DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Mario Giordano per la Verità
È bravo per definizione, ma nessuno ha ancora capito perché. Dicono che sia un uomo di successo, anche se di successi non ne ha mai ottenuti. Non si è candidato alle elezioni, eppure è candidato a qualsiasi poltrona. E troneggia nei talk show dove può spiegare per filo e per segno ciò che è giusto e sbagliato senza avere quella fastidiosa noia di doverlo sottoporre al giudizio degli elettori.
Perché lui, Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, è fatto così: l' unto del dio Parioli, un predestinato all' applauso del Palazzo. Quando è nato qualcuno gli ha appiccicato l' etichetta con su scritto: «Sei un figo». E lui, per quanto si ostini, proprio non riesce a scrollarsela di dosso. Resta per sempre l' Eletto. Pur non essendo mai stato eletto da nessuno.
Ieri è stato a Bruxelles a incontrare il commissario alla concorrenza Margrethe Vestager ed è uscito tutto felice perché gli hanno raccontato che lassù «saranno intransigenti» sul caso della Embraco. Potevano anche raccontargli Cappuccetto Rosso e Pum Pum Fracassino ed era la stessa cosa: andare a chiedere all' Ue, che è nata per garantire libera circolazione delle merci, di bloccare il trasferimento di un' azienda all' interno dell' Europa, è un po' come chiedere a Frankenstein di iscriversi al concorso di Miss Italia. Ma che importa? La sostanza non conta, l' immagine sì: il ministro deve dimostrare che si sta dando da fare. Siccome ha fallito, ancora una volta, nel tentativo di salvare dal licenziamento 500 operai, che ora sono disperati, si atteggia a loro difensore.
Anzi, a loro sindacalista.
«Che cosa vuol dire a quei lavoratori?», gli ha chiesto ieri il Corriere della Sera. E lui, impavido: «Continuiamo a combattere insieme».
Proprio così: combattere insieme.
Come se lui fosse un habitué delle lotte operaie. Il veterano dei cancelli di Mirafiori.
In realtà al massimo Calenda avrà lottato per superare qualche livello ai videogiochi nella bella casa dei Parioli dove è nato e cresciuto, riverito da camerieri in guanti bianchi e coccolato dal belmondo delle terrazze romane. Sua mamma è la regista Cristina Comencini, suo nonno il regista Luigi Comencini che lo fece recitare nello sceneggiato tv del libro Cuore di Edmondo De Amicis, con Johnny Dorelli e Ugo Pagliai. Carletto nostro («spermatozoo d' oro della Roma borghese», come l' ha definito Fulvio Abbate) che ruolo poteva avere? Ovviamente: l' io narrante. Quello che conduce le danze, insomma. Il protagonista.
Voi capite? Uno che si abitua così, a 10 anni protagonista di un film con i mostri sacri del cinema, poi chi lo tiene più? Cresce convinto che ci sia sempre un nonno che lo sceglie (ovviamente in base al merito) per affidargli il ruolo più importante.
E infatti lui (sempre per via del merito) si butta fra le braccia di un altro che conosce da vicino il valore della sofferenza operaia: Luca Cordero di Montezemolo. È con lui in Ferrari, poi in Confindustria e poi in Italia Futura, il formidabile pensatoio italiano dal quale spuntò il governo Monti. Carletto si presentò alle elezioni e fu trombato.
Niente paura, però: l' Eletto, come sappiamo, non ha bisogno di essere eletto. Infatti fu immediatamente recuperato come viceministro nel governo Letta. Lui è fatto così: più sbaglia, più lo premiano, più fallisce più lo fanno crescere.
Quando, per esempio, nel 2016 Matteo Renzi lo manda a fare l' ambasciatore a Bruxelles dura meno di tre mesi: non combina nulla e perciò viene promosso immediatamente ministro.
Non è fenomenale? C' è chi nasce con la camicia e chi senza. Lui è nato direttamente in smoking.
Anche questa vicenda di Embraco, in fondo, è il diario di un suo fallimento: convoca un tavolo, si fa prendere in giro, non risolve nulla, lascia 500 disperati sulla strada, poi se ne esce fuori atteggiandosi a vittima e dicendo che la multinazionale è «gentaglia». Poi, però, smentisce di aver detto «gentaglia».
Infatti s' è fermato a metà parola, quanto basta per farlo capire e innestare la retromarcia. Voleva pararsi il culo, in ogni caso: voleva dimostrarsi dalla parte degli operai, dopo averli abbandonati, ma senza essere troppo contro la multinazionale, dopo averli attaccati solo per finta. Tanto a lui che importa? Lui cade sempre in piedi. Non essendo mai riuscito a farsi eleggere in Parlamento, non essendo mai riuscito a fare l' ambasciatore a Bruxelles e non essendo mai riuscito a fare benissimo il ministro, eccolo pronto per la sua nuova avventura. Ovviamente, da presidente del Consiglio.
RAGGI CALENDA AL TAVOLO PER ROMA
Tutti ne parlano, molti lo candidano. Lui stesso si propone andando in giro a discettare ricette per risolvere i problemi del Paese. Qualcuno dovrebbe spiegare come può risolvere i problemi del Paese uno che non è riuscito a risolvere quelli della Embraco e ora s' affida all' Europa come fosse la Fata Turchina, ma tant' è: a Carletto vengono sempre perdonate tutte.
Sull' Ilva siamo all' impasse, Fincantieri in Francia ha ottenuto solo un meschino compromesso, ci sono oltre 160 tavoli di crisi aperti al ministero che aspettano di essere chiusi con quasi 200.000 famiglie in angosciosa attesa e ai cancelli di Torino si respira disperazione, ma a lui che importa? Qualcosa gli può essere forse imputata? Macché: Calenda è bravo, anzi bravissimo, praticamente un genio. Del resto lo aveva deciso fin da piccolo: o faccio l' uomo di successo o non faccio niente. Ed è riuscito a fare benissimo entrambe le cose.
CALENDAmattarella calendaCARLO CALENDA
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