DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Novella per "la Verità"
Professor Massimo Cacciari, da quanto tempo chiede alla politica le grandi riforme?
(Sospiro, ndr). «Dal 1960, quando ho cominciato a interessarmi di politica. Avevo sedici anni».
Ecco, sessant' anni dopo, arriva il governo Draghi, che con una larga maggioranza potrà finalmente vararle: giustizia, fisco, e magari anche una sontuosa revisione costituzionale. Come la vede?
«No, guardi: le riforme le fanno le maggioranze forti e coese. La grosse koalition tedesca, per dire, ha fatto delle cose straordinarie negli anni Settanta. La chiamano "grande coalizione" non perché c' era dentro tanta gente, ma per la grandezza delle idee che avevano».
E quella italiana non è una forse grosse koalition?
«È una grossa ammucchiata. Le grandi coalizioni fanno grande politica, le ammucchiate nelle situazioni difficili possono, al massimo, aiutare a sopravvivere».
E se Draghi imponesse le riforme ai partiti, procedendo in solitaria? Su alcune pratiche importanti, di fatto, lo sta già facendo.
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
«No, le grandi riforme Draghi non può farle da solo, perché è un tecnico e dunque non ha la testa per farle. Draghi è un grandissimo amministratore, capace, competente, autorevole. Ma esistono mentalità diverse: una è quella del tecnico-burocrate, l' altra è quella del politico, come il filosofo Max Weber insegnava, e il suo modestissimo allievo Cacciari predica da cinquant' anni».
Scommettiamo: se Draghi vara le grandi riforme, lei si taglia la barba.
«Ma figuriamoci, non c' è alcuna possibilità. Potrebbero però preparare il terreno. Se Draghi amministrasse bene la situazione, sulla base di un relativo risanamento di alcuni parametri economici e finanziari, costituirebbe una buona base su cui un futuro governo potrebbe impalcare una riforma vera. Della giustizia, della scuola, della pubblica amministrazione, della sanità, eccetera eccetera. Fondandosi su una seria coalizione politica non improvvisata».
massimo cacciari a otto e mezzo 1
Un governo politico che stando ai numeri sarà quasi certamente di centrodestra?
«Mah, come possiamo fare previsioni con la mutabilità che abbiamo in Italia? Del resto non esistono più partiti con radici sociali, eccetto la Lega al Nord. Ma anche per loro, dopo le figure penose in Lombardia, sarà dura. E poi questo nuovo movimento, apparentemente ridicolo, inventato da Toti con il mio amico Brugnaro».
«Coraggio Italia»?
«Da un lato è evidentemente una perfetta farsa, ma dall' altro è indice del fatto che il governatore ligure avverte alcune difficoltà di tenuta della Lega nell' ambito nordista. Non vedo la Lega in una situazione aurea: al Sud ha ceduto i suoi voti alla Meloni, al Nord probabilmente subirà la riconferma di Beppe Sala a Milano, uno che se non fa cazzate galattiche vince. Certo, poi è anche vera una cosa: a destra, alla fine, si mettono comunque d' accordo. A sinistra no».
Dopo le nuove nomine che smontano il sistema di potere di Conte, e le bacchettate economiche alle proposte di Letta, le sembra che Draghi penda più a sinistra o più a destra?
«Draghi sta mostrando a tutti l' impotenza della politica dei partiti. E tutti i leader sono alla disperata ricerca di un posto a tavola: "Ci siamo anche noi, ci siamo anche noi, c' è posto? Dove ci mettiamo? Dov' è lo strapuntino?"».
E intanto il premier centralizza, con una nuova cabina di regia, la gestione del Recovery. La sparizione della politica è un bene o un male?
«Né uno né l' altro, è semplicemente inevitabile, e quindi inutile discuterne. Dopo il fallimento clamoroso di due governi politici, uno spostato a destra, l' altro a sinistra, come possono i partiti avere voce in capitolo?».
Perché ha detto che il Partito democratico è diventato un comitato elettorale?
«I partiti di oggi hanno due nature: o sono movimenti di opinione come i 5 stelle, che prendono voti di protesta un po' a casaccio, ammesso che gliene siano rimasti. Oppure sono per l' appunto comitati elettorali a caccia di voti e di posti, formati da tante piccole correnti. Anzi, ormai non sono più correnti, ma spifferi d' aria».
Perché Enrico Letta sta insistendo sull' armamentario dei diritti civili? Ddl Zan, voto ai diciottenni, ius soli?
«Secondo me fa benissimo. D' altronde cosa può fare da solo, se non lanciare dei ballon d' essai? Letta ha compreso che non dispone della materia prima per aprire una fase congressuale di rifondazione vera».
Perché?
«Perché si ritrova con un partito ridotto a un assemblaggio di microcarriere, piccoli corpi elettoralistici. Peraltro è la stessa situazione in cui si trovava Zingaretti».
Ma non è nocivo per la tenuta del governo continuare a sostenere temi così divisivi?
«Ma non raccontiamoci palle. Quei temi servono a Letta per dire a tutti che esiste. Che procede con una sua autonomia. E servono anche agli avversari per portare avanti una polemica che li identifica in contrapposizione alla sinistra. Tutto qua. Ma per Draghi e la sua azione di governo, le battaglie di Letta sono aria fritta».
Insomma, è un gioco delle parti?
«Ma certamente: Draghi decide ai piani alti, mentre i partiti si azzuffano al piano terra, segnando perlomeno la loro esistenza».
C' è chi pensa che sotto sotto a Enrico Letta non dispiaccia un ritorno alle urne: se non altro metterebbe i suoi uomini in parlamento.
«Ovvio. Arriva un segretario da fuori, che non ha uomini né gruppi parlamentari: lei cosa farebbe? Ma in ogni caso, Letta sa benissimo che il governo non cade per le sue sparate».
Che succede se alle amministrative vince il centrodestra?
«L' unica sfida comunale che ha rilievo politico è Roma, dove Pd e M5s si presenteranno divisi. E se il Partito democratico perde nella capitale senza arrivare al ballottaggio sarà un disastro. Letta si troverebbe nei pasticci fino al collo».
Possiamo dire che la missione del Pd di civilizzare i Cinque stelle è fallita?
«Non credo: il Pd cercherà un' intesa con i grillini comunque, anche dopo un eventuale fallimento elettorale. Sarà come scalare l' Everest, ma non hanno alternative: se non fanno l' accordo, questi vanno alle elezioni politiche con le mutande in mano».
Lei parla di intesa con i Cinque stelle, ma in questi giorni nel Movimento non si sa neanche a chi citofonare.
«E perché, prima si sapeva? Se lei citofonava a Beppe Grillo, aveva qualche risposta?».
Intanto Luigi Di Maio, dopo cinque anni, chiede scusa per la «gogna giustizialista» contro l' ex sindaco di Lodi. Tutti applaudono. Una nuova fase politica?
«Di Maio avrebbe fatto meglio a tacere. Posso credere che nel fondo del suo cuore il pentimento e la vergogna siano sinceri, ma c' è un piccolo particolare: quando cinque anni fa diceva quelle cose Di Maio non era un ragazzino, ma era adulto e vaccinato. Non era un passante, ma ricopriva già incarichi politici. Adesso, dopo queste scuse, la sua credibilità politica è pari a zero. E comunque, i grillini giustizialisti non lo sono mai stati».
Come sarebbe?
«Come dimostra la vicenda giudiziaria che coinvolge i familiari di Grillo, si è ipergarantisti sugli affari propri e giustizialisti su quelli altrui. E questo non vale solo per i Cinque stelle, ma per tutti».
massimo cacciari in dolce compagnia
La gente vorrebbe risposte anche sulla ripartenza: nelle linee guida del Cts per le zone bianche si parla di mascherina al ristorante tra una portata e l' altra. E discoteche aperte, ma senza ballare.
«Inutile andare a cercare razionalità dove non c' è. Vogliono cercare per quanto possibile di impedire alla gente di frequentarsi. Potrebbero dirlo chiaramente, e invece niente».
Ogni tanto in tv entra in rotta di collisione con qualche virologo.
«Immagino che i virologi abbiano fatto i loro calcoli. Anzi, ogni virologo avrà fatto i suoi, visto che anche tra loro non sono d' accordo quasi su nulla. Peraltro alcuni dei massimi esperti, come il premio Nobel Montagnier, non sono mai stati interpellati: e questa per me resta una cosa misteriosa. Per il resto, vedo una costante e paranoica domanda di sicurezza».
Domanda paranoica? Alimentata da chi?
enrico letta a in mezzora in piu 2
«Da noi tutti. In tutto ciò che sta avvenendo c' è perfetta complicità tra sovrani e sudditi. È la nostra cultura che chiede spasmodicamente sicurezza, sull' epidemia così come sul fenomeno dell' immigrazione. E oggi persino sulla morte la pretendiamo, con una ossessiva richiesta di non morire. Più il sovrano predica sicurezza, più i sudditi lo abbracciano, in un circolo vizioso».
Un' ultima domanda sul fatto di cronaca di questi giorni: diversi intellettuali hanno presentato la tragedia del Mottarone come una «strage dell' avidità». La rappresentazione del capitalismo predatorio che in nome del guadagno calpesta diritti e semina disgrazie. Lei cosa dice?
«Mi viene da ridere. Diamo alle cose la giusta misura. Da che mondo è mondo, i criminali ci sono sempre stati, anche in famiglie rispettabili. Se qualcuno evita la manutenzione per una corsa in più sulla funivia, mi spiegate cosa diavolo c' entra il capitalismo?».
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