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Francesco Bei per "la Repubblica"
Sorseggiando un the alla buvette di Montecitorio, in attesa di un voto d'Aula, Pier Ferdinando Casini osserva sconsolato il titic-e-titoc sulla riforma della legge elettorale. «Le rivelo una cosa che sappiamo in pochi: a luglio l'accordo sulla legge elettorale era fatto. Fatto capito? C'era l'intesa che avremmo aspettato settembre per iniziare le votazioni, per non creare fibrillazioni al governo, in modo da approvare la legge nel finale di legislatura. Poi quello che è successo dopo l'estate, perché alle parole non sono seguiti i fatti, non lo so...non chiedetelo a me».
Il risultato è sotto gli occhi. Prima una maggioranza spuria Pdl-Lega-Udc ha approvato una soglia altissima del 42,5% rendendo di fatto impossibile raggiungere il premio di maggioranza. Il Pd ha gridato al golpe, le reazioni sono state altrettanto forti. E adesso si fatica a mettersi d'accordo persino su un premio di consolazione del 10% al primo partito, come ha suggerito il professor D'Alimonte. A Casini della soglia non importa nulla, se non ci fosse una sentenza della Corte a imporla. «Infatti io darei il 10% al partito che vince, senza soglia, e non se ne parli più».
A chi nel Pd ritiene il 10% ancora troppo poco (perché si traduce in un 7% netto), Casini risponde con un sorriso: «Uè ma stiamo scherzando? Parliamo di regalare a Bersani 60 deputati come premio e vi sembra poco? Faccio questo mestiere da qualche anno e fidatevi: lo so bene io quanto ci vuole a portare qua dentro 60 deputati!». Che il premio lo vinca il Pd per Casini è fuor di dubbio. «E chi ha altro lo deve vincere? Oltretutto prevedo che, dopo le primarie, ci sarà una lista unica che li ricomprenderà tutti, da Tabacci a Vendola». Dell'ultima ipotesi, il Lodo Calderoli, il leader Udc non parla.
S'appassiona invece al tema del giorno, le pagelle tv per i candidati del centrosinistra. Perché lui ovviamente, come Berlusconi, il dibattito su Sky l'ha seguito eccome: «Lunedì sera mi stavo guardando Squadra Antimafia su Canale 5, mi piace l'epopea di Rosy Abate. Ma sono anche appassionato di politica e a un certo punto ho dovuto girare su Sky per vedere il confronto tra i candidati del centrosinistra».
Il vincitore? «Per me Tabacci è stato il più bravo, un uomo di governo. Renzi invece... poteva dare il colpo del k.o. ma non c'è riuscito, così alla fine è sembrato uno dei tanti. Per lui è un vero guaio. Aveva impostato tutta la campagna sul dualismo con Bersani e invece ieri sera è sembrato solo uno dei quattro sfidanti. D'Alema ritirandosi ha fatto un gesto incredibile, gliene va dato atto. E Renzi, puntualmente, s'è sgonfiato».
Bersani? «à sembrato un leader, pacato». Né lo preoccupano gli attacchi ricevuti da Vendola e dal sindaco di Firenze durante la trasmissione: «Per me conta quello che ha detto Bersani, quella di Renzi e Vendola è tutta propaganda, roba da campagna elettorale. La facciamo tutti, poco male».
Dal Pd e dalle primarie del centrosinistra, «che sono comunque un successo indubbio», la chiacchierata scivola inevitabilmente sul Pdl e sui contorcimenti del centrodestra. «Berlusconi e Alfano? Per me hanno ragione entrambi. Ha ragione Alfano a voler fare le primarie, perché gli servono per legittimarsi. Ma ha ragione anche Berlusconi a non volerle fare perché lui sa bene come funzionano queste cose e prevede un flop. Non saranno minimamente paragonabili a quelle del Pd, questo è sicuro».
Ma se gli si obietta che Alfano è rimasto a metà del guado, senza portare fino in fondo lo strappo con il "padre", il leader Udc si mostra su questo più indulgente: «Pretendiamo sempre il coraggio dagli altri, io Angelino lo capisco. Non è facile con Berlusconi». A quelle frasi così dure contro Monti e l'ipotesi di un bis a palazzo Chigi, pronunciate domenica dal segretario Pdl, Casini non dà invece troppa importanza: «Anche quella è roba da campagna elettorale, parla contro Monti solo per ingraziarsi quelli che lo sostengono dentro il Pdl. Però deve stare attento all'abbraccio troppo stretto con gli ex An... non è il massimo».
C'è una cosa tuttavia che Casini rimprovera davvero ad Alfano, sul piano personale. «à stato molto, molto sgradevole con Fini, anche nei modi. Perché l'apertura di Fini non era fatta in malafede, non era per nuocergli ». Il the è finito, il cicalino del Transatlantico avvisa che sono riprese le votazioni e Casini si allontana sottobraccio con Benedetto Della Vedova. «Allora Pier gli sussurra il capogruppo Fli - ce la vogliamo dare una mossa anche noi con la Lista per l'Italia?».
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