DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Amedeo la Mattina per la Stampa
Ha dato appuntamento agli eletti di Forza Italia il prossimo mercoledì e nella lettera di convocazione ha precisato che intende collaborare in maniera leale con gli alleati, «fermo restando l' impegno a sostenere il candidato premier indicato dal maggiore partito della coalizione». Silvio Berlusconi non riesce a fare esplicitamente il nome di Matteo Salvini, ma tutti dentro Fi assicurano che sia scontato.
Non sembra che le cose stiano così. Il Cavaliere precisa che intende fare «tutto il possibile per consentire all' Italia di uscire dallo stallo, di darsi un governo, di rimettersi in cammino sulla strada della crescita nella responsabilità e nella sicurezza». E in effetti sta lavorando sotto traccia per convincere una parte del Pd a sostenere un esecutivo di centrodestra. Ha messo in moto Gianni Letta con l' obiettivo di aprire una breccia con Paolo Gentiloni e Dario Franceschini.
Impresa ardua, soprattutto se rimane il nome di Matteo Salvini come candidato premier. Le manovre sono all' inizio, il gioco a scacchi è alle mosse di apertura. Le cose saranno più chiare mano a mano che si avvicinerà l' insediamento del Parlamento e l' elezione dei presidenti delle due Camere. Ma qualcosa si capirà con il vertice tra Salvini, Berlusconi e Meloni (potrebbe tenersi nei prossimi giorni). Il punto è: cosa accadrebbe se Gentiloni e Franceschini, come è probabile, rispondessero di non essere interessati alla proposta oppure chiedessero di mettere da parte Salvini?
PAOLO GENTILONI DARIO FRANCESCHINI
Forse per questo Berlusconi continua a non citare esplicitamente con nome e cognome il capo della Lega. Vuole tenersi aperta la possibilità di dire a Matteo, «guarda che una maggioranza potremmo trovarla se a guidare il governo non sarai tu». Salvini sa che potrebbe finire così e sa pure cosa rispondere: «Non se ne parla, non mi metto da parte dopo tutti i voti che ho preso».
Chissà, quella che sembra oggi una posizione granitica potrebbe diventare più malleabile quando nessuno sarà in grado di dare una soluzione al rompicapo post-elettorale. Il punto però è che Berlusconi ha una sola carta da giocare, con il rischio di finire nel baratro di nuove elezioni dove Fi verrebbe definitivamente massacrata. Salvini invece ha più carte da giocare al momento opportuno.
La prima è l' accordo con i 5 Stelle, prima escluso ora non più. In quel caso si porrebbe il problema di chi farebbe il premier. Dicono che Salvini sarebbe disposto a condividere Palazzo Chigi con Di Maio nella veste di vicepremier, ma chiederebbe la responsabilità del ministero dell' Interno. La seconda carta è il ritorno alle urne, con un corollario non secondario: nuove elezioni con una nuova legge elettorale che preveda il premio di maggioranza. Proposta allettante per i 5 Stelle che potrebbero sperare di avere una maggioranza autosufficiente. La stessa tentazione che avrebbe Salvini, il quale si mangerebbe in un sol boccone Forza Italia.
ROBERTO MARONI ATTILIO FONTANA
Una prospettiva che terrorizza Berlusconi e gli azzurri (non certo il governatore ligure Giovanni Toti: dipendesse da lui avrebbe già fatto un solo partito). Ad Arcore non credono a questo scenario. Dicono che se Salvini facesse un accordo con i 5 Stelle la giunta regionale della Lombardia entrerebbe in crisi. I leghisti fanno spallucce, spiegato che sono pochi i consiglieri di Fi, che non si dimetterebbero perché sanno che verrebbero subito rimpiazzati. In Veneto nessun tocca foglia che Zaia non voglia. Idem in Liguria, a proposito di Toti.
Ma ogni cosa a suo tempo. Adesso ci sono una serie di passaggi da fare. Il primo è l' elezione dei presidenti di Camera e Senato. Si capirà se Lega e M5S vanno d' accordo. Sembra di sì perché Di Maio punta ad eleggere uno dei suoi (Fico?) a Montecitorio e Salvini un suo senatore nel più alto scranno di Palazzo Madama. Chi?
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