CIVATI O NON CI VA? LA SECONDA CHE HAI DETTO - IL ‘DISSIDENTE’ CIVATI SI INVENTA UN PARACULO “SÌ SFIDUCIATO AL PD, NON A RENZI’ - PIPPO, MA DOVE VAI? NON HAI NEANCHE I VOTI DI TUA MADRE E DELLA TUA COMPAGNA ‘CHE STA CON SEL’?

Roberto Scafuri per ‘Il Giornale'

No, non è da qui che ver¬ranno problemi al Renzi Pri¬mo. Non da Pippo, perché Pip¬po- Pippo ancora non lo sa. Non sarà Civati Giuseppe detto «il Vorreimanonposso» a pren-dere in mano bandiera, onore e sorti della sinistra. «Le insidie peggiori ora arrivano dal tran¬quillissimo Letta- cambia sche¬ma il placido leader monzese ¬- se lui si sente così a disagio è un problema personale, ma anche politico». Letta, però, non è né capopopolo né tipo da scissio¬ne e difatti nega. Alla fine del¬l'annunciato periodo sabbati¬co, subito dopo il voto di fiducia al governo, sparirà per trovare il modo di digerir rospi.

Non così Civati, ultimo dei mohicani restio a danzare con il lupo fiorentino,dopo che Cuperlo prima l'ha spinto a Palaz¬zo Chigi e ora, dice Pippo, «sba¬glia a dire che dovrebbe lascia¬re la segreteria». Civati è di altra pasta: anche lui della bit genera¬tion come Matteo, con il quale aveva fatto la prima Leopolda. Ma oggi tutto si mescola nel frul¬latore per miscele inattese, me¬lasse gelatinose molto al passo con i tempi.

Dunque: «Un Pd co¬sì è complicato da reggere» e «se usciamo noi si svuota». Pa¬role roboanti che fanno spera¬re. Ma il dubbio principale che Civati pone ai suoi Mille (non uno dei quali in camicia rossa) convocati a Bologna, viene de¬clinato senza finzioni in tutta la sua contorsione morettiana: «Se dovessi ascoltare l'assem¬blea dovrei votare la sfiducia. Ma è chiaro che se non si vota la fiducia si esce dal Pd. Si nota di più se rimaniamo nel Pd, anche se non è popolare... Però noi non siamo popolari».

Verità come oro colato. Il pro¬blema della sinistra civatiana (e non solo) è esattamente cen-trato: non è più popolare. Afflit¬ta dai dubbi, priva di salde ma¬trici socialiste, piuttosto pro-dotto di un'era antiberlusconia¬na, è ridotta ad avere un unico orgoglio da esibire: la bandiera dell'Ulivo prodiano (cosa che Civati per l'appunto fa).

Altro che socialismo o (orrore!) co¬munisti mangiabambini. I tren¬ta-quarantenni che affollano le Scuderie bolognesi («siamo più che alla prima Leopolda», gongola Pippo) miscelano poli¬tichese con strategie di giorna¬ta. Così Civati lamenta di non sentire Matteo da quindici gior¬ni e di no¬n aver ricevuto neppu¬re una telefonata per essere av¬visato in anticipo della propo¬sta ministeriale all'amica Lan¬zetta (e che diavolo, non si fa!). Però attacca il premier furiosa¬mente per aver trascinato il Pd in uno «schema di centrode¬stra». E, mentre Alfano è soddi¬sfatto e «noi facciamo esperi¬menti alla dottor Frankenstein, Grillo può vincere le elezioni». Il disagio, iperbolicamente e na¬turalmente, è «clamoroso».

Segue la conclusione logico¬razionale (?), che magari cerca di non dispiacere al monito arri¬vato di buon mattino da Bersa¬ni ( «La fiducia si vota, altrimen¬ti finisce il Pd»). E così Pippo: «Non vogliamo indebolire Ren¬zi, non vogliamo far cadere il go¬verno, scissione mai. Restiamo dentro e prepariamo il dopo Renzi. Proveremo ad aprire il Pd, a dialogare con Sel e la lista Tsipras. Però il ricatto che Mat¬teo ci ha fatto non è giusto...».

Un bimbo non avrebbe detto meglio. Nascerà un «nuovo cen¬trosinistra fuori dalle etichette», forse con gruppo al Senato (i sette di Sel più tre-quattro ci¬vatiani), poggiato su un'innova¬tiva formula di voto al governo.

«Sarà un sì sfiduciato - spiega ¬ma al Pd, non a Renzi». Un «sì» che, personalmente, Pippo alla Camera non sa ancora se dare, in quanto «mamma non ha rin¬novato la tessera del Pd e la mia compagna vota Sel». Per favo¬re, ridateci Baffone. Subito.

 

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