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Angelo Mincuzzi per âIl Sole 24 Ore'
La procura di Milano vuole un doppio processo per Salvatore Ligresti. Il sostituto procuratore della Repubblica Luigi Orsi ha chiesto infatti il rinvio a giudizio del costruttore siciliano al termine delle indagini su due dei numerosi filoni d'inchiesta aperti da oltre due anni. L'ingegnere di Paternò è accusato di due distinti reati: corruzione e di aggiotaggio.
Nel primo filone d'inchiesta, accanto all'ex patron di Fondiaria-Sai, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio anche dell'ex presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, accusato di corruzione in concorso con Ligresti e di calunnia nei confronti dello stesso costruttore. Secondo Orsi, infatti, l'ex presidente dell'Authority di vigilanza sulle assicurazioni avrebbe omesso qualsiasi controllo nei confronti di Fonsai dal 2002 all'agosto 2010. Solo nell'ottobre di tre anni fa, in base a quanto scrive la procura nel capo di imputazione, Giannini dispose «in modo tardivo e inefficace» un'ispezione nella società di Ligresti. Controllo, peraltro, rallentato e ostacolato dallo stesso Giannini.
L'ex presidente dell'Isvap avrebbe tenuto un comportamento «contrario ai doveri d'ufficio» in cambio della promessa da parte di Ligresti di ottenere l'incarico di presidente dell'Antitrust. Secondo quanto hanno accertato le indagini, il costruttore di Paternò intervenne sull'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per caldeggiare la nomina di Giannini al vertice dell'Authority sui mercati, ma le pressioni non andarono a buon fine anche perché dopo pochi mesi Berlusconi fu costretto a dimettersi per lasciare il posto a Mario Monti.
Nell'altro filone d'inchiesta, Ligresti è accusato di aggiotaggio sulle azioni Premafin (la holding attraverso la quale la famiglia Ligresti controllava Fonsai) insieme all'uomo d'affari monegasco Giancarlo De Filippo e al fiduciario Niccolò Lucchini. Secondo Orsi, i tre avrebbero manipolato il valore di Borsa del titolo Premafin tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010.
Le operazioni di acquisto e di vendita dei titoli sarebbero state realizzate attraverso due trust domiciliati alle Bahamas (il The Ever Green Security Trust e il The Heritage Trust), che controllavano circa il 20% del capitale di Premafin. De Filippo era il trustee del fondo Heritage e l'asset manager dell'Ever Green Security Trust. Dietro ai due trust, secondo quanto accertato dalla Consob, si celava Salvatore Ligresti. Le operazioni furono attuate da Niccolò Lucchini.
Obiettivo della manipolazione del titolo sarebbe stato, secondo la procura, quello di sostenere le quotazioni Premafin a beneficio di due società dei Ligresti poi fallite, e cioé Imco e Sinergia, che avevano dato in pegno alle banche le azioni della holding in loro possesso. Una svalutazione dei titoli Premafin avrebbe infatti costretto le due società a fornire garanzie aggiuntive alle banche. Il gup Alessandra Clemente ha fissato l'udienza preliminare per il 21 marzo.
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