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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
1. BERLINO: CACCIA ALL'ATTENTATORE, SI TEME SIA GIÀ ALL'ESTERO
(ANSA) - È caccia all'attentatore o agli attentatori in tutta la Germania, dopo che ieri sera la procura generale ha rimesso in libertà il 23enne pachistano, ritenuto in un primo momento l'autore della strage. C'è il sospetto che l'uomo sia armato e il timore che possa già aver lasciato la Germania e abbia avuto vita facile nella fuga dal luogo dell'attentato, magari utilizzando la rete metropolitana. Si tratta però, al momento, solo di diverse ipotesi al vaglio degli inquirenti, che non sono ancora in grado di stabilire se si sia trattato di un solo autore o di più uomini.
Per oggi le autorità hanno annunciato aggiornamenti sulle indagini, da cui si attendono novità. Il canale all-news N24 lascia trapelare che gli inquirenti "potrebbero anche avere qualcosa di concreto in mano", legata "all'autore dell'attentato". Si tratta tuttavia per ora di speculazioni, dal momento che sia dagli uffici della polizia criminale che da quelli della procura generale (le due autorità impegnate in prima linea nelle indagini) non esce al momento alcuna informazione.
2. SULLE TRACCE DEL KILLER SVANITO TRA I PROFUGHI «GIÀ COLPEVOLI»
Marco Imarisio per il Corriere della Sera
«The world is a dangerous place». I rifugiati camminano a testa bassa, incappucciati nelle loro felpe che nulla possono contro i tre gradi sottozero. Nizar Hajib precede i suoi di almeno dieci passi, quasi corre. Si ferma solo per ripararsi dal vento gelido nell' unica rientranza della strada, lo squarcio di una casa abbattuta sul quale è stato disegnato il murales di un demone dall' espressione malvagia sormontata da un' unica scritta, il mondo è un posto pericoloso. «Avete già deciso che siamo colpevoli. Siamo di Aleppo, queste cose le abbiamo vissute sulla nostra pelle, non le faremmo mai agli altri».
La Polizia è arrivata al mattino presto nell' hangar 4 dove dormono i ragazzi siriani. Li hanno fatti alzare dai loro loculi, vestitevi e uscite. Cercavano la prova definitiva su Naved, il profugo pachistano che da qualche ora era diventato l' ultimo soldato di questa infinita filiera. Fino a mezzogiorno sembrava tutto chiaro, ormai banale nella sua serialità, che sia la hall di un aeroporto a Bruxelles, la Promenade des Anglais di Nizza, o il mercatino di Natale nel centro di Berlino. Hanno colpito ancora dove fa più male, nella vita quotidiana, spezzare certezze vale quasi quanto spezzare vite umane.
Il camion da quaranta tonnellate ha percorso, forse a fari spenti, l' ultimo chilometro della Kantstrasse, fermandosi o rispettando ognuno degli otto semafori. Dopo l' ultimo incrocio il viale si restringe a una corsia a causa di un cantiere. Subito dopo, a destra della carreggiata, c' è la piazza che dal 3 dicembre ospita il mercatino di Natale. Il camion ha accelerato negli ultimi cento metri. Ha travolto due casette di legno, si è schiantato su quella azzurra, la più grande, il chiosco in muratura dove vendono una variante tedesca dello zucchero filato e il cioccolato.
Laura lavora da Zooba, pizza e caffè italiani.
Racconta di aver sentito un botto fortissimo. E poi solo un silenzio innaturale. La musica diffusa dagli altoparlanti ha continuato ad andare per qualche minuto, ma tutto intorno non c' era più alcun vociare. «Abbiamo capito che non poteva essere un incidente. Voleva uccidere il più possibile». E quello, dice indicando la metà del chiosco rimasta in piedi, è il posto dei bambini.
C' era già stata Nizza, a togliere ogni illusione su qualche possibile residuo di umanità. Anche questa di Berlino, colpire un luogo di ritrovo e di festa, non è più una novità. Non c' erano agenti, dicono tutti. Nessuno se lo aspettava.
rissa a bergedorf amburgo tra polizia e profughi
Chissà perché ogni volta ci si illude che qualcuno possa essere immune da questa piaga.
Quando il camion ha finito la sua corsa contro il rudere della chiesa di Kaiser Wilhelm, rimasto com' era dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale a futura memoria dell' orrore, un testimone ha visto scendere un uomo.
Lo ha seguito. Ha chiamato la Polizia. Naved B. è stato fermato tra gli alberi del parco Tiergarten, a due chilometri di distanza. Pachistano, 23 anni, una denuncia per furto. Entrato in Germania il 31 dicembre 2015, poco prima che si chiudesse la rotta balcanica. Accolto come richiedente asilo. Lo scenario peggiore, per Angela Merkel e una certa idea di Europa.
protesta contro merkel degli anti musulmani di pegida
E così ci siamo trovati tutti a girare intorno alla Storia, con la maiuscola. Nel 1930 l' architetto Ernst Sagebiel scelse l' area di Tempelhof per costruire il gigantesco aeroporto che sarebbe dovuto diventare la porta d' ingresso per la Germania di Adolf Hitler. Diciott' anni dopo quella specie di fortezza in cemento armato divenne invece la base dei ponti aerei americani che salvarono Berlino Ovest dalla dittatura sovietica.
Alla fine del 2015 l' aeroporto ormai abbandonato è diventato il centro di accoglienza più grande di Germania. Doveva ospitare settemila richiedenti asilo, oggi è fermo a 2.300. Il simbolo della politica sull' immigrazione della Merkel. «Mi sembra di conoscerlo. Vive qui». Le parole di Nizar hanno quasi il valore di una sentenza.
ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA
Almeno c' era un punto di partenza. Si è rivelato un miraggio. Il testimone, nel frattempo già diventato eroe, non aveva detto agli investigatori di aver perso il contatto visivo con la persona scesa dal camion. La sua descrizione del presunto colpevole è risultata generica. E lui continuava a negare. Sul suo corpo non c' era traccia del residuo di polvere da sparo che abitualmente si trova su chi ha appena fatto uso di un' arma. Nell' abitacolo del tir c' erano vestiti sporchi di sangue. Su quelli indossati da Naved B. al momento del fermo non c' era nulla, e neppure ferite o segni di colluttazione sulla pelle.
L' uomo sbagliato. La prova del dna ha cancellato ogni dubbio.
A sera le luci sugli alberi di Charlottenburg si accendono. Le ragazze tornano a casa in bicicletta, i negozi sono pieni. Qualche blindato della Polizia solca i viali, rispetto al mattino quando si circolava liberamente alcune vie dove hanno sede obiettivi sensibili sono sbarrate.
germania arrivo dei profughi siriani 17
È l' unica precauzione visibile a occhio nudo.
Non è stata trovata la pistola che ha ucciso il camionista polacco. Non si trova la persona che ha premuto il grilletto. Nizar e i suoi amici rientrano nella fortezza di Tempelhof. «Uno di noi non vuol dire ognuno di noi» è il saluto del ragazzo siriano, che ad Aleppo studiava ingegneria. Il mondo è un posto pericoloso, anche sotto Natale. Berlino e la Germania si scoprono per la prima volta vulnerabili. E senza alcuna certezza.
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