DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1 – «GIORNALISTA UCCISO E SQUARTATO PER ORDINE DEI VERTICI SAUDITI»
Elena Molinari per “Avvenire”
Un giornalista saudita dissidente, costretto all' esilio negli Stati Uniti per sfuggire il divieto di criticare la monarchia di Riad, scompare misteriosamente all' interno del consolato saudita a Istanbul, e gli indizi raccolti dal governo turco, dall' intelligence americana e dalla stampa indipendente puntano a una sua macabra esecuzione.
Il caso di Jamal Khashoggi, sul quale emergono di ora in ora dettagli più raccapriccianti, ha assunto il peso di un incidente diplomatico che crea tensioni ed imbarazzo fra Usa, Arabia Saudita e Turchia, mettendo per la prima volta alla prova l'amicizia attentamente cercata, creata e ostentata fra Donald Trump e il principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS).
Il presidente Usa infatti ieri ha rotto il silenzio con il quale aveva finora reagito alle preoccupazioni sul fatto del 59enne editorialista del Washington Post, ammettendo di «non sapere» se il reporter residente negli Stati Uniti sia vivo e se i sauditi siano responsabili della sua scomparsa.
Ma il tycoon ha detto di voler scoprire che cosa è successo in questa «brutta situazione», di averne discusso «con le massime autorità saudite» e di voler invitare alla Casa Bianca la fidanzata del giornalista, Hatice Cengiz, che ha invocato l' aiuto del capo della Casa Bianca e che ha già parlato con la First Lady Melania.
«Non possiamo lasciare che una cosa così succeda a un giornalista o a qualsiasi altra persona», ha detto Trump, dimostrando che la sua Amministrazione prende sul serio le pesanti accuse lanciate dal governo di Ankara, che vede Riad alla testa di una congiura tesa a uccidere lo scomodo Khashoggi, farlo a pezzi e farne scomparire i resti.
Un complotto iniziato quando le autorità saudite hanno scoperto che il giornalista si sarebbe recato al consolato in Turchia la settimana scorsa per ritirare un documento necessario al suo matrimonio. Secondo il gover- no turco, che ha condiviso i suoi sospetti con molti giornalisti in modo anonimo, evitando però di esprimerli in modo formale al potente vicino mediorientale, Khashoggi ha varcato la soglia del consolato il 2 ottobre, come molte telecamere mostrano, ma non ne è mai uscito vivo.
Una versione confermata dalla fidanzata, che ha aspettato fuori il futuro marito per ore, e in parte anche dall' intelligence americana che, stando ai media Usa, ha intercettato comunicazioni di alti funzionari sauditi che descrivevano un piano per rapire il dissidente e riportarlo in patria. In base a questo scenario, la possibile uccisione del giornalista, che a gennaio aveva ottenuto l' autorizzazione di lanciare negli Stati Uniti una organizzazione non governativa a difesa della democrazia e dei diritti civili nel mondo arabo, potrebbe essere la conseguenza di un interrogatorio finito male.
Il New York Times, il Washington Post e l' emittente araba Al Jazeera hanno anche ricostruito, in modo indipendente, l' arrivo a Istanbul di 15 membri dei servizi segreti e delle forze di sicurezza saudita - tra cui ci sarebbero alcuni fedelissimi di MbS e un medico legale «esperto di autopsie», forse per lo smembramento del corpo -, a bordo di due aerei del governo di Riad, poche ore prima della sparizione di Khashoggi, e della loro partenza lo stesso giorno.
Un commando che non sarebbe mai esistito secondo le autorità saudite, che insistono che l'opinionista è uscito dalla rappresentanza diplomatica illeso. Mentre dunque i media elaborano sui possibili particolari dell' esecuzione - dall' uso di un sedativo e di una sega fino alla possibilità di ottenere elementi dall' Apple Watch della vittima, all' esistenza di un video dell' uccisione fino all' ordine ricevuto dal personale turco del consolato di non presentarsi in ufficio il 2 ottobre - è chiaro che la situazione sul fronte diplomatico è estremamente delicata. Il vice-presidente Usa, Mike Pence, ha confermato la preoccupazione del suo capo e assicurato che Washington è pronta a far indagare il Fbi. Ma solo se l' Arabia Saudita lo chiederà.
2 – IL «METODO-BIN SALMAN» SUL DISSENSO
Camille Eid per “Avvenire”
Sin dalla sua nomina - nel giugno 2017, scalzando un cugino - erede al trono, Mohammed bin Salman (MbS) ha cercato di accreditarsi in Occidente come il modernizzatore del Regno. Ha così conquistato le prime pagine dei giornali mondiali con i suoi annunci: permesso di guidare alle donne, loro ammissione negli stadi, creazione di un apposito "Ente per l' intrattenimento" incaricato di promuovere film e concerti musicali, limitazione del potere della polizia religiosa, senza parlare dei suoi piani economici miliardari (come "Saudi Vision 2030") che mirano ad affrancare il Paese dalla dipendenza dal petrolio.
Le riforme del principe hanno tuttavia schivato il registro (già pessimo, bisogna dire) delle libertà civili e politiche. La stampa rimane notoriamente imbavagliata, i diritti umani totalmente assenti, gli arresti arbitrari e la tortura pratiche quotidiane.
In carcere non solo sono rimasti noti attivisti, come il blogger Raif Badawi, ma si sono aggiunti «decine di scrittori, giornalisti e religiosi», come denunciano ripetutamente Human Rights Watch e diverse altre organizzazioni di difesa dei diritti umani. Nel novembre scorso, MbS si è alienato buona parte della famiglia reale e della borghesia saudita, facendo arrestare 381 illustri uomini d' affari, principi ed ex ministri nel quadro di una presunta "campagna anticorruzione" che aveva tutto l'aspetto di una purga contro conclamati e potenziali rivali.
Dopo aver rinchiuso i magnati per tre mesi in lussuose camere a cinque stelle del Ritz Carlton di Riad, tutti (o quasi) hanno "volontariamente" ammesso le proprie colpe e restituito allo Stato beni per un valore complessivo di 100 miliardi di dollari. Il pugno di ferro ha raggiunto anche le donne.
Dello scorso maggio, ad esempio, l'arresto di quattro attiviste, tra cui Loujain al-Hathlul e Aziza al-Yussef, entrambe molto conosciute in Arabia Saudita per l' impegno nella lotta a favore dei diritti delle donne. L' accusa per loro è quella di avere avuto «contatti sospetti« con entità straniere (leggi il Qatar) e di avere incassato «soldi con l' obiettivo di destabilizzare il Regno».
Persino il silenzio può costare caro perché equiparato dalle autorità al dissenso. Nella conversazione fuori-onda diffusa martedì dalla Bbc, lo stesso Jamal Khashoggi ha lamentato l' arresto di diverse persone «che non erano nemmeno dissidenti, ma volevano semplicemente avere una mente indipendente».
Poi ha fatto l' esempio di un suo amico che si era astenuto dall' elogiare, come altri giornalisti, il "nuovo corso" economico del principe. «Non parlava mai di queste cose - aveva detto Khashoggi al suo interlocutore tre giorni prima della sua scomparsa -. Forse ha solo espresso qualche critica durante una dinner party».
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