1. IL CICLONE RENZI HA IN CALDO LA GUIDA DI ENI O ENEL PER L’AD DI LUXOTTICA, MANCATO MINISTRO, ANDREA GUERRA (CHE AVREBBE GIA’ CHIESTO IL PASSI AL CAIMANO) 2. A BORDO CAMPO SI SCALDANO COLAO E GUBITOSI MA C’E’ IL PROBLEMA DEI CURRICULUM 3. LA CRISI UCRAINA HA RESO ANCOR PIÙ COMPLESSO IL DEFENESTRAMENTO DI SCARONI, DA SEMPRE IN OTTIMI RAPPORTI CON PUTIN (E LA CAUTELA DI MERKEL E RENZI SULLE SANZIONI È UNA SPIA DELL’IMPORTANZA DEI RAPPORTI D’AFFARI CON IL REGIME PUTINIANO) 4. A PESARE SULLE PROSSIME NOMINE SARÀ ANCHE IL RUOLO DEI GRANDI FONDI D’INVESTIMENTO AMERICANI E LA CAPACITÀ DEL MINISTRO PADOAN DI COMBATTERE FINO IN FONDO CON PALAZZO CHIGI PER “TUTELARE IL PIÙ POSSIBILE IL VALORE DELLE PARTECIPAZIONI”. UNA FORMULA CHE SI RIPETE PARECCHIO NEI CORRIDOI DI VIA XX SETTEMBRE E SI TRADUCE PIÙ PROSAICAMENTE CON UN “NIENTE LOTTIZZAZIONI ALL’ARMA BIANCA”

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DAGOREPORT

I riflettori su di sé li ha accesi Andrea Guerra, due settimane fa, quando ha incontrato a Firenze l'amico Matteo Renzi e ha rifiutato un posto da ministro. Da quel giorno, l'amministratore delegato di Luxottica, è in pole position per una poltrona di vertice in quel che resta dello Stato padrone, a cominciare da Eni ed Enel.

Guerra, milanese, 49 anni, è un renziano della prima ora e ha sponsorizzato i meeting della "Rottamazione" della Leopolda. Sotto la guida sicura - e autoritaria - di Leonardo Del Vecchio, fa l'amministratore delegato di Luxottica dal 2004 e ha ottenuto risultati più che buoni.

Il gruppo veneto, leader mondiale degli occhiali, fattura ormai oltre sette miliardi di euro. Una montagna di denaro che però quasi sparisce al confronto dei flussi di cassa di Eni, dove una cifra del genere è l'utile operativo di un anno neanche dei migliori, o di Enel, dove sette miliardi li fatturano in un mese.

Sono confronti che non devono sembrare irrispettosi, perché sulla ricerca dei prossimi vertici delle principali controllate sono al lavoro da diverse settimane, per conto del Tesoro, una serie di cacciatori di teste. E tra le prime cose che si guardano sono i numeri. Anche se poi la politica, e Renzi più di tutti per natura, sono ovviamente liberi di fare di testa propria.

E i rumors dilagano nei palazzi romani. C'è chi afferma che il premier, in ogni caso, vorrebbe sostituire Paolo Scaroni con Andrea Guerra e il manager avrebbe già chiesto il via libera a Silvio Berlusconi, che con Renzi ha stretto patti ben più ampi di quanto comunicato ai fotografi.

Sulla risposta ottenuta, poi, circolano due versioni di segno diverso. Secondo la prima, il Cavaliere avrebbe offerto il lasciapassare, con l'ovvia garanzia che la pubblicità del Cane a sei zampe sia sempre generosa con le reti Mediaset. Ma c'è anche chi sostiene che Berlusconi per ora starebbe ancora difendendo la poltrona di Scaroni. Di tutto, di più.

Altro criterio che pesa sulle prossime nomine è quello della specializzazione. Il business energetico, come e più di tanti altri, ha una sua peculiarità e non è un caso che gruppi come il Cane a sei zampe da sempre si formino i manager in casa. Amministratori anche brillanti come Vittorio Colao, ad di Vodafone assai stimato dal premier, non è detto che possano facilmente portare la propria eccellente esperienza commerciale su prodotti e servizi di largo consumo nel mondo del petrolio e del gas.

Aggiungere infine che la crisi ucraina ha reso ancor più complesso il defenestramento di Scaroni, da sempre in ottimi rapporti con Putin (e la cautela della Merkel è una spia dell'importanza dei rapporti d'affari con il regime putiniano).

E sempre nell'ottica del mercato e dei grandi fondi d'investimento esteri - che sono presenti in forze nel capitale dei nostri colossi dell'energia - anche l'esperienza ai vertici di un grosso gruppo quotato in Borsa è un criterio decisivo per la scelta del capo azienda.

Caratteristica che manca, per esempio, a un altro nome sul tavolo di Renzie come quello di Antonio Gubitosi, direttore generale della Rai desideroso di nuove esperienze.

In ogni caso, la partita sulle nomine pubbliche è appena cominciata. Entro metà aprile l'azionista Tesoro dovrà indicare i propri nomi da mettere in lista per le assemblee di bilancio e sarà possibile apprezzare il grado di innovazione del primo governo Renzi. Non sarà facile scalzare personaggi di peso come Paolo Scaroni e Fulvio Conti, nominati dal centrodestra con il rito lettiano e ai vertici ormai da oltre un decennio.

E se Conti ha sempre scelto un profilo politicamente prudentissimo, Scaroni è invece stato assai vicino a Berlusconi, salvo lodare pubblicamente la spinta al cambiamento che oggi arriva dal sindaco fiorentino.

Nelle sue trattative con Berlusconi, il premier si sarebbe sostanzialmente tenuto le mani libere e starebbe appunto pensando a nomi di "rottura" e di immagine come Guerra e Colao. Dal fronte berlusconiano però raccontano una storia parzialmente diversa e fanno capire che invece un qualche accordo sulle nomine ci sarebbe eccome.

Ma il fatto che anche il patto sulla legge elettorale vacilli pericolosamente sotto i colpi degli alfanoidi fa temere che Renzie, all'atto pratico, possa dimostrarsi un giocatore inaffidabile.

In ogni caso, a pesare sulle prossime nomine sarà anche il ruolo - assolutamente informale - dei grandi fondi d'investimento e la capacità del ministro Padoan di combattere fino in fondo con Palazzo Chigi per "tutelare il più possibile il valore delle partecipazioni". Una formula che si ripete parecchio nei corridoi di via XX Settembre e si traduce più prosaicamente con un "niente lottizzazioni all'arma bianca".

 

GUERRA img MATTEO RENZIPaolo Scaroni and Vladimir Putin April jpegGUERRA img berlusconi scaroni della valle LUIGI GUBITOSI IN VERSIONE BLUES BROTHER ALLA FESTA DI DESIREE COLAPIETRO FOTO DA IL MESSAGGERO COLAO RENZI E PADOAN