DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Gian Guido Vecchi per “Il Corriere della Sera”
«Ricordo quando Giovanni Paolo II aveva mandato Etchegaray come inviato durante la guerra fra Iran e Iraq, il cardinale era riuscito a far liberare prigionieri delle due parti e tornò a Roma con una foto assieme a Saddam Hussein.
Quando nel 2003 fu inviato di nuovo in Iraq, portò la foto con sé e per cominciare il dialogo, come a stabilire un contatto col passato, chiese a Saddam: me la autografa?».
Il cardinale Fernando Filoni sorride, cosa non si fa per mediare, «ma certo, si parla con tutti, si coltivano buoni rapporti con tutti», dice il grande diplomatico, già prefetto di Propaganda Fide, che durante la seconda guerra del Golfo fu l’unico ambasciatore occidentale a rimanere a Bagdad sotto i bombardamenti americani.
«Quanto in nunziatura arrivava il boato di bombe e missili, dicevo: tranquilli, finché le sentiamo vuol dire che siamo vivi».
Eminenza, il Papa ha scelto il cardinale Zuppi come «inviato» per la sua missione di pace in l’Ucraina. Nel 2003 lei era nunzio in Iraq e Wojtyla inviò Etchegaray a Bagdad. Vede delle analogie?
«L’analogia sta proprio nella nomina di un inviato straordinario. È un atto di alta attenzione nei confronti dei belligeranti. Significa che il Papa non si serve solo degli strumenti ordinari ma di qualcosa di più, è un segnale importante per le parti». […]
Mosca ha mostrato un’apertura, dice che «valuta positivamente» l’iniziativa, ma tutto resta difficile. Come si può agire?
«Ci sono due livelli da esaminare. Il primo è quello ideale della disponibilità, in questo caso affermata da Mosca: si può arrivare al punto che le parti si dicono disponibili, bene. Ma poi c’è il livello pratico, e qui entrano in gioco altri fattori.
Pure al tempo di Benedetto XV i belligeranti manifestavano disponibilità agli appelli del Papa, ma la Grande Guerra non si è fermata. Saddam cercò anche me, ma non fu possibile evitare la guerra. Si tratta di vedere la volontà reale. Però c’è anche l’aspetto umanitario, i prigionieri, le persone ferite o torturate, e lì si può e bisogna lavorare molto».
il cardinale matteo maria zuppi a cinque minuti 5
Un dialogo «umanitario» può favorire quello politico?
«Sono piani diversi, ma già applicare il diritto internazionale, umanitario, sarebbe un passo avanti enorme. […]»
Come la vede, la missione per l’Ucraina?
«Eh, è una situazione estremamente difficile. Con tanti morti e tanta distruzione, è arduo dire: scordiamoci il passato. Bisogna ci sia una volontà reale. Ma la pace è possibile sempre. La Chiesa non si tira indietro nelle difficoltà».
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