DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Giuliano Balestreri per Repubblica.it
Accordo fatto: la Grecia avrà il suo terzo piano di aiuti per uscire dalla crisi. Dopo l'indiscrezione del primo ministro belga Charles Michel, la conferma ufficiale è arrivata dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: "L'Eurosummit ha raggiunto un'intesa unanime. Siamo pronti per partire con il programma di supporto finanzario del fondo Salva stati e riforme serie". Dopo oltre 30 ore di negoziati, quindi, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il premier greco Alexis Tsipras e il presidente del Consiglio europeo Tusk sono arrivati a convergere su un'intesa della quale, però, non sono ancora noti i dettagli.
Dalla notte, restava da sciogliere il nodo sul Fondo fiduciario nel quale far conferire gli asset di Atene a garanzia degli aiuti. Dopo le iniziali resistenze, la Grecia aveva accettato un ruolo attivo da parte del Fmi nella gestione del piano di salvataggio. La diplomazia ha comunque ammorbidito la posizione dei falchi che al termine dell'Eurogruppo chiedevano una resa incondizionata per mantenere Atene nella moneta unica.
Prima dell'Eurosummit, infatti, per avviare una trattativa sul terzo piano di aiuti finanziari da 82-86 miliardi, la Germania chiedeva che entro mercoledì Atene riformasse - tra le altre cose - le pensioni e l'Iva, reintroducesse i licenziamenti collettivi e modificasse l'intero codice civile. Un piano lacrime e sangue che la Grecia aveva definito "umiliante e disastroso", ma soprattutto irrealizzabile in così poco tempo.
Richieste che il premio Nobel, Paul Krugman, aveva definito "folli" al punto da "tradire il progetto europeo". Poi è arrivato il primo spiraglio per voce di Tsipras che prima ha detto "negozio per la dignità della Grecia", poi, preso dalla disperazione avrebbe anche fatto il gesto di sfilarsi la giacca per offrirla ai suoi interlocutori, come a dire che Atene non sa davvero più cos'altro offrire. Fino a cedere quasi su tutta la linea.
dijsselbloem, pierre moscovici e alexander stubb 18df0
D'altra parte con le banche ancora chiuse, almeno fino a domani, Atene non può permettersi di aspettare fino a giovedì per ottenere il via libera agli aiuti. Anche perché la Bce potrebbe interrompere l'assistenza Ela, la liquidità d'emergenza che sta tenendo in piedi il fragile sistema creditizio ellenico.
Insomma il premier Alexis Tsipras che era arrivato a Bruxelles fiducioso di poter raggiungere un accordo si è trovato con le spalle al muro e - peggio - con il Fmi che vorrebbe le sue dimissioni per portare avanti le trattative con un esecutivo tecnico.
tsipras referendum in grecia ffe114a
Alla fine, però, l'impegno del presidente francese, Francois Hollande, è riuscito smussare la rigidità dei falchi arrivati al punto di offrire alla Grecia la ristrutturazione del debito solo dopo l'uscita dall'euro: un'ipotesi respinta con forza da Parigi e dal governo italiano. A bloccare ancora la trattative è quindi la creazione del Fondo fiduciario nel quale far conferire gli asset ellenici a garanzia degli aiuti: resta da capire quali sarà la cifra necessaria. La Grecia può arrivare a versare fino a 17 miliardi, mentre per il Fmi ne basterebbero 7, ma alcuni Stati ne chiedevano 50.
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Fino all'ultimo il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è rimasto glaciale: "Ci sono ancora due grandi questioni aperte e sta ai capi di governo definirle". La tensione comunque è arrivata alle stelle e durante la riunione ci sarebbe stato anche un duro battibecco con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che avrebbe detto al presidente della Bce Mario Draghi: "Non sono stupido". Duro scontro anche tra il premier Matteo Renzi e il collega olandese Mark Rutte.
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