-una-cattedra_breve.htm
Dopo la carne viene lo spirito. «Con la facoltà di Medicina mi sono preso cura della salute del corpo, ora è la volta dell'anima: si vuole occupare lei del logos fatto carne? Di filosofia e teologia?». E il lagunare del Nulla (in senso classico, il Nihil) Massimo Cacciari rispose sì, sì, sì! Da quel momento in poi, ha più volte ricordato Don Verzé, «Cacciari è diventato la mia voce».
Anche adesso che gli serve per rispondere ai pubblici ministeri? Ci chiediamo noialtri irrazionalmente. Quanti saggi e pensatori cosmici sedotti dal prete-manager del San Raffaele, che volava alto come loro, anche grazie al jet privato da 20 milioni di euro. Ora che è immischiato in una brutta fazenda (a Bahia) tutti si tengono a debita distanza, ma quando era potente, uh come accorrevano!
L'ENTUSIASMO DI CACCIARI. «Qui si tratta di creare una comunità scientifica, tra studenti e docenti, che discuta e pensi oggi sulla relazione fra filosofia e prassi, intesa come politica, tecnica e scienza. Rimescolare le acque tra filosofia e scienza attraverso una ricerca comune», metafisicheggiava Cacciari, inaugurando la facoltà di Filosofia dell'Università Vita e Salute del San Raffaele.
I due si erano conosciuti alla presentazione di un libro del prete (Cos'è l'uomo). Da lì la scintilla e l'unione spirituale tra l'ex comunista Cacciari e Don Verzè. Quando Cacciari nel 2005 dovette lasciare la presidenza della facoltà , al suo posto venne chiamato un altro rispettabilissimo intellettuale italiano: Ernesto Galli Della Loggia.
LA CHIAMATA DI GALLI DELLA LOGGIA.
«Il suo nome? Mi è arrivato direttamente dallo Spirito Santo», spiegò Don Verzè.
Un laico, ma prontissimo a seguire il misticismo donverziano («Sono uno storico, ma non ho nessuna volontà di cambiare la vocazione della facoltà »).
In compenso, appena eletto sindaco di Venezia, qualche simpaticone buttò lì a Cacciari: «Nominerà Don Verzè assessore alla Cultura?», e il platonico primo cittadino sorridendo: «Magari...».
Un vero peccato lasciare la scuola filosofica di Don Verzè: «Ero felice a Milano», ammise Cacciari, «Don Verzé, uomo di grande spregiudicatezza intellettuale, mi aveva offerto un'opportunità straordinaria: creare una facoltà di Filosofia in assoluta libertà » (la sede? In via Olgettina, quella delle ragazze di Arcore, anche loro in effetti in assoluta libertà ).
ANCHE BENIGNI ALLA CORTE DELL'UNIVERSITÃ SAN RAFFAELE
Laici, relativisti, mezzi atei ma arruolati con grande entusiasmo nell'esercito cristiano del Don, oggi indagato per concorso in bancarotta (con suicidio). Nella sua università Vita e Salute Don Verzè ha chiamato via via il fiore dell'intellighenzia milanese, credente ma anche no. All'Università Cattolica strappò il filosofo Giovanni Reale, da Ca' Foscari prese Emanuele Severino, due star del pensiero, che fecero subito le valigie per mettersi al servizio dell'antropocentrismo cristiano del prete.
LAICI E RAZIONALISTI. Ma anche scienziati ultralaici, se non proprio anticlericali, hanno baciato la pila del San Raffaele. Qualche nome? Il biologo Edoardo Boncinelli, l'evoluzionista Luca Cavalli-Sforza, e addirittura il mangiapreti Piergiorgio Odifreddi. E poi, colmo dei colmi, tra i professori di diritto, Guido Rossi, celebre avvocato specializzato proprio in rischio d'impresa e fallimenti. Tutti esperti ma così esperti che non avevano minimamente intuito il crack incombente.
L'EX TOSCANACCIO CHIERICHETTO. E i comici? Quando c'è da far sollazzare un potente non mancano mai. E Roberto Benigni, dopo Renato Pozzetto, non poteva certo mancare. L'ex toscanaccio, oggi chierichetto da prime time, accettò con piacere la laurea honoris causa in Psicologia che Don Verzè decise di conferirgli.
«Padre, di cosa devo parlare alla cerimonia?», chiese Benigni al prete in una telefonata preventiva. E Don Verzè gli fece mandare a casa l'opera omnia di Platone. Così che l'ex mattatore di Televacca, quello che prendeva in braccio Enrico Berlinguer, potè fare la lezioncina eucaristica nell'aula magna dell'Università Vita-Salute San Raffaele, davanti a Don Verzè molto divertito.
«Seguendo la logica non ci si può innamorare, bisogna avere il coraggio di buttarsi nel vuoto», «per raggiungere il Paradiso dobbiamo passare per tutte le passioni», «la sofferenza che vediamo sulla faccia del Papa è il crocefisso di Cristo»: così parlò Don Roberto, seguace di Don Verzè, ma prima, non adesso che è in disgrazia.
COME IGNORARE IL CRAC. «Tutti sapevano», ha scritto Aldo Grasso proprio sul Corriere, «dagli Anni 80 si sapeva che il San Raffaele era pesantemente indebitato, si sapeva che c'era un losco traffico con il Brasile, si sapeva delle spese faraoniche di don Verzé». Tutti sapevano, compresi i docenti di Don Verzè, commentatori e collaboratori dello stesso Corriere (Boncinelli, Della Loggia, Severino, Reale, De Monticelli)?
Grandi luminari, pensatori analitici, maestri del dubitare socratico, che però nemmeno per un secondo hanno dubitato dei bilanci dell'impero che stava dando loro una cattedra. Vatti a fidare degli intellettuali alle verzè.
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