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I due sono amici da sempre, perché fanno parte dello stesso, esclusivo club di vip. Il circolo Canottieri Aniene di Roma. Da mesi, però, si beccano pesantemente. E il primo, Giancarlo Abete, industriale democristiano, rinfaccia al secondo Giovanni Malagò, una specie di Casini gaudente del generone romano, di non parlare mai chiaramente. Il penultimo litigio a marzo. Abete, presidente della Figc, la federazione del calcio, a Malagò, nuovo capo del Coni: "Se devi proprio avercela con qualcuno tira fuori nomi e cognomi, non puoi fare di tutta l'erba un fascio".
Il teatrino è continuato ieri, sulle macerie del calcio italiano, morto e sepolto sul prato dell'Olimpico. Malagò, ancora una volta, ha sparato senza fare nomi: "Tutti mi dicono: li devi cacciare, perché è stato un massacro, perché il sistema Paese ancora una volta ha purtroppo evidenziato la sua inattitudine. Ognuno dice di aver fatto il proprio dovere, se così fosse non saremmo a questo punto". Destinatari: Abete e Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio. Malagò, Abete e Beretta. La trimurti dell'altra Casta di sabato sera.
Quella del Palazzo, visibilissima nella tribuna centrale dell'Olimpico, quella gestita direttamente dal Coni e che soddisfa le richieste dei politici tifosi. Moderati di rito trasversale o democristiano i tre dovrebbero essere i riformatori di un sistema morente. Un paradosso, un ossimoro. Il più convinto di tutti, quello che crede di incarnare la Seconda Repubblica dello sport, arrivata con lustri di ritardo, è proprio Malagò. Ma quello che preme, al presidente del Coni, è solamente regolare i conti con Abete. Il capo della Figc infatti non lo ha appoggiato nell'elezione al comitato olimpico nazionale.
Una faida da circolo Aniene, presieduto da Malagò, amico di Luca Cordero di Montezemolo e Passera e Gubitosi, il dg della Rai. à la Grande Bellezza del potere romano, il cui clan più influente è stato per anni quello di Gianni Letta e del faccendiere pregiudicato Luigi Bisignani. Addirittura quest'ultimo, in un suo libro-intervista, si è persino vantato di avere messo Beretta alla guida della Lega Calcio. Ecco l'incredibile racconto, sotto forma di domande e risposte: "Ci fa un esempio di come funziona la sua rete? Le cito una vicenda recente. Mi venne a trovare Maurizio Beretta, ex direttore di Rai1, attuale presidente della Lega calcio.
L'allora presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lo aveva ingiustamente sostituito alla direzione generale della Confederazione. Arrivò da me avvilito. Parlando con lui ebbi l'intuizione che potesse essere un ottimo candidato per la presidenza della Lega calcio, in quel momento lacerata da guerre intestine. Gli spiegai perché, e lui rimase incredulo e basito. E come ne costruì la candidatura? Cominciai a parlarne ad alcuni amici che bazzicano nel mondo dello sport, da Claudio Lotito a Flavio Briatore.
La battaglia a un certo punto si era fatta difficile, io mi divertivo mentre Maurizio seguiva un po' scettico il corso degli eventi. Una mattina mi chiamò e disse: âGrazie tante, Luigi, ma io mi ritiro'. Missione fallita. Rammentandogli che entrambi eravamo democristiani gli risposi: âLa differenza tra di noi è che io sono andreottiano, perciò tenace. Tu della sinistra, ovvero di quelli che mollano subito'. Risultato: diventò presidente della Lega calcio, incarico che nel gennaio 2013 gli è stato riconfermato". In fondo che scandalo è trattare con la Carogna se si è raccomandati da un pregiudicato?
papa francesco bergoglio con buffon e giancarlo abete Giancarlo Abete e Alemanno GIANCARLO ABETE jpegRENZI E MALAGO coppa italia foto di stasi gmt montezemolo e passera allauditorium BISIGNANIsteno emma e antonio marcegaglia
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