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LA CASTA DELLO SPORT ITALIANO È (QUASI) SALVA – IL TAR HA ACCOLTO IL RICORSO CONTRO IL LIMITE DEI TRE MANDATI PER I PRESIDENTI DELLE FEDERAZIONI DELLO SPORT, RIMANDANDO LA DECISIONE ALLA CONSULTA – LA LEGGE MANDEREBBE A CASA GRAN PARTE DEI VERTICI DELLE FEDERAZIONI, IN CARICA DA DECENNI, NEL 2024 – UNA PRIMA VITTORIA CHE RIGUARDA TUTTI, DA MALAGÒ IN GIÙ: PETRUCCI NEL BASKET, ARACU E ROSSI NEL PATTINAGGIO E TIRO A VOLO. E POI CHIMENTI, BINAGHI, BARELLI NEL NUOTO…
Il Tar ha accolto il ricorso contro il limite dei tre mandati per i presidenti delle Federazioni dello sport. La decisione è rinviata alla Consulta. I presidenti ce l’hanno quasi fatta, scrive Lorenzo Vendemiale su Il Fatto Quotidiano.
“I presidenti delle Federazioni, in carica da decenni, sono dei tali padreterni che levargli la poltrona sarebbe ingiusto. Di più: incostituzionale. La casta dello sport italiano ce l’ha (quasi) fatta: il Tar ha accolto il ricorso contro il limite di tre mandati, rinviando la questione alla Consulta. La legge che nel 2024 manderebbe a casa gran parte dei vertici, favorendo il ricambio atteso da tempo, vacilla pericolosamente.
Da anni lo sport italiano è governato dai soliti noti: se l’impero di Giovanni Malagò al Coni è relativamente recente (2013), tra i suoi vassalli ci sono autentici decani. Petrucci comanda il basket dal 1992 (con una parentesi al Coni), Aracu e Rossi sono al pattinaggio a rotelle e tiro al volo dal ’93; e poi Chimenti (golf), Binaghi (tennis), Barelli (nuoto, ora sospeso), la lista è lunga”.
Nel 2018 la legge Lotti ha fissato il limite di tre quadrienni, concedendo però una deroga a chi era già in carica, spiega il Fatto, così all’ultimo giro sono stati quasi tutti rieletti, ma al prossimo dovrebbero farsi da parte.
angelo binaghi foto mezzelani gmt1815
“I boiardi però non si arrendono. Ciò che non sono riusciti ad avere dalla politica (le pressioni per cambiare la norma, prima sul governo Draghi e poi sul ministro Abodi, sembrano cadute nel vuoto) potrebbero ottenerlo dalla giustizia”.
Un consigliere toscano della Federtennis a cui nel 2020 era stata negata la ricandidatura ha presentato ricorso e ora il Tar del Lazio gli ha dato ragione.
“Una prima, grande vittoria, che riguarda potenzialmente tutti, da Malagò (il Coni però resta un ente pubblico) in giù. Il caso sarà presto alla Consulta, dove i presidenti sono convinti di trovare ascolto. Anche se passasse la soluzione suggerita dal Tar, ai padri-padroni delle Federazioni basterebbe saltare un giro, piazzando un vice, e poi riprendersi la poltrona per altri 12 anni. Un presidente nello sport è per sempre”.
PAOLO BARELLI
angelo binaghi foto mezzelani gmt1811
carraro malago petrucci cucci pescante zazzaroni
malagò petrucci
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