renzi pd

IL CAZZARO DI RIGNANO SI LECCA I BAFFI – IL GOVERNO GIALLO VERDE RINGALLUZZISCE RENZI E RICOMPATTA IL PD – MATTEO ALLA FINESTRA PER GODERSI IL FALLIMENTO DI SALVINI E DI MAIO E PROMETTE “OPPOSIZIONE DURA” – QUANTIO RESISTERA’ IL PD ALLO SPOIL SYSTEM (RENZI HA PIAZZATO I SUOI FEDELI IN OGNI POSTO) E A STARE LONTANO DALLE NOMINE?

 

Fabio Martini per la Stampa

 

RENZI FONZIE _big

Nel chiuso del suo studio a Giustiniani, il cinquecentesco palazzo degli ex presidenti, Matteo Renzi si «gode» la soddisfazione per aver scommesso sulla «ruota giusta». Chiacchierando con gli amici che sono andati a trovarlo, il senatore di Scandicci ha sostenuto che «il nuovo governo non è ancora fatto», ma confidando che alla fine si farà, Renzi ha spiegato: «Diciamo la verità: per l' Italia questo governo è un azzardo. Ma gli italiani hanno chiesto che fossero loro a governare e non si poteva non esser coerenti con quell' indicazione. Ma ora spetterà ai vincitori essere coerenti con le promesse che loro stessi avevano fatto agli italiani: spero di no, ma immagino che faranno il reddito di cittadinanza e la flat tax, andremo a quota 41 con i pensionati, chiuderanno l' Ilva...».

 

ORFINI RENZI

I suoi amici gli chiedono: Matteo ma sei sicuro che il governo si farà per davvero? Renzi non si sbilancia, dice che sì, è molto probabile, ma in queste occasioni, è sempre consigliabile aspettare e alla fine sdrammatizza con una battuta: «Ora tocca a loro e pop-corn per tutti!».

 

E la sua linea sul nuovo governo è affidata al presidente del partito Matteo Orfini: «Sono 60 giorni che tengono in ostaggio il Paese, spero siano veramente le ultime 24 ore perché sono ridicoli. Se nasce un governo di questo tipo faremo l' opposizione la più dura possibile». E il segretario reggente Maurizio Martina è altrettanto netto: ci si trova di fronte a una «deriva estremista nel governo del Paese».

 

Ma per ragioni diverse è tutto il Pd a «brindare» intimamente per la nascita di un nuovo governo. Fa festa Renzi, che aveva scommesso da due mesi su un disimpegno del Pd, ma fanno festa tutti i notabili anti-Renzi, diversi dei quali in caso di elezioni anticipate, avrebbero faticato a rientrare in lista.

MAURIZIO MARTINA

 

E quanto a Renzi il risultato del lungo dopo-elezioni lo soddisfa per diversi motivi, anzitutto perché - confida - «quella è stata la mia scommessa sin dall' inizio». In effetti poche ore dopo la batosta delle elezioni politiche del 4 marzo, Renzi prese due decisioni: quella di dimettersi da segretario e quella di lasciare in «eredità» al partito acefalo una linea vincolante: con i Cinque Stelle mai. Su quel no ha disarmato i suoi avversari interni e ha impedito la nascita di un governo Pd-M5S che sarebbe stato gestito da altri.

 

E ora, se nascerà un esecutivo «populista», potrà sparargli addosso, gestendo la lunga fase congressuale del Pd in modo più rilassato. Potendosi svincolare dall' appoggio alla leadership elettorale di Paolo Gentiloni, che proprio 48 ore fa aveva reso esplicita.

 

renzi mattarella

E d' altra parte sul posizionamento politico e sul tempismo, Matteo Renzi ha costruito i suoi successi più efficaci: nel 2014 riuscendo a staccare la sinistra interna dal governo Letta; successivamente varando gli 80 euro poco prima delle elezioni Europee, nella primavera 2015, facendo eleggere Sergio Mattarella al primo colpo. Ma le sconfitte al referendum istituzionale e alle Politiche di marzo hanno inchiodato Renzi ad un presente più prosaico: sopravvivere politicamente alle due batoste.

 

Ma se davvero il governo «populista» dovesse partire, per il Pd si aprirebbe una stagione del tutto diversa da quella vissuta negli ultimi giorni, quando si sono fronteggiati due aree contrapposte: quella compatta dei renziani e quella molto composita dei non-renziani, da Gentiloni a Franceschini, da Martina a Veltroni, da Minniti a Fassino, da Orlando ad Emiliano. Davanti alla prospettiva di elezioni anticipate e davanti al rischio-estinzione per tutto il Pd, i «capi-bastone» avevano finito tutti per convergere sulla leadership del presidente del Consiglio uscente.

 

MICHELE EMILIANO

Ma ora? L' assemblea nazionale, che è convocata per il 19 maggio, dovendo decidere il percorso congressuale, è chiamata a fronteggiare uno scenario nuovo, senza urgenze elettoralistiche. E gli schieramenti interni sono destinati a dislocarsi con geometrie ancora imprevedibili. Come sempre Renzi sembra destinato a dettare i tempi e le mosse agli altri. Senza elezioni imminenti, Renzi chiederà un percorso ordinario, con Primarie che potrebbero slittare all' inizio del prossimo anno. In un' altra era politica. E a quel punto tutto sarà possibile.