DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Ugo Magri per “la Stampa”
Con la diplomazia di un pachiderma, il presidente del Pd Orfini per poco non ha mandato in briciole la cristalleria del Senato. Dove l’equilibrio politico è sempre più fragile anche a causa delle tegole che si abbattono implacabili sugli alfaniani, ultima nel tempo la richiesta di arresto da Trani per il senatore pugliese Azzollini. Senza calcolare fino in fondo le conseguenze, Orfini ha messo in piazza la pura e semplice verità: il Pd si orienta a mandare Azzollini dietro le sbarre.
Già il partito ha mille guai con la giustizia tra Roma e dintorni, non può permettersi il lusso di salvare uno che addirittura insultava le suore... Martedì prossimo la Giunta per le autorizzazioni comincerà a riunirsi, entro fine giugno arriverà al dunque. Dopodiché «mi pare inevitabile votare a favore dell’arresto», sono le parole esatte di Orfini. Inevitabile ed «evidente», ha aggiunto. Ne è derivato un putiferio tale da mettere in allarme lo stesso presidente del Senato Grasso, le cui preoccupazioni non sono mai da prendere alla leggera.
Ira centrista
Premessa necessaria: non tutti, tra i senatori Ncd, metterebbero la mano sul fuoco sull’innocenza del loro collega. Anzi, in privato qualcuno ammette che le accuse fanno impressione, lo stesso Alfano (ministro dell’Interno e tutore della legalità) vorrebbe capirci meglio. All’arresto si arriverà quasi certamente. Però c’è modo e modo, reagiscono da quelle parti. «Se fosse un sì pregiudiziale e ideologico lo riterremmo politicamente grave, prima bisogna conoscere e poi prendere decisioni», fa la sintesi Quagliariello.
fabrizio cicchitto angelino alfano (2)
Bordate furibonde da Lupi, da Cicchitto e da Schifani. Minacce come quella del senatore Esposito, che subito ha iniziato non per caso a reclamare le dimissioni di Marino. Già, perché pure la difesa del sindaco capitolino sotto assedio diventerebbe un serio problema il giorno in cui venisse adottato il metro «a prescindere» di Orfini. Il quale più tardi ha compreso di aver creato a Renzi una complicazione di cui Matteo non sentiva il bisogno, e a quel punto ci ha messo una pezza.
Telefonata conciliante a Quagliariello per precisare che la decisione sull’arresto «verrà assunta dopo un’attenta lettura delle carte». Insomma, con un certo tasso di ipocrisia si fingerà che da ciò tutto dipenda. E così la mina Azzollini verrà disinnescata. Sempre che dalle inchieste su Mafia Capitale non emerga qualche nuovo imprevedibile sviluppo, come nei palazzi romani si vocifera con insistenza.
Malinconia delle date
Proprio ieri ricorreva l’anniversario numero 31 della morte di Berlinguer, grande segretario Pci e soprattutto straordinario fautore della «questione morale». Il suo fantasma è stato evocato dalla Boldrini, da Chiti e con sospetta enfasi dalla Bindi, fresca reduce dalla guerra sugli «impresentabili» nella sua veste di presidente dell’Antimafia: Enrico sì che seppe incarnare « la politica pulita senza demagogia»... Qualunque riferimento ai leader di oggi è puramente casuale.
ROSY BINDI LEGGE "EUROPA"foto di Enrico Berlinguer
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