DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Salvatore Tropea per "Affari & Finanza - la Repubblica"
Corsa a tre con finale scontato. Può succedere anche questo, quando due su tre dei concorrenti non sono convinti della posta in gioco o perché sanno di non poterla conquistare o perché hanno in vista altri obiettivi. à questa la lettura delle grandi manovre in atto per la successione di Andrea Comba che, dopo diciotto anni, si appresta a lasciare la presidenza della Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino (Crt) costituita nel 1991 dopo la privatizzazione della banca torinese.
Così Antonio Maria Marocco potrebbe avere la strada spianata verso il traguardo perché, come sostiene un banchiere che conosce lui tanto quanto il milieu nel quale sta maturando questa nomination, 'la sua candidatura non incontra oppositori'. Nonostante le Fondazioni bancarie abbiano perduto appeal da quando sono state costrette a ridimensionare la loro 'potenza di fuoco' per non indebolire ulteriormente il patrimonio, il loro vertice resta in ogni caso una poltrona importante la cui influenza non sfugge alle forze politiche. La presidenza della Fondazione Crt non fa eccezione.
Dopo l'approdo al comando della Compagnia di Sanpaolo di Sergio Chiamparino, ultimo sindaco di Torino prima di Piero Fassino, c'era chi aveva teorizzato un recupero dei 'poteri collaterali' su quelli della politica, ritenendo appunto che la candidatura Marocco potesse rientrare in questa logica. Non è così, per la ragione che la politica non è estranea a quest'operazione. Così come non lo è per la parte che riguarda l'uscita di scena degli altri due competitor.
à ormai certo che la candidatura di Enzo Ghigo non c'è più, semmai c'è stata con qualche possibilità di successo. Governatore del Piemonte prima di Mercedes Bresso (Pd) a sua volta sostituita dal leghista Roberto Cota, Ghigo, esponente storico di Forza Italia, era in corsa per la Fondazione di Via XX Settembre. Il fatto di non essere mai stato cooptato nel gruppo dei fedelissimi di Berlusconi gli ha impedito di essere un candidato forte.
Da quando poi il Pdl ha imboccato il viale del tramonto con le ripetute sconfitte elettorali, la sua candidatura si è andata indebolendo fin quasi a scomparire del tutto o quasi dai taccuini dei bookmaker torinesi. Diversa la posizione di Gian Maria Gros Pietro il cui palmares è molto più ricco e autorevole di quello di Ghigo e tale da incoraggiarlo a puntare più in alto.
Dopo aver insegnato economia a Torino, guidato l'Iri, presieduto Eni e Autostrade, essere stato in corsa per la presidenza di Unicredit, e ricoperto un numero imprecisato di incarichi in imprese pubbliche e private, tra cui il cda della Fiat, Gros Pietro era entrato, difficile dire quanto col suo consenso, nella rosa dei papabili per la Fondazione Crt. Dopo tutto non gli fa difetto la conoscenza degli ambienti subalpini e non soltanto per la sua appartenenza anagrafica (è nato a Torino nel 1942).
Dal momento che siede nel Comitato di gestione della Compagnia di Sanpaolo c'è però chi assicura che la sua aspirazione è quella di andare al bersaglio grosso puntando alla presidenza del consiglio di gestione di Banca intesa. Una scelta che lo avrebbe indotto a sfilarsi dalla corsa per la Fondazione Crt. Con ciò lasciando via libera ad Antonio Maria Marocco. A dispetto dei rottamatori, il supernotaio - oggi avvocato - di Torino, con i suoi 78 anni ben portati, è il candidato con più chances.
Già nel cda di Unicredit e in predicato per il posto di Ettore Gotti Tedeschi alla guida dello Ior, qualcuno sostiene con la sponsorizzazione del cardinale Bertone alla quale lo lega un'amicizia che risale alla sua fanciullezza condivisa appunto con il futuro Segretario di Stato del Vaticano, anche lui piemontese e classe 1934.
Lo stesso Bertone potrebbe influenzare, s'intende indirettamente, la candidatura alla Fondazione Crt. Una cosa certa è la sponsorizzazione del sindaco Fassino che ha puntato su di lui convinto che possa giocare, magari in una transizione di due-tre anni, un ruolo importante a sostegno dello sviluppo di una Torino oggi alle prese con una difficile situazione finanziaria. E incoraggiato anche dal fatto che su questo nome non avrebbe dovuto fare i conti con le barricate degli oppositori. Salvo vedere come si muoverà Fabrizio Palenzona, piemontese, vicepresidente di Unicredit.
Palenzona ANTONIO MARIA MAROCCO E SERGIO CHIAMPARINOFABRIZIO PALENZONA CON IL MODELLINO DELL AEROPORTO DI FIUMICINOFEDERICO GHIZZONI A CERNOBBIO jpegandrea combaGIAN MARIA GROSS PIETRO - copyright pizziPIERO FASSINOCARDINALE TARCISO BERTONE
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