DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Federico Geremicca per “la Stampa”
«Sì, lo avete visto, no? Mi sono commosso. E allora? Dov' è la sorpresa?». Massimo Cacciari davvero non capisce la curiosità. E invece molti, l'altra sera, sono rimasti colpiti dall'emozione - diciamo pure la commozione - che lo ha scosso mentre ascoltava negli studi di CartaBianca le testimonianze di donne e uomini sul punto di perdere il lavoro. Magari per un luogo comune: gli intellettuali, le "teste lucide", non piangono e non si commuovono... Stupidaggini. Però, insomma, ci sta chiederle cos' è successo.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
«Non è che un intellettuale, una testa lucida, come dice lei, quando vede che i problemi non vengono affrontati e osserva i volti di persone che si stanno ammalando di disperazione, se ne frega. Perché, veda, sembra che in questo Paese ormai si muoia solo di Covid, mentre è evidente - o dovrebbe esserlo da tempo - che non è così. Non ci vorrà molto: lo vedremo meglio tra un po', quando finiranno cassa integrazione e blocco dei licenziamenti».
Colpito al punto di commuoversi.
«Io ho fatto politica, ho fatto il sindaco, ho affrontato crisi aziendali, sono salito sul tetto del Comune di Venezia per convincere operai in lacrime a non buttarsi giù...Certe disperazioni le ho guardate in faccia. Ed è per questo che ora temo oltremodo un nuovo lockdown: metterebbe centinaia di migliaia di persone in ginocchio, e senza possibilità di recupero. Molti sono già alla canna del gas. E uno scienziato, mi scusi, deve tener conto di queste cose quando propone le sue ricette».
giuseppe conte roberto gualtieri 9
Anche senza lockdown, già la fine del blocco dei licenziamenti potrebbe produrre disastri, no?
«Altri disastri, puntualizziamo, dopo la cassa integrazione non arrivata ancora a tutti o anticipata dai titolari. Per non dire del sostegno alle imprese, che negli altri Paesi ti arrivava sul conto corrente e qui si perdeva nel labirinto della burocrazia. Comunque: il blocco dei licenziamenti andava fatto, ora è giusto, inevitabile rimuoverlo. E io mi chiedo: che farà adesso il governo?»
Ci sono misure allo studio.
«Immagino, ma a me la situazione non piace. Queste valanghe di numeri su nuovi contagi e decessi, queste cifre che non vengono spiegate, percentualizzate, confrontate, creano un clima e hanno l'unico effetto di spaventare la gente. E invece il momento drammatico che abbiamo di fronte non è la seconda ondata, ma la fine di tutti i salvagente lanciati all'economia. Quello che mi ha commosso l'altra sera è stato vedere come la gestione di questa crisi stia moltiplicando a dismisura le disuguaglianze. Ed è chiaro che se non si fa qualcosa, la situazione inevitabilmente peggiorerà».
Insisto: ci sono misure allo studio. Non ci crede?
«Sì, ma quali? Stanno per arrivare tempi ancora più duri: ma non saranno ugualmente duri per tutti. Penso, per dirne solo una, ai lavoratori pubblici e a quelli privati. Possiamo dire che i primi rischiano poco o nulla? Vogliamo fare qualcosa visto che parliamo tanto di diseguaglianze?».
A cosa pensa?
«Il peso di questa crisi deve essere portato un po' da tutti. Un tempo avremmo detto per un principio di solidarietà. Si taglino, anche solo temporaneamente, gli stipendi più alti. Si riducano alcune di quelle pensioni delle quali si parla da anni. E poi: perché non una patrimoniale? Bisogna dividere i sacrifici tra tutti, mi pare evidente».
La patrimoniale è un terreno minato... Meglio: una tomba elettorale.
«Io vorrei solo capire se c'è un modo di sinistra di uscire da questa crisi o se, come al solito, a pagare devono essere sempre gli stessi. Io fino ad ora di sinistra non ho visto niente. E guardi che se non ci sono state ancora proteste in piazza è solo perché il sindacato è per l'80% un sindacato di pensionati e pubblici dipendenti, quanto al Pd...».
Quanto al Pd?
«È messo come è messo. Al punto di essersi convinto davvero di aver vinto le ultime Regionali. Lo sa in Veneto qual è l'unico luogo dove hanno vinto? Piazza San Marco: non il centro, ma il centro del centro...».
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