PAPOCCHIO AUDITORIUM - IL CDA DESIGNATO, MA NON ANCORA NOMINATO, DOVRÀ “TAGLIARE” POLTRONE: DA SEDICI DEVONO SCENDERE CINQUE - E TRA GLI ESCLUSI CI SAREBBERO ABETE, MALAGÒ E LETTA - PER SALVARE CAPRA E CAVOLI, MARINO “INVENTA” IL COMITATO D’ONORE

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Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma”

 

auditorium parco della musicaauditorium parco della musica

Il rebus sul cda dell’Auditorium, designato ma non formalizzato dal sindaco Marino prima delle vacanze, resta ancora senza soluzione. Ai piani alti del Campidoglio il capo di gabinetto Luigi Fucito e il pool di legali che lo affiancano si stanno scervellando per capire come venirne fuori, ma al momento un compromesso che salvi la faccia al sindaco e la governance del Parco della Musica semplicemente non c’è. E ciò nonostante il parere pro-veritate confezionato da un giurista di fama.

 

MARINOMARINO

D’altra parte la legge 125/2015 entrata in vigore il giorno di ferragosto parla chiaro. Nessuna deroga verrà più concessa alle fondazioni culturali, qual è l’Auditorium: d’ora in avanti tutti i board dovranno essere composti da un numero di consiglieri non superiore a 5. Dunque, i 16 nomi indicati un mese fa dai tre soci fondatori (9 in rappresentanza di Roma Capitale, compresa la città metropolitana; 4 della Camera di Commercio; 2 della Regione Lazio) dovranno essere drasticamente ridotti, visto che non sono stati nominati in tempo.

 

Una partita non facile. Che, all’esito dell’incontro in programma la prossima settimana tra Marino, Zingaretti e Tagliavanti, potrebbe chiudersi con 3 poltrone espresse dal sindaco e una a testa per gli altri due. Ma se la Regione si starebbe orientando su Valter Mainetti e l’ente di Via de’ Burrò su Lavinia Biagiotti, assai più complicata è la decisione che attende il primo cittadino.

AUDITORIUM ROMA   AUDITORIUM ROMA

 

Costretto a scegliere tra personalità altisonanti: una dovrà essere per forza donna, in ossequio alle quote di genere, per cui la preferenza potrebbe cadere su Azzurra Caltagirone (anche per non dispiacere al padre); la seconda, l’ad in pectore Noriega; restando in ballo l’ultima casella, contesa da big del calibro di Gianni Letta, Giovanni Malagò, Luigi Abete e l’uscente Aurelio Regina, sul quale peraltro il sindaco avrebbe stretto un patto di ferro con gli industriali per confermarlo presidente.

 

IGNAZIO MARINO SUB ALLE BAHAMASIGNAZIO MARINO SUB ALLE BAHAMAS

Un bel rompicapo, per l’inquilino del Campidoglio. Che rischia di scontentare molti. Tant’è che sarebbe già pronta una exit strategy: inserire nello Statuto della fondazione, che dovrà gioco forza essere modificato, la previsione di un comitato scientifico che affianchi il cda. Una sorta di organismo onorifico, che però gli esclusi eccellenti potrebbero vivere come un ripiego, una roba di serie B. La toppa peggiore del buco.