chiara francini

“I SINISTRI SONO PERSONE NATE RICCHE CHE VORREBBERO ESSERE POVERE PER SEMBRARE INTELLIGENTI” – L'ATTRICE CHIARA FRANCINI, GIA' COMPAGNA DI LICEO DI RENZI, A “CARTABIANCA” DISPENSA SCHIAFFONI AI “RADICAL CHIC”: “NON GLIENE FREGA NULLA DEL COMUNISMO, DI BERLINGUER. GLI INTERESSA SOLO APPARIRE DI SINISTRA” – DOPO LE POLEMICHE L’ATTRICE TOSCANA RINCARA LA DOSE: “IN ITALIA VEDO MOLTI ASSUMERE ATTEGGIAMENTI SOLO PER LA RICERCA DI UN RICONOSCIMENTO SOCIALE. SI DIVENTA 'MAITRE A PENSER SOLO SE..”

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Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per “il Corriere della Sera”

 

chiara francini

«I sinistri sono persone nate ricche e borghesi che vorrebbero essere nate povere per sembrare intelligenti. A loro interessa solo stare dalla parte giusta». […] L’attrice toscana Chiara Francini non la tocca certo piano. In poche, sapide, righe, traccia un profilo socio-antropologico di una figura tipica del teatro della politica nazionale che da giorni (dall’intervento martedì a Cartabianca su Rai3) infiamma le discussioni sui social.

 

«Non mi sarei mai aspettata tanto clamore. Io sono un’artista, non una politologa.

Ho solo fatto alcune riflessioni per amore della verità. Io sono affascinata dall’umanità, mi piace studiarla». A sinistra non saranno tanto contenti.

 

«Ai sinistri — scrive — non gliene frega assolutamente nulla del comunismo, di Berlinguer, degli operai, del lavoro, dei diritti, del teatro, delle minoranze, della cultura come strumento rivoluzionario di rivendicazione. Gli interessa solo apparire di sinistra e quindi dalla parte del giusto». Che legnate, Chiara.

chiara francini

 

[…] Se la prende con i «sinistri» perché è nata e cresciuta in una regione rossa.

«È innegabile, la mia terra ha quella storia. Lì sono cresciuta, lì ho potuto osservare i comportamenti che ho indicato nel libro».

 

Quali?

«Ho visto tanti benestanti fingersi poveri o dimessi, nel modo di vivere come di vestirsi, per conquistarsi un riconoscimento sociale e culturale. Perché sei qualcuno solo se dici di essere di sinistra».

 

La considera una forma di ipocrisia?

«Senza dubbio. È evidente che c’è distonia tra la propria condizione e la rappresentazione che si dà all’esterno. E quando indico i “sinistri” non mi riferisco solo a chi è di sinistra. Voglio puntare l’attenzione su una categoria sociale perché colgo molta opacità, molti tentativi di confondere le acque per poter essere sempre dalla parte giusta».

 

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Questo succede perché, come si denuncia dall’altra parte, in Italia vige un’egemonia culturale di sinistra?

«Può essere. Certo è che vedo molti assumere posizioni o atteggiamenti solo in funzione della ricerca di un riconoscimento sociale. Si diventa maître à penser solo se si sostengono certe tesi. E allora c’è chi si finge povero per ritenersi più intelligente e vicino al popolo».

 

Nel suo libro mette alla berlina i «sinistri» ma se la prende pure con i «mancini». Che differenza c’è?

«A costoro non interessa apparire poveri o colti, non gliene frega nulla. Basta che facciano un film o una serie tv di successo per ritenersi intellettuali di riferimento. Sono più cinici e disincantati degli altri». […]

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