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CALENDA RACCATTA TUTTI – IL “CHURCHILL DEI PARIOLI” GONGOLA PER L’ARRIVO IN AZIONE DELLE DELUSE GELMINI E CARFAGNA, FUGGITE DA FORZA ITALIA: “QUI NON TRATTEREMO MAI CON RUSSIA E CINA. LA SCELTA È TRA DRAGHI E MELONI” – LUI INCENSA LE NUOVE ARRIVATE: “SONO LA PARTE PIÙ ATTENTA E ILLUMINATA DI FORZA ITALIA” E FA INCAZZARE TAJANI CON IL QUALE VOLANO GLI STRACCI: “CALENDA HA CONTATTATO ESPONENTI DI FORZA ITALIA PROMETTENDO SEGGI. SE NON È IN GRADO DI FARSI UN PARTITO, NON PUÒ PENSARE DI FARLO A SPESE NOSTRE…”

Antonio Bravetti per "La Stampa"

 

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Mara Carfagna ha scelto Azione. «Vado controcorrente. Ho preferito scendere dal carro dei presunti "vincitori", ma rimanere coerente con le mie idee». Come Mariastella Gelmini. Le due ex fedelissime di Silvio Berlusconi, dopo una vita politica in Forza Italia, traslocano con Carlo Calenda, abbracciano «l'agenda Draghi» come programma elettorale e sfidano il centrodestra. «Non potevo più restare in un partito che tra salvare il Paese e l'ennesima avventura ha scelto la seconda strada - spiega la ministra per il Sud - mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi sarebbe ancora il premier ideale». Anche Gelmini si dice «straconvinta del mio nuovo percorso, Fi e Lega hanno voltato le spalle agli italiani.

 

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Oggi la scelta è tra Draghi e Meloni». Il manifesto di Azione, assicurano entrambe, ricorda la Forza Italia del 1994, «i suoi valori e il suo spirito». La decisione, maturata dopo la caduta del governo, è stata ufficializzata ieri durante una conferenza stampa insieme al leader di Azione. «I gesti di dignità e coraggio In Italia oggi si contano sulla punta delle dita - sottolinea Calenda - Mariastella e Mara sono la parte migliore, più attenta e illuminata di Forza Italia». La scelta crea nervosismo nel partito di Berlusconi, come dimostra il coordinatore Antonio Tajani, che a metà pomeriggio inizia a cannoneggiare contro le ex colleghe: «Hanno tradito gli elettori».

 

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Dall'inizio del 2022 sono stati numerosi i parlamentari e le personalità che hanno deciso di aderire ad Azione, spesso provenienti proprio da Fi: la senatrice Barbara Masini, il senatore Leonardo Grimani, i deputati Claudio Pedrazzini, Daniela Ruffino e Osvaldo Napoli.

Quando poi si è profilata la decisione di Silvio Berlusconi di appoggiare le elezioni anticipate, l'arrivo del senatore Andrea Cangini è stato il preludio degli arrivi delle ministre Carfagna e Gelmini. «Noi dobbiamo mettere l'Italia in sicurezza - dice Calenda - non c'è mai stata una situazione di pericolo così grande. Una vittoria di questa destra sovranista e filo-Putin porterebbe l'Italia fuori dalle grandi nazioni europee».

 

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L'ex ministro accusa Forza Italia di essere «europeista in Europa e sovranista in Italia, un'ipocrisia inaccettabile». La telefonata tra Berlusconi e l'ambasciatore russo (smentita dall'ex premier) fa dire anche a Carfagna: «Azione è la vera casa italiana dei liberali, popolari, riformisti, moderati, europeisti, atlantisti. Un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con la Russia o la Cina contro il governo in carica, in cui nessuno ha come esempio l'Ungheria di Orban».

ANTONIO TAJANI

 

Tajani non ci sta e ribatte: «Ambiguità sulla Russia? Quali ambiguità? C'è una notizia falsa, strumentalizzata per giustificare un tradimento dell'elettorato....mi spiace per queste persone a livello umano».

La ferita, però, sanguina. «Il centro siamo noi di Fi - dice ancora Tajani - Calenda ha contattato esponenti di Forza Italia promettendo seggi. Se non è in grado di farsi un partito, non può pensare di farlo a spese nostre». Finisce con gli stracci che volano. «Ma alla Nato - domanda sarcastico Calenda - glielo hai spiegato che ti allei con i filoputiniani? Che ti hanno detto? "Se pianti un milione di alberi siamo a posto così"? Facci sapere. Avanti Savoia». Ancora Tajani: «Nessun italiano acquisterebbe un auto usata da Carlo Calenda. Io ho servito la Nato vestendo l'uniforme, lui blatera seduto su un divano ai Parioli mentre fa l'assenteista a Bruxelles».

 

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La sfida è destinata a spostarsi nelle urne. Al centro si è liberato anche lo spazio occupato da Giovanni Toti, che la prossima settimana scoprirà le carte in merito alle alleanze, e intanto ha presentato un programma in 12 punti. «Ha già un accordo col centrodestra - lo allontana Calenda -, ma se vuole tornare sui suoi passi le porte sono spalancate». Il dialogo, il leader di Azione non ne fa mistero, è col Pd. Sarà un'alleanza «tecnica», tutta votata a strappare al centrodestra più collegi uninominali possibili. Gelmini e Carfagna alleate del Pd?

 

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«Dopo il 20 luglio il mondo è cambiato - dice la ministra per gli Affari regionali - è nato un bipolarismo nuovo, tra chi sostiene Meloni e chi sostiene Draghi». Camicia bianca per Calenda e Carfagna, fucsia per Gelmini, i tre sorridono e si concedono ai fotografi nella sede della stampa estera. Sorridono, le mani intrecciate. «La destra ha già vinto? Ma de che? La combattiamo metro per metro e la rimandiamo nella bolgia degli irresponsabili, la sconfiggiamo con la serietà, con la forza delle proposte che sono il vero lascito di Draghi». Parola di Calenda.

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