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CI RISIAMO: MARINA BERLUSCONI SI IMPUNTA CONTRO I “ROBIN HOOD” SALVINI E MELONI – DOPO LE REGIONALI, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO RIPARTITI ALL’ASSALTO DELLE BANCHE, PER FAR QUADRARE I CONTI DELLA MANOVRA, MA GLI ISTITUTI FANNO MURO: MESSINA E ORCEL RICORDANO AL GOVERNO CHE SONO LORO A TENERE BASSO IL RISCHIO ITALIA CON DECINE DI MILIARDI DI DEBITO. E LA FIGLIA DEL CAV., (FININVEST HA IL 30% DI MEDIOLANUM) SOTTO TRACCIA, È FURIOSA PER I SACRIFICI RICHIESTI AL MONDO DELLE IMPRESE (TRA EXTRAPROFITTI E IRAP)
ANTONIO TAJANI - G7 DEI MINISTRI DEGLI ESTERI IN CANADA
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
Raccontano i presenti che ieri sera Antonio Tajani ha attraversato i corridoi di Palazzo Chigi più volte.
Nel giro di poche ore nelle stanze stuccate che ospitano gli uffici della premier si sono svolti tre incontri separati: uno con l'Abi, l'associazione delle banche, un secondo con l'Ania, quella che difende gli interessi delle società assicurative, un terzo con Confindustria. Il leader di Forza Italia ha voluto essere presente a tutti e tre […]
Le elezioni regionali hanno prodotto un effetto perverso: il recupero del Carroccio in Veneto e il risultato non esaltante del partito della Meloni spingono i due partiti ad intestarsi i sacrifici alle lobby meno amate dagli italiani. Mentre il Parlamento affronta dettagli secondari, nel palazzo del governo si discute di Finanziaria come fosse settembre.
Il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti non vuole venir meno agli impegni di rigore presi con Europa e mercati, e così non gli resta che chiedere aiuto a loro. Fin qui il mondo delle imprese si è mostrato disponibile. Ha digerito l'aumento di due punti dell'Irap, convinto che fatto l'accordo l'asticella non si sarebbe alzata ancora.
MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
Non è andata così: i partiti vogliono rivedere l'aumento della cedolare secca sugli affitti, ammorbidire i requisiti delle pensioni per le forze di polizia, la Lega chiede una rottamazione più generosa delle cartelle esattoriali. I protagonisti che ora hanno deciso di dire basta sono tre.
Il primo - Carlo Messina - è uscito allo scoperto. Il numero uno di Intesa Sanpaolo, fin qui discreto sostenitore di Giorgia Meloni, dice: «Le banche si sono dette da subito disposte a dare una mano, ma questo non significa essere messi sotto scacco come sta accadendo da un paio di mesi».
MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI
Messina fa notare con qualche malizia di essere fra i principali detentori di debito pubblico italiano. L'amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel, ieri in Parlamento per una audizione, è ancora più esplicito: «Noi abbiamo oltre quaranta miliardi, più di qualunque altra banca nel Paese».
Un modo per ricordare che nonostante il trattamento riservato dal Tesoro nella mancata fusione con Banco Bpm, se l'emittente Italia gode di buona reputazione sui mercati lo si deve anche a lui.
Il terzo protagonista - quello silente - è Marina Berlusconi. L'erede prediletta del Cavaliere (e maggiore azionista di Mediolanum) non parla perché non vuole essere accusata di muovere i fili di Forza Italia, il partito di cui possiede debiti e fidejussioni. E però è la più furiosa: nessuno più di lei è contraria a togliere le castagne dal fuoco ad un governo abile nel manovrare il consenso, meno a scrivere la Finanziaria.
Durante il vertice a Palazzo Chigi Ania ha fra le altre cose sottolineato che l'aumento dal 2,5 al 12 per cento della polizza accessoria per infortuni al conducente rischia di finire a carico dei cittadini.
Chiunque in questi giorni abbia composto il numero di Palazzo Chigi per avere risposte si è sentito rispondere «parlate con Maurizio Leo», formalmente il viceministro alle Finanze, nei fatti colui al quale Giorgetti ha compiutamente delegato la gestione delle entrate.
E però questa volta a farsi carico della mediazione politica sembra essere il ministro del Tesoro leghista. «Farà lui una proposta», fa sapere una fonte bancaria, come se ci fosse scarsa fiducia in chi, con il pieno consenso della premier e del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, ha deciso di mettere alla prova la loro pazienza.
E così - questa una delle ipotesi - l'aumento dell'Irap potrebbe fermarsi al 2,25 per cento, con una franchigia da novantamila euro per tutelare le piccole banche. […] Nel frattempo il lavoro in Senato sulla Finanziaria si è pressoché arenato, e il voto in Commissione non inizierà prima del 9 dicembre. Se tutto andrà bene, il testo sarà in aula dopo il 15, con la prospettiva concreta che la Camera dei deputati debba approvare un testo a scatola chiusa. […]
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