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Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Carcere di Poggioreale, 3 settembre 2011, ore 10.28. Angela Devenuto entra nella sala degli interrogatori, risponde alle domande preliminari del cancelliere. E quando le chiedono se è sposata, verbalizza soltanto una parola: «Purtroppo».
Angela la conoscono tutti come Nicla, è la moglie di Gianpaolo Tarantini. «Nata il 27 dicembre 1977 a Bari», dichiara. Fino a due anni la sua vita era piena di amici, di soldi, di feste e di vacanze. Poi suo marito è finito sotto inchiesta per aver portato escort nelle residenze di Silvio Berlusconi, è stato anche in carcere.
E ai magistrati di Napoli che l'hanno arrestata per l'estorsione al presidente del Consiglio in concorso con suo marito e con Valter Lavitola, ha detto in lacrime: «Sono rimasta con lui per amore delle bambine, perché stava passando guai neri, ma lui mi aveva riempito di corna, mi aveva sputtanato in tutta Italia e in tutta Europa». Una settimana fa le hanno concesso i domiciliari. à tornata a vivere nella sua casa romana con le bambine, il cognato e la suocera. Il suo unico contatto con l'esterno è l'avvocato Alessandro Diddi. E proprio a lui Nicla affida la sua preoccupazione, che sfocia talvolta nella disperazione «per quello che potrà essere il nostro futuro».
Da settembre 2010 la famiglia Tarantini viveva con i soldi messi a disposizione da Berlusconi: 20.000 euro al mese, più altri versamenti extra, tutti rigorosamente in contanti. Nicla piange, dice che non sa come fare «perché adesso senza quei soldi che ci dava il Presidente come faremo a campare? Non riusciremo ad andare avanti, a fare più nulla. Lui ci aveva dato anche i 500 mila euro per avviare una nuova attività e invece è tutto finito, ora non abbiamo davvero più nulla».
Prima era diverso, lo ha raccontato lei stessa a verbale: «Il Presidente, che è una persona molto buona per come io l'ho conosciuto, disse che praticamente noi ci potevamo rivolgere a Valter per qualsiasi problema che era economico, quindi di vita, perché noi dovevamo mantenere noi, la famiglia di mio marito, tre famiglie e così iniziò».
I magistrati vogliono sapere come fa a sostenere che 20 mila euro al mese non erano sempre sufficienti, le ricordano che non aveva rinunciato ad avere due camerieri, e lei risponde: «Avevamo un sacco di debiti, nonostante mi fossi venduta l'impossibile... benzinaio, salumiere, a Bari di tutto di più. Che ne so, prima mio marito faceva tante cene, tante feste, c'erano conti assurdi tipo 30 mila euro alla rappresentante di vini, cose che tu puoi sostenere solo se hai un'azienda, ma se tu sei una persona che non ha lavoro ti devi solo suicidare... Quando non hai i soldi la gente non ti calcola più.
Quando li avevamo, avevamo i centralini telefonici eravamo invitati ovunque e tutti ci volevano, quando siamo caduti in disgrazia a noi la gente non ci guardava più in faccia... lo dissi al Presidente, "sono stanca"... Io mi sono dovuta vendere tutto, dai vestiti, gioielli, orologi, borse...».
Il marito ha rivelato che la scorsa estate aveva ottenuto 20 mila euro per una vacanza a Cortina. Lei dice di essere andata a palazzo Grazioli per chiedere altri soldi «almeno 5 mila euro, ma mi dissero che non era possibile». Dice che parlò «giù con Alfredo», il maggiordomo di Berlusconi, «disse guarda, non è possibile, in questo momento non ce li abbiamo. Risposi, grazie, per carità . Siccome era la prima vacanza che facevamo dopo tre anni, eravamo ospiti da questa nostra amica che prese casa vicino Cortina, non ho pagato niente, però chiaramente, si parte quattro persone, volevo far fare una bella vacanza alle bambine».
Poi le chiedono del suo legame con Lavitola, lei non si sottrae: «Io non avevo una relazione... io ero soggiogata mentalmente da Lavitola, pensavo che mi volesse bene e ci sono stati degli episodi, ma io relazione non la considero anche perché lui stava sempre all'estero, l'avrò visto sì e no venti volte in tutta la mia vita... con me si era eretto a uomo fighissimo e io fragile, eppure non sono una cretina, ci ero cascata come una pera».
Nega con decisione che Tarantini potesse accettare il patteggiamento nel processo di Bari per evitare la pubblicazione di verbali e intercettazioni «perché poi, scusate - dice rivolgendosi ai pubblici ministeri - per quanto il Presidente ci abbia mantenuti e per quanto affetto ci può essere, mio marito pensa al culo suo, tiene una famiglia e dei figli».
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