DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
1.PD, CHITI A RADIO 24: "SE VOGLIONO MI CACCIANO. RISCHIO DI UN PARTITO PLEBISCITARIO E AUTORITARIO"
"Mi sento in un momento imbarazzante, non è normale quello che avviene nel partito. Il confronto su temi importanti non può avvenire mettendo sotto i piedi l'articolo 67 della Costituzione". Così Vannino Chiti, estromesso dalla Commissione affari istituzionali perché non allineato col partito sulle riforme, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio 24. Come si sente nel Partito?
"Io mi ci sento bene. Da questo partito se vogliono mi cacciano. Ho contribuito a realizzarlo, certo lo sognavo in un modo un po' diverso, penso che dovrebbe migliorare, ha una grande potenzialità come dimostra il 40%, ma non può essere un partito plebiscitario-autoritario. Vede quando Lotti parla dei 12 milioni di cittadini, i 12 milioni hanno votato per le Europee". Lo vede il rischio di una deriva plebiscitaria? "Se si dà un colpo alla rappresentanza e al ruolo dei gruppi parlamentari e si ritenesse che contano solo da una parte le primarie, dall'altra una sorta di centralismo autoritario allora il rischio lo vedo"
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2.BOSCHI: NON CI FERMIAMO PER DIECI SENATORI. PROCESSO VA AVANTI. INFONDATO CHE COSTITUZIONE VIOLATA
Da www.ansa.it
Tredici senatori del Pd si sono autosospesi dal gruppo parlamentare in seguito a quanto avvenuto sulle Riforme e sull'allontanamento di Corradino Mineo dalla commissione. Lo ha annunciato il senatore Dem Paolo Corsini in Aula a Palazzo Madama. I senatori autosospesi sono, afferma Corsini, "per ora, Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano".
"Se non ci spiegano, la solidarietà è spezzata". Così, conversando con i cronisti a Montecitorio, il senatore Corradino Mineo sottolinea il senso dell'autosospensione proclamata oggi da 13 senatori Pd dopo la sua sostituzione in prima commissione al Senato. "Vogliono nascondere i disastri" fatti sulle riforme, aggiunge Mineo ribadendo che da lui non c'è mai stata volontà di porre veti ma che, allo stesso tempo, Renzi "non può governare fino al 2018 facendo accordi ora con Fi ora con Calderoli".
"Il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori". Lo afferma il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi commentando con i cronisti a Montecitorio il 'caso Mineo'. Caso che, precisa, "è una decisione del gruppo. E da lì che, martedì in assemblea, arriveranno le spiegazioni". "Nessuno ha chiesto loro di autosospendersi. Dovranno essere loro a decidere se far parte del processo di riforme o fare una scelta diversa", ha spiegato il ministro Boschi a chi le chiedeva se c'è una via di uscita allo scontro con i 13 senatori dissidenti sulle riforme.
"13 senatori non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori e non possono bloccare le riforme che hanno chiesto gli italiani". Così Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza. "Ci aspettavamo 20 persone, sono solo 13. Mineo ha tradito l'accordo con il gruppo. Siamo un partito Democratico, non anarchico".
Corsini (Pd), fatta epurazione,violata Carta - Quanto avvenuto nel gruppo del Pd in occasione del dibattito sulle Riforme è stata "un'epurazione delle idee non ortodosse" ed è una "palese violazione della nostra Carta fondamentale. Chiediamo dunque alla presidenza gruppo Parlamentare un chiarimento". Lo dice il senatore del Pd Paolo Corsini in Aula a nome dei senatori autosospesi.
Scalia, 13 su 107 non possono avere potere di veto - "Cinque riunioni del gruppo a Palazzo Madama, due direzioni Pd, il voto di 11 milioni di elettori alle elezioni europee. Evidentemente tutto questo non basta ai 13 colleghi del Pd che si sono autosospesi per far valere un assurdo potere di veto contro le riforme del governo Renzi ". Lo afferma il senatore dem Francesco Scalia. "Chi parla di violazione dell'articolo 67 della Costituzione-aggiunge il parlamentare- dovrebbe ricordare che la composizione delle commissioni è decisa dai gruppi. La posizione di Mineo avrebbe leso il principio di maggioranza. I senatori democratici sono 107 e si sono più volte espressi a favore del disegno di legge costituzionale", conclude Scalia.
BERSANI E MINEO ALLA FESTA DEL PD DA YOUDEM
3.MUCCHETTI (PD), "EPURAZIONE DI CHITI E MINEO CONTRO LO SPIRITO DEL REGOLAMENTO DEL GRUPPO PD DEL SENATO E LA LOGICA"
"Il ministro Boschi e il Sottosegretario Lotti schierano 12 milioni di voti come se fossero 12 milioni di baionette contro i 13 senatori dissidenti del Pd. Non viene loro il dubbio di sparare con il cannone contro le rondini? La sproporzione della reazione nasconde la povertà degli argomenti". Lo scrive oggi sul suo blog il Senatore del Pd, Massimo Mucchetti.
Roberto Speranza e Massimo Mucchetti
Continua Mucchetti: "Che noia sentir ripetere sempre gli stessi ritornelli, mandati a memoria. Renzi, che si riserva il gusto della battuta, si propone come l’uomo dei voti contro i veti. Peccato che non voglia far votare ai cittadini il nuovo Senato, ma riservarne la composizione alle burocrazie dei partiti. Il generale Boschi e il colonnello Lotti, poi, non si rendono conto che l’epurazione dei senatori Chiti e Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali contrasta con lo spirito del Regolamento del Gruppo Pd del Senato e con la logica".
"Il regolamento, all’articolo 2, esalta il pluralismo interno e sulle questioni costituzionali garantisce la libertà di voto anche quando questo risulti difforme dalle deliberazioni dell’assemblea del gruppo. La logica chiede di rispondere al seguente quesito: che cosa accadrà in futuro quando dei senatori del Pd maturassero idee differenti da quelle del Capo e della sua maggioranza su qualche materia che il Capo ritenga rilevante? I dissidenti verrebbero spostati da una commissione all’altra?
Vi sembra seria l’epurazione continua? Già che ci siamo – viva la faccia – sarebbe più trasparente abolire del tutto l’articolo 67 della Costituzione. Nella post democrazia dei partiti proprietari o leaderistici, diventa un inutile orpello. Questo è quanto si può replicare a taluni seguaci del premier. Lui, invece, Matteo Renzi, può ancora felicemente sorprendere tutti costruendo un punto di equilibrio più avanzato senza impiccarsi ai suoi paletti". Così conclude il Senatore Mucchetti.
PARTITO DEMOCRATICO LA FESTA DOPO LE EUROPEE BOSCHI
4. MINEO: “COSÌ IO NON CI STO MILITARIZZANO TUTTO DECIDERÒ COSA FARE”
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
«Nessuno mi ha avvertito, mi chiedo a cosa serva, se a Renzi serva avere una commissione militarizzata...». Alla fine Corradino Mineo è stato rimosso dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, dove Renzi si gioca il tutto per tutto per l’abolizione del Senato. Mineo, democratico della corrente Civati, aveva mandato sotto il Pd sull’ordine del giorno che avrebbe dovuto accompagnare il testo del governo sulla riforma. Accadeva un mese fa. Per questo era stato chiamato dal capogruppo dem Luigi Zanda che lo aveva invitato ad avere senso di responsabilità, dal momento
che in commissione lo scarto tra maggioranza e minoranza è proprio di un voto. Mineo reagisce a caldo: «Non possono sostituirmi così, io non ci sto».
Mineo, ha già parlato con Zanda?
«Non ho parlato con nessuno, non ho avuto nessuna comunicazione ».
Ma scusi, come l’ha saputo?
«Me l’ha detto il collega Walter Tocci, che a sua volta l’aveva saputo da altri... Ripeto, non ho avuto alcuna comunicazione ufficiale».
Però era stato avvertito?
«Non so nulla, non mi hanno detto nulla, non comprendo. È un autogol, un errore politico, bisognava sbloccare la commissione per portare avanti le riforme. Come possono pensare il Pd e il governo di fare in questo modo dei passi avanti? ».
Cosa farà?
«Ci penso, vorrei vedere le motivazioni, dal momento che Zanda ancora non mi ha chiamato. A me sembra che la situazione sia grave ma non seria».
Non crede che questo scontro poteva essere evitato?
«Se Renzi avesse avuto la pazienza di starci a sentire, la riforma l’avrebbe portata a casa. Il governo non ha invece tenuto in nessun conto il dibattito parlamentare. Ci si è irrigiditi sul testo del ministro Boschi. Se non l’avesse fatto avrebbe incassato l’appoggio dell’opposizione, dei parlamentari 5Stelle e in particolare dei fuoriusciti grillini che hanno firmato i nostri emendamenti per il Senato elettivo. E avrebbe avuto il consenso anche di parte di Forza Italia».
Dopo la sostituzione di un altro dissidente da parte dei Popolari per l’Italia, ovvero Mario Mauro, lei continuava ad essere sempre l’ago della bilancia in commissione?
«Ma il punto è che non si può pensare di fare una riforma costituzionale 15 a 14, con un voto di scarto».
Ha definito il governo “dilettanti”?
«Può anche darsi che Maria Elena Boschi abbia capito di avere fatto un errore con quel testo. E quindi si prepari a una marcia indietro e abbia chiesto la mia testa in commissione come diversivo».
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