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CARO ZELENSKY, CHE TI PIACCIA O NO, DEVI TRATTARE CON PUTIN - FEDERICO RAMPINI: "AL PRESIDENTE UCRAINO VIENE RACCOMANDATO DI MOSTRARE APERTURA AL NEGOZIATO DIPLOMATICO, PERCHÉ QUESTO È INDISPENSABILE ANCHE PER TENERE UNITO IL FRONTE OCCIDENTALE; MA LA CASA BIANCA NON VUOLE COSTRINGERE L'UCRAINA A FARE CONCESSIONI" - "DOVE SI NOTA UNA DISTANZA TRA LA POSIZIONE AMERICANA E QUELLA DI ZELENSKY, È SULLA FIGURA DI PUTIN" - I "MESSAGGI" DELLA CASA BIANCA A XI JINPING

Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

jake sullivan

«Tutti gli elementi chiave del nostro aiuto all'Ucraina hanno un sostegno bipartisan, in questo la politica estera degli Stati Uniti non cambierà dopo le elezioni midterm ». Parla Jake Sullivan, capo del National Security Council, la cabina di regìa strategica della Casa Bianca per la politica estera e militare.

 

Sullivan affronta i dubbi che circondano la tenuta della strategia americana dopo il voto. «C'è una solida maggioranza al Congresso - prosegue - che ha retto per otto mesi.

Qualche voce di dissenso l'abbiamo avuta, e continuerà dopo le elezioni, ma nell'insieme il sostegno è solido. Alcuni dei più convinti sostenitori della nostra politica in Ucraina sono repubblicani».

 

Trump e Putin

Basteranno queste parole a rassicurare gli alleati europei? Da oggi, superato il giro di boa delle legislative, si apre nei fatti la campagna elettorale per il voto presidenziale del 2024. La discesa in campo di Donald Trump metterà in discussione la continuità della politica estera: sull'Ucraina e su Vladimir Putin in particolare. Al di là di quel che pensa l'establishment repubblicano, leale alla Nato, la vena isolazionista del trumpismo è una variabile che il resto del mondo dovrà considerare.

 

Vladimir Putin e Nikolai Patrushev

Sullivan è reduce da un viaggio a Kiev dove ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky e il suo ministro della Difesa Oleksii Reznikov. Il capo del National Security Council è anche l'uomo di punta del dialogo «sotterraneo» con la Russia. Ha contatti regolari con due personaggi cruciali della squadra di Vladimir Putin, i consiglieri di politica estera Yuri Ushakov e Nikolai Patrushev.

 

Con i russi i colloqui sono informali e segreti. Nel dialogo intervengono anche il segretario alla Difesa americano e il capo di stato maggiore, con i loro equivalenti russi. «Questi contatti ai massimi livelli - conferma Sullivan - devono servire a ridurre i rischi di allargamento del conflitto». In particolare gli americani veicolano un messaggio martellante: «Qualsiasi utilizzo di armi nucleari sarebbe seguito da conseguenze catastrofiche per la Russia».

 

PUTIN ZELENSKY

In quanto alle recenti «pressioni» su Kiev, trapelate sulla stampa americana, il consigliere della Casa Bianca ha spiegato di cosa si tratta. A Zelensky viene raccomandato di mostrare apertura al negoziato diplomatico, perché questo è indispensabile anche per tenere unito il fronte occidentale; ma la Casa Bianca non vuole costringere l'Ucraina a fare concessioni.

 

jake sullivan scelto da biden

Dove si nota una distanza tra la posizione americana e quella di Zelensky, è sulla figura di Putin. Il presidente ucraino si è rifiutato di sedersi a un tavolo di negoziato con il leader russo che ha voluto l'invasione e che ha ordinato bombardamenti, stragi di civili, attacchi a infrastrutture essenziali come la rete elettrica.

 

Sullivan precisa che il «regime change» non fa parte dell'agenda Biden: «Non sta a noi cambiare i sistemi politici di altri Paesi». Accende un faro su un altro focolaio di tensione. «I lanci missilistici dalla Corea del Nord, e Taiwan - osserva Sullivan - sono emergenze a cui dedichiamo la massima vigilanza. Dobbiamo aumentare la nostra capacità di deterrenza in quell'area. Dobbiamo rendere chiaro sia per la Corea del Nord sia per la Cina, che il costo di aggressioni sarebbe altissimo».

 

vladimir putin donald trump

Una differenza tra l'America e le due superpotenze antagoniste, Russia e Cina, «è la qualità delle alleanze, vero moltiplicatore della nostra forza». Rileva che uno dei risultati dell'aggressione russa all'Ucraina è stato di aver portato la Nato «all'apice della sua robustezza, presto anche con l'ingresso di due nuovi Stati membri, e con una proiezione allargata verso il Pacifico grazie a nuove cooperazioni per la sicurezza che coinvolgono l'Australia. Anche l'alleanza con il Giappone ne esce irrobustita».

 

Sullivan ammette delle falle nella politica estera americana. Per esempio le sedi vacanti di molte ambasciate (una è quella in Italia). O la capacità di mobilitare l'emisfero Sud del pianeta. Preferisce non discutere il tema Trump, ma è noto che la visione delle alleanze è diversa, per quell'ala della destra.

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