NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Spread in salita, borse in discesa, uno scenario che sembrava relegato ad altre stagioni della politica. Invece è realta. «La crisi sta tornando prepotentemente sui mercati», ammette Matteo Renzi, a Milano per l’Asia-Europe business forum, «O si va tutti insieme o non vince nessuno». Un invito che arriva a mentre infuriano le polemiche sulla manovra da 36 miliardi di euro varata dal governo. La bozza della legge finanziaria è stata inviata alla Commissione europea in attesa dell’esame delle prossime settimane. Il ministro Padoan e Renzi assicura: con Bruxelles «c’è un dialogo», e ci sono anche le coperture.
I TAGLI AGLI ENTI LOCALI
Ma l’accoglienza della legge di stabilità è tiepida. Le Regioni sono le prime tra gli organi di governo locale a farsi sentire dopo aver dato una prima scorsa ai dati. Basta fare i primi della classe a spese del prossimo, dicono i governatori. Nel caso specifico il prossimo dono Regioni, Province e Comuni, ulteriormente penalizzati dai tagli previsti nella manovra che ieri il premier ha illustrato a reti unificate. Parliamo di 4 miliardi per le Regioni, 1,2 per i Comuni, 1 miliardo per le Province. A fa infuriare il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, il fatto che i tagli siano stati inflitti soprattutto a loro, lasciando magari la possibilità di aumentare tasse locali e tariffe. Non il miglior modo di creare consenso.
GOVERNATORI SUL PIEDE DI GUERRA
Il ministro Padoan ieri in conferenza stampa l’ha ammesso: forse, a seguito dei tagli previsti dalla legge di stabilita, «le Regioni aumenteranno le tasse, ma i cittadini potranno valutare le decisioni dei loro amministratori». Oggi arriva la precisazione del titolare del Tesoro: il pressing sugli enti locali «non è a che aumentino le tasse, ma perché aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo». Ma i governatori sono sul piede di guerra.
IL PREMIER: LE REGIONI COMINCINO A TAGLIARE GLI SPRECHI
La risposta di Renzi non si fa attendere: «Una manovra da 36 miliardi e le regioni si lamentano di uno in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse #no alibi», replica piccato il premier su Twitter.
- Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anzichè minacciare di alzare le tasse #noalibi
- Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? è impossibile risparmiare su acquisti o consigli reg.?
- Incontreremo i presidenti di regione. Ma non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese
POSSIBILE CHE LE REGIONI AUMENTINO LE TASSE
È possibile che a fronte dei tagli previsti dalla Legge Stabilità le Regioni aumentino il prelievo fiscale. Lo ha detto il ministro dell’Economia. «Può darsi», ha risposto ad una domanda in merito, «ma accanto ad un prelievo c’è un a nuova destinazione delle risorse». Di certo, ha sottolineato Padoan, sulla spesa pubblica «ci sono ampi margini di miglioramento dell’efficienza» e sulla spending review «nulla è stato imposto».
matteo renzi pier carlo padoan
Quanto ai «tagli alle Regioni e agli enti locali - ha osservato - sono frutto di un dialogo aperto da tempo». «La pressione sulle regioni non è ad aumentare le tasse, ma ad aumentare l’efficienza della spesa, perchè i margini ci sono e margini più grandi di efficienza si ottengono dando gli stimoli giusti a iniziare dal governo», ha sottolineato ancora Padoan.
CHIAMPARINO: MANOVRA INSOSTENIBILE PER REGIONI
«La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria». Lo ha affermato il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, come già preannunciato oggi in un’intervista alla Stampa, chiedendo al governo un incontro urgente per raggiungere una soluzione di comune accordo.
matteo renzi pier carlo padoan
«Il Governo - ha dichiarato il governatore del Piemonte - fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità». Al taglio prospettato di 4 miliardi di euro, infatti, vanno sommati quelli decisi dai governi Monti e Letta pari a circa 1,750 miliardi: «Tagli insostenibili a meno che non si incida sulla spesa sanitaria o con maggiori entrate».
I SINDACATI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: TAGLI SCELLERATI
«La televendita del Presidente del Consiglio è l’ultima prova dell’incapacità di cambiare». Così Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa sulla legge di Stabilità, denunciando «tagli lineari scellerati», che «mettono in ginocchio i servizi pubblici»: «il risultato sarà un’altra ondata di tasse locali».
«Dal più giovane dei governi, la più vecchia delle politiche: chi non sa riorganizzare il welfare taglia i servizi pubblici», sottolineano in un comunicato unitario i segretari generali dei sindacati della Pubblica Amministrazione Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp), Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) e Benedetto Attili (Uil-Pa). «Uno spot che costerà carissimo agli italiani, un’operazione che scarica i costi della crisi economica soprattutto sugli enti locali - continuano i quattro sindacalisti - colpendo servizi ormai al collasso».
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