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“GIORGIA MELONI CHE SI INDIGNA PER ESSERE STATA DEFINITA “CORTIGIANA DI TRUMP” DA LANDINI E’ LA STESSA CHE DIFESE BERLUSCONI CHE INSOLENTI’ ROSY BINDI CON LA BATTUTA” PIU’ BELLA CHE INTELLIGENTE” – CAPPELLINI: “NELL’AGGIORNARE IL VITTIMISMO CONNATURATO ALLA SUA PARTE POLITICA, UN SENTIMENTO COLTIVATO A LATIFONDO NEL MOVIMENTO SOCIALE, MELONI SI AGGRAPPA ORA ANCHE ALLE REAZIONI CHE LEI STESSA, IN ALTRE CIRCOSTANZE, NON ESITEREBBE A DEFINIRE "WOKE”. INSOMMA QUANDO SI TRATTA DI SFAMARE L'ATAVICO VITTIMISMO MISSINO, MELONI NON HA PAURA NEMMENO DI DIVENTARE MICHELA MURGIA…”
Stefano Cappellini per repubblica.it - Estratti
Quando nell’ottobre del 2009 Silvio Berlusconi insolentì Rosy Bindi con la battuta “più bella che intelligente”, Giorgia Meloni scrisse un pezzo sulle pagine del Giornale per difendere Berlusconi. “Alla guerra delle donne – sostenne Meloni, all’epoca ministro della Gioventù – io non andrò, perché mi scoccia profondamente la solidarietà a senso unico.
Quella che chiama all’adunata per una battuta poco elegante del premier ma non si smuove mai per la volgarità e il violento disprezzo che quotidianamente si riversano sulle donne che hanno scelto di votare o di impegnarsi nel Popolo della libertà”.
A usare lo stesso metro di giudizio di Meloni, qualcuno potrebbe chiedersi perché oggi darle solidarietà per la definizione poco elegante di “cortigiana di Trump” che le ha riservato il segretario della Cgil Maurizio Landini parlando al programma Di martedì su La7. La domanda sarebbe più che legittima, secondo il ragionamento di Meloni, visto che la presidente del Consiglio guida un governo che pullula di esercizi di “volgarità e violento disprezzo” verso le donne dell’altra altra parte politica, come un vicepremier che salì sul palco di un comizio con una bambola gonfiabile raffigurante Laura Boldrini (non si trova traccia di prese di distanza di Meloni),
un importante parlamentare ed ex ministro della Lega che chiamò “orango” Cécile Kyenge o un europarlamentare di Fratelli d’Italia che pubblicò su Facebook una vignetta con una donna stesa su un lettino e un ginecologo che le chiedeva “è tanto che non ha rapporti sessuali?” indicandole una ragnatela sul monitor dello studio (chiosa del galantuomo di FdI alla vignetta: “La dedico ad animaliste e vegane”).
(...) Landini avrebbe sicuramente potuto usare un'espressione diversa, che non si prestasse a sgradevoli equivoci.
Flavia Perina, una donna e giornalista cui non fa difetto l’onestà intellettuale, peraltro formatasi nel Movimento sociale proprio come Meloni (è stata anche direttrice del Secolo d’Italia, o capa-giornala, direbbero altre per lamentare la mancata desinenza maschile), ha scritto oggi su La Stampa una magistrale sintesi del senso della lite Meloni-Landini e del groviglio di contraddizioni e incoerenze che disvela:
“Nella furibonda polemica che si è accesa, i ruoli sono risultati rovesciati rispetto alla routine, che prevedeva insulti da destra alle ministre piagnone, alle volontarie oche, alle femministe fattucchiere, e pure rivendicazioni del diritto di provarci con le donne dal bel sedere, seguite da indignate reazioni da sinistra: chieda scusa! Si penta! I suoi lo condannino! Ora è la destra che può impugnare quel tipo di rivendicazione ed è davvero incredibile che un personaggio scaltro come Landini non abbia capito subito come sarebbe andata a finire e non abbia offerto su un piatto d’argento la sua contrizione all’istante, un secondo dopo aver pronunciato la parola fatale (Giovanni Floris lo aveva anche avvertito: guarda che stai infilandoti in un guaio)”.
Conclude Perina: “Gli ottimisti diranno: bene, questa vicenda segna un punto di svolta, ora sappiamo che il contrasto al sessismo è patrimonio di tutti, prescinde dagli schieramenti, si farà finalmente tabula rasa del machismo verbale che troppo spesso ha scelto le donne come bersaglio privilegiato per cercare consenso.
Resta però il dubbio che questa bufera sia solo una conseguenza del ‘vale tutto’ imperante nel discorso pubblico italiano, dove ogni standard istituzionale è sostituito dalla ricerca della frase che farà titolo sui social e aprirà la pioggia dei cuoricini”. Scuserete la lunga citazione, ma non si poteva dire meglio.
Dice: è tutto studiato, a Meloni non interessa niente della battuta di Landini, è un’arma di distrazione per non parlare di manovra e altre cose serie. Può essere, ma non è detto che una cosa escluda l’altra. Non bisogna sottovalutare l'educazione sentimentale della presidente del Consiglio. Da quando è a Palazzo Chigi, Meloni ha parlato di complotti di “poteri forti” contro il suo governo, senza mai fare un nome;
GIORGIA MELONI E MAURIZIO LANDINI
(...) Nell’aggiornare il vittimismo connaturato alla sua parte politica, un sentimento coltivato a latifondo nel Movimento sociale, Meloni si aggrappa ora anche alle reazioni che lei stessa, in altre circostanze, non esiterebbe a definire "woke". Ci manca solo un Fratoianni che, nel rovesciamento delle parti descritto da Perina, difenda Landini con un vannacciano: non si può più dire niente!
pierpaolo bombardieri giorgia meloni maurizio landini a palazzo chigi
Detto che Landini ha sbagliato parola, in certi casi dovrebbe essere determinante l’intenzione: voleva o no dare della prostituta a Meloni? Ha giocato consapevolmente sul doppio senso del termine? Io sono convinto di no, ma non si può impedire ad altri di pensarlo.
A meno che Meloni consideri superflua la risposta a quelle domande, sulla base del teorema che quando parla un uomo, quali che siano le sue intenzioni, a esprimersi è sempre il suo patriarcato interiore. E magari c’è del vero, forse Landini ha frequentato da ragazzo le Case del popolo di Berlinguer ti voglio bene (“Pole la donna esse uguale all’omo?”. Si alza subito un vecchio compagno: “No!”), ma comunque la pensiate sarete anche voi sorpresi di scoprire che, quando si tratta di sfamare l'atavico vittimismo missino, Meloni non ha paura nemmeno di diventare Michela Murgia.
IL POST INSTAGRAM DI GIORGIA MELONI SULL OFFESA DI MAURIZIO LANDINI
LANDINI MELONI
MAURIZIO LANDINI GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI
MAURIZIO LANDINI GIORGIA MELONI
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A SHARM EL-SHEIKH - MEME BY OSHO
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