DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Camilla Conti per “La Verità”
«Io credo che ci siano le risorse per intervenire perché le entrate fiscali sono andate bene, ma se serve uno scostamento, va fatto». Parola di Carlo Calenda che ieri dalle pagine di Repubblica non solo ha detto a Mario Draghi di darsi una mossa per varare subito un provvedimento per calmierare il costo dell'energia e rimborsare le bollette impazzite, ma soprattutto ha aperto allo scostamento di bilancio. Allineandosi a sorpresa con gli acerrimi nemici della Lega mentre invece il suo compagno di viaggio, Matteo Renzi, continua a dichiararsi contrario.
CARLO CALENDA MATTEO RENZI BY DE MARCO
«Se dovesse esserci la necessità di fare un piccolo extra deficit, io proprio non ne farei un problema», ha detto il leader del Terzo polo e di Azione. «Ai contrari all'extra deficit dico che tutto quello che non spendiamo adesso lo spenderemo moltiplicato per dieci in cassa integrazione, reindustrializzazione del Paese, Naspi, reddito di cittadinanza. Le persone che ricevono queste bollette impazzite le ricollegano alla guerra e incomincia a venir meno il sostegno all'Ucraina», è il ragionamento di Calenda. Resta da capire se con Renzi si sono parlati.
Nel frattempo, però, qualche timida apertura arriva anche da Forza Italia con la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini, che ieri ha detto: «Grazie all'extra gettito, quindi a maggiori incassi su Iva e accise, lo Stato ha un tesoretto su cui intervenire per sostenere imprese e famiglie. Ma se non dovesse bastare, lo scostamento di bilancio, che vuol dire fare nuovo debito, diventa necessario». Insomma, se ne può parlare come extrema ratio.
LA CAMPAGNA SOCIAL DI SALVINI CONTRO CALENDA
Che è un po' la posizione anche di Giorgia Meloni, sebbene ancora più cauta, quando sottolinea che il no allo scostamento di bilancio «non è un ragionamento ideologico» e «se ci sono altre strade è sempre meglio evitarlo». E poi ieri ha aggiunto: «Sento colleghi che parlano di uno scostamento di 30 miliardi, ma se non mettiamo un tetto del gas non bastano 30 miliardi, ne servono 200 perché si aiuta la speculazione».
È stata la Lega a ribadire la necessità di approvare subito un indebitamento ulteriore di 30 miliardi per tamponare il massacro delle bollette. Paradossalmente, quindi, la posizione della Meloni - per due anni di fatto leader dell'opposizione - appare oggi più allineata con Palazzo Chigi di quanto non lo sia quella del Carroccio.
Dietro tale disallineamento, come ha evidenziato La Verità nei giorni scorsi, non c'è solo la volontà esplicita della leader di Fratelli d'Italia di confermare un profilo di credibilità e «governabilità» nell'ipotesi di dover assumere l'ingombrante eredità dell'ex capo della Bce: ma anche un calcolo più raffinato.
Se c'è uno «spazio fiscale» che l'Europa sarebbe forse costretta a concedere, e la Bce a «coprire» vista la situazione esplosiva non solo in Italia ma in tutta l'Eurozona, insistere perché sia Draghi a decidere dove destinarla non ha molto senso dal punto di vista di Fdi, che non ha in mano le leve decisionali.
GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO
Ammesso e non concesso che il centrodestra vinca e che Fratelli d'Italia ne sia il traino, per la Meloni è più conveniente che un nuovo governo, a ridosso della manovra, faccia la stessa richiesta di scostamento al neoeletto Parlamento (dove, in questa ipotesi, non ci sarebbero problemi di maggioranza). Non solo. Un conto è se il governo Draghi chiede all'Aula decine di miliardi, un conto è se lo fa un esecutivo nuovo retto da una maggioranza diversa.
Nel secondo caso, a parità di eventuale scostamento, lo stesso spazio di manovra avrebbe ovviamente una coloritura politica ben più definita. Viceversa, Salvini fa una riflessione di stampo opposto: aspettare 50 giorni rischia di avere un impatto serio sul tessuto produttivo e sulle tasche di milioni di persone. In secondo luogo, il Carroccio è tuttora in maggioranza ed esprime pur sempre il ministro dello Sviluppo economico.
Quindi dal punto di vista politico, uno scostamento con Draghi sarebbe anche spendibile in campagna elettorale come figlio di un pressing politico di Salvini & C. Al netto degli atteggiamenti dissonanti, e dei calcoli tattici, è chiaro che il tema non solo è salito in cima all'agenda della campagna elettorale ma è diventato anche il cuore del dibattito parlamentare. Proprio quando ci sono da convertire il primo dl Aiuti, il bis e contribuire a trovare il perimetro delle misure per il ter.
Deputati e senatori, che giustamente in questi mesi si sono lamentati per essere stati bypassati dal governo su molte decisioni strategiche per il Paese, hanno dunque l'occasione per riscattare l'attività del Parlamento, fin qui tanto bistrattato. Certo, quando il gioco si fa duro, i duri devono cominciare a saper fare politica.
Ovvero creare un fronte sullo scostamento di bilancio, trovare un asse trasversale a costo di mettersi fianco a fianco con il nemico in campagna elettorale, mettendosi d'accordo non solo su dove trovare le coperture per aiutare imprese e famiglie ma anche su come usarle. Orientando così, politicamente, quei miliardi.
Chiaramente non sarà facile. Lo sa benissimo anche il governo degli affari correnti ancora guidato da Draghi e dai suoi ministri, che infatti sta tentando di scaricare sul Parlamento il dilatarsi dei tempi di approvazione degli aiuti, vecchi e nuovi.
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