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SINISTRA FRATRICIDA – CIVATI AVVERTE RENZI: “LA LIGURIA SARÀ LA NOSTRA SCOZIA” – “QUESTO OCEANICO PARTITO DELLA NAZIONE RISCHIA DI NON PRENDERE NEMMENO IL 30%” – “LA PAITA SI È ALLEATA CON CHIUNQUE, SIAMO ALLE LARGHE INTESE”

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Ilario Lombardo per “La Stampa

 

Per Silvio Berlusconi è semplicemente l’ultima spiaggia, ma per Matteo Renzi è come la Gran Bretagna: «Allora io dico che la Liguria è la nostra Scozia» risponde Pippo Civati. Per capire di cosa stiamo parlando, serve un passo indietro. Dopo il voto inglese, Renzi azzarda un parallelismo tra le Regionali in Liguria e il Regno Unito dove il laburista Ed Miliband ha toppato, sconfitto da David Cameron.

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Renzi dimostra di aver letto l’editoriale di Tony Blair sul Guardian, in cui l’ex premier teorizza che la sinistra vince se guarda al centro. Per il suo epigono italiano è la dimostrazione che c’è una «sinistra masochista» che si oppone a quella riformista: Miliband è come Luca Pastorino che si candida «contro il suo stesso partito e Lella Paita non per vincere ma per far vincere il candidato di Berlusconi, Giovanni Toti».

 

Da Londra a Genova, anzi a Bogliasco, il borgo di cui Pastorino è sindaco. Seguendo il filo, Civati piuttosto preferisce paragonarsi agli scozzesi. Gli scozzesi di Nicola Sturgeon, che aggiornano il mito di William Wallace, quelli che hanno rotto gli schemi e un po’ anche le scatole ai Labour.

 

Così Pippo prova a rendere la Liguria terra di libertà e di riscatto, laboratorio di un progetto oltre il Pd: «Genova ha dato il nome ai jeans, a un tipo di vela e a tante altre cose – dice –. Spero sia di buon auspicio: l’operazione Pastorino può diventare il modello di ispirazione per quello che vorremmo fare dal 2 giugno».

 

«Un soggetto politico totalmente nuovo»: un partito, prima un gruppo al Senato anche con ex grillini. Un’alternativa al partito della Nazione. «Che poi – continua Civati – questo oceanico partito della Nazione, la Balena Bianca 2.0, in Liguria rischia di non prendere nemmeno il 30%». E qui torniamo alla sinistra masochista, e a Renzi che accusa Pastorino di voler far perdere Paita e il Pd: «L’argomento è poverissimo: il potente premier, il faraone d’Italia che si appella al voto utile fa tenerezza. Ma come? Prima ci considerava perdenti e inutili e adesso dice che senza di noi non vince?».

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Comunque vada, è indubbio che le aspettative sulla Liguria sono più alte che altrove. Qui si incroceranno i destini della sinistra, e quelli di due ex sodali, Pippo e Matteo, che 5 anni fa erano seduti uno accanto all’altro alla Leopolda, bramando di cambiare il Pd, e ora, in Liguria, si ritroveranno uno contro l’altro. Inutile girarci intorno, Genova non vale una messa: la mutazione genetica del Pd renziano è qui che verrà testata. Dove il Pd sfida il Pd.

 

Renzi e Civati sanno che se perdono, perdono tanto: il primo l’integrità del suo partito, il secondo l’occasione di lanciare la sua «cosa rossa». Per questo, Renzi salirà ancora due volte. Civati si fermerà per giorni. Il Pd pigliatutto, che si sta delineando nelle sue forme più degenerative in Campania, è in Liguria, per Civati, che ha mostrato il suo primo volto: «Un partito che è alleato con chiunque: stiamo assistendo alla trasposizione delle larghe intese in chiave locale».

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E anche a Genova, secondo Civati, andrà così. Di fatto si va verso una vittoria dimezzata, chiunque vinca: «Se vince Paita ci saranno le nuove larghe intese. E’ la linea di Renzi, che passa da Alfano e arriva a Verdini». Non sembra esserci una prospettiva di ricucitura post-voto: «Con la Paita abbiamo deciso di non allearci».

 

Piuttosto, guardano ai grillini. Chissà, forse con un governo di minoranza. Un altro esperimento: «In questo momento, su molti temi, mi pare ci sia più vicinanza con il M5S che con il Pd di Renzi-Paita. Ma chiedete a Pastorino, adesso sono io che faccio il suo braccio destro…».

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