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Gaia Cesare per “il Giornale”
Ah, les riches, delizia e tormento di François Hollande. Pur di prenderne le distanze, il presidente ha rinnegato il più universale e potente simbolo del produit de France. «Niente champagne, è cosa da ricchi» è la frase che il capo dello Stato avrebbe pronunciato di fronte a Pierre-Emmanuel Taittinger, capo della celebre e omonima maison, ordinando di metterlo al bando durante le cerimonie ufficiali all'Eliseo.
L'erede della storica famiglia di viticoltori - per vendetta, bien sûr - ha spifferato a distanza di due anni alla stampa francese la circostanza che sburgiarda il presidente: la visita a Reims della cancelliera tedesca Angela Merkel l'8 luglio del 2012, anniversario della riconciliazione franco-tedesca. Fresco di elezione, il capo dello Stato avrebbe allora chiesto «una sola cosa per la cerimonia: non bere champagne perché lo champagne è cosa da ricchi».
Uno schiaffo a Taittinger visto che cinquant'anni prima fu con una coppa in mano che il padre Jean - allora sindaco della città in cui la Germania nazista siglò la resa incondizionata nel '45 - accolse il cancelliere Adenauer e il generale De Gaulle.
Ma ora i tempi sono cambiati. All'Eliseo i ricchi approdano come sempre ma dissimulano come mai prima d'ora. Hollande in primis.
Arrivato alla poltrona più ambita presentandosi agli elettori come il candidato «normale» contro il presidente uscente bling-bling - cioè un Sarkozy che esibiva Rolex e sceglieva vacanze di lusso sullo yacht del milionario Bolloré - il leader della gauche, scalato il palazzo del potere, ha tentato subito di rispettare la promessa elettorale, cioè tartassare i ricchi. Voleva inseguirli con una maxi aliquota al 75 per cento sui redditi oltre il milione di euro ma quando è arrivata la clamorosa bocciatura del Consiglio costituzionale - che l'ha reputata iniqua - la tassa anti-Paperoni è tornata sì, eppure in versione parecchio edulcorata, cioè sulle imprese e non sui beneficiari dei mega-stipendi. Parentesi chiusa.
Aperta resta invece la questione ricchi, croce e delizia del presidente, che non ha finito di tormentarlo nella sua versione identica e opposta, cioè nella nuova questione indigenti. «Si è presentato come un uomo che non ama i ricchi ma in realtà non ama i poveri» ha raccontato la ex compagna Valérie Trierweiler dopo essere stata lasciata con un comunicato di 18 parole all'Agence France Presse. «Lui, uomo di sinistra, li chiama sdentati ed è fiero del suo humour», ha scritto ancora massacrandone tutta la carriera politica nel best-seller di vendetta Grazie per questo momento.
Hollande si è immediatamente premurato di negare: «I poveri sono la mia ragion d'essere, l'impegno di tutta la mia vita». Ma l'ex ha prontamente precisato chiudendo definitivamente ogni altro possibile duello verbale (o legale) sull'argomento: «Ho le prove e sono pronta a utilizzarle in caso di processo».
Ora è la volta dello champagne. Un altro sgambetto al presidente da chi si sente tradito, cioè i viticoltori di Francia. «Tassati e supertassati come se fossero un pericolo pubblico» - scrive Jean Nouailhac su Le Point prendendone le difese - sono loro ormai la Cenerentola di Francia. Impossibilitati a far pubblicità al prodotto di cui sono i primi esportatori al mondo e che ha portato nelle casse del Paese 7,6 miliardi nel 2012, i loro vini «controllati e supercontrollati come fossero prodotti da banditi e truffatori».
Fa rabbia sì, e ancora più rabbia fa che l'ex presidente Sarkozy dicesse di non bere vino e Chirac di non amare altro che la birra. Se poi ora Hollande demonizza lo champagne per strizzare l'occhio ai poveri, sembra davvero arrivato il momento per i viticoltori francesi di prepararsi a stappare le bottiglie per un nuovo inquilino all'Eliseo.
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