DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
La macchina di governo non va, o almeno non va come Meloni vorrebbe che andasse. È vero che la legislatura è iniziata in modo anomalo, che l’esecutivo non ha avuto nemmeno il tempo di giurare e si è trovato a dover varare in poche settimane la Finanziaria. Che insomma non c’è stato nemmeno il tempo del rodaggio: la concitazione degli eventi ha costretto Palazzo Chigi a prendere decisioni non facili, adottando provvedimenti urgenti e costringendolo in alcuni casi a fare retromarcia.
MATTEO MESSINA DENARO MEME BY CARLI
Ma dopo l’abbrivio dei primi mesi l’alibi non regge più e peraltro la premier — ossessionata dall’idea della perfezione — non intende usarlo come scudo. Perciò vuole «cambiare modello», immaginando — racconta una fonte molto autorevole — «meccanismi idonei per un maggiore coordinamento» tra i ministri. E anche lei si è messa in discussione, siccome «abbiamo dato all’esterno la sensazione che voglia fare tutto da sola. Non è così, ma è così che appare».
Ecco la riflessione che ha spinto l’altro ieri Meloni in Consiglio dei ministri a invitare la sua squadra di governo a ridurre l’uso dei decreti legge e privilegiare l’adozione dei disegni di legge.
[…] Non è un problema di contrasti all’interno dell’esecutivo e nemmeno di relazioni con gli alleati che provano a intralciare il passo. Dietro la scelta tecnica c’è un tema politico: se l’obiettivo di Meloni è consolidarsi a palazzo Chigi (e nel Paese), va intanto smentita con i fatti e gli atti quell’immagine naif che sta accompagnando la narrazione del suo gabinetto dall’esordio.
E allora è necessario un uso più accorto del rapporto con i media — tema sul quale la premier si è già fatta sentire con alcuni ministri — e soprattutto «un’azione ordinata di governo», come sottolinea uno dei suoi maggiori rappresentanti. Traduzione dal politichese: evitare la confusione.
SALVINI BERLUSCONI MELONI MEME NATALIZIO
[…] Quanto sia delicato il tornante lo si intuisce dalla crisi del rapporto tra Forza Italia e Lega, già incrinato nei giorni della formazione del governo. Staccati nei sondaggi e alla ricerca di consensi, i due partiti hanno preso a farsi la guerra, al punto che in Lombardia l’assessore azzurro Rizzi è passato all’ultimo momento con il Carroccio. Che l’ha subito candidato.
Un vero e proprio affronto. «Salvini — dice uno dei maggiorenti forzisti — aveva garantito che non sarebbe successo. Berlusconi se l’è segnata al dito». Tanto che il Cavaliere in questi giorni non ha mai dato il suo endorsement alla riforma dell’Autonomia. È la fine dell’asse su cui aveva puntato un pezzo di Forza Italia. È l’anticipo di un definitivo mutamento della coalizione. Anche per questo Meloni deve organizzare meglio il suo governo. Perciò vuole «cambiare modello».
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