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Enrico Franceschini per "la Repubblica"
Harry Potter contro David Cameron. Lo scandalo del Tabloidgate mette l'autrice dei best-seller sul maghetto, la scrittrice più popolare di Gran Bretagna, contro il primo ministro britannico. Oggi la camera dei Comuni sarà chiamata a votare una serie di controlli sulla stampa per proteggere la privacy dei cittadini, ripetutamente violata dai tabloid di Rupert Murdoch e da altri giornali, che hanno intercettato illegalmente per anni vip e comuni mortali con l'obiettivo di ottenere scoop succulenti da sbattere in prima pagina.
à la risposta politica alle conclusioni della commissione guidata da lord Brian Leveson, che dopo una lunga inchiesta ha proposto nuove regolamentazioni dei media e pesanti sanzioni per i trasgressori. L'opinione pubblica, stando ai sondaggi, è d'accordo. Le vittime delle intercettazioni esprimevano soddisfazione.
E i partiti stavano negoziando il testo del provvedimento, da approvare praticamente all'unanimità . Ma all'ultimo momento, la settimana scorsa, il premier conservatore ha fatto marcia indietro, rompendo le trattative con i liberal- democratici, suoi alleati nella coalizione di governo, e con l'opposizione laburista. Risultato: oggi ai Comuni si voteranno due mozioni.
Una dei Tories, l'altra concordata da lib-dem e Labour. La sostanza delle due risoluzioni è simile, ma quella dei conservatori non dà al provvedimento il valore di una legge, che lo rafforzerebbe, mentre l'altra sì. Cameron rischia una clamorosa sconfitta e pure che la vicenda spacchi l'alleanza governativa, innescando una crisi che potrebbe perfino fargli perdere Downing street.
A peggiorare le cose per lui arriva una dichiarazione di fuoco della Rowling, anche lei tra le vittime del Tabloidgate. «L'idea di una legge sui media sarebbe negativa per la libertà di stampa e negativa per la libertà individuale», sostiene ora Cameron. Replica l'autrice di Harry Potter: «Credevo in Cameron quando diceva che avrebbe applicato le raccomandazioni di Leveson, ma non vedo come possa tornare indietro, con onore, da parole tanto forti e inequivocabili. Ha innescato la retromarcia, e io sono fra i tanti che sentono di essere stati abbandonati».
L'associazione che riunisce le vittime di intercettazioni e altre azioni illecite (come assumere dei detective per metterli alle calcagna dei loro bersagli) solleva il dubbio che il primo ministro sia influenzato da Murdoch, contrario alle limitazioni e sostenitore dei Tories con i suoi quotidiani.
«Non è vero», si difende Cameron, «io sono dalla parte delle vittime». Ma le vittime, tra cui stelle del cinema come Hugh Grant, non gli credono più. Il dibattito non verte, come ad esempio in Italia, sulla facoltà della magistratura di usare le intercettazioni telefoniche per indagare su persone sospettate di avere commesso un reato, bensì su iniziative prese da privati, nel caso specifico i giornali, per mettere illegalmente i microfoni a individui per raccogliere informazioni sul loro conto.
Già in difficoltà per le polemiche sulla sua politica di rigida austerity, ormai criticata anche dal Financial Times e dall'Economist, contestato all'interno del suo stesso partito, con il sindaco di Londra Boris Johnson e il ministro degli Interni Theresa May che già farebbero complotti per spodestarlo e togliergli leadership e premiership, Cameron è alle strette. Un sondaggio pubblicato dall'Independent dà il Labour al 37%, i Tories al 28, il partito antieuropeo Ukip al 17 e i lib-dem al 9.
Se si votasse ora, i laburisti avrebbero una maggioranza di 102 seggi in parlamento, che sarebbe ancora più ampia se a questo punto i liberaldemocratici si coalizzassero con il Labour. Ci vorrebbe una magia per salvare il premier dal guaio in cui si è cacciato. Ma anche Harry Potter è contro di lui.
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