
DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO…
COME DAGO-DIXIT, GIORGIA MELONI CERCHERÀ DI OSTACOLARE LA LISTA ZAIA IN OGNI MODO. LA DUCETTA NON MOLLA L’OSSO DELLA CONQUISTA DEL VENETO E SALVINI, DAVANTI A QUESTA TIGNOSITA', SI RIAVVICINA AL “DOGE”: “SE IL CENTODESTRA SI DIVIDE FA UN ERRORE CLAMOROSO. SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA. LA LEGA HA 161 SINDACI E 1200 AMMINISTRATORI LOCALI IN VENETO, POTREMO PRENDERE PER MANO QUESTA REGIONE” – SE LA PREMIER IMPORRÀ IL SUO CANDIDATO (IL FRATELLONE D’ITALIA LUCA DE CARLO O RAFFAELE SPERANZON), SI RITROVERÀ UN LISTONE ZAIA CHE DRENERÀ I VOTI DI FDI E LEGA, ELEGGERA' MOLTI CONSIGLIERI IN REGIONE, COMMISSARIANDO DI FATTO IL FUTURO GOVERNATORE MELONIANO…
DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)
IL NERVOSISMO DI SALVINI “ROMPERE IN VENETO UN ERRORE CLAMOROSO”
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
matteo salvini alla versiliana 2025 3
[…] Matteo Salvini […], arrivando al parco della Versiliana, non vuole commentare «i giudizi di altri colleghi». Ma di fronte al piano di occupazione di Gaza replica stizzito a chi gli chiede se sia necessario frenare le mire di Netanyahu: «Bisogna fermare i terroristi. Stiamo parlando della necessità di eliminare con qualsiasi mezzo i terroristi di Hamas».
Quando arriva sul palco c'è tutt'altra atmosfera. Affronta in un rapido passaggio l'incontro tra Trump e Putin, al quale, dice, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen «al massimo può servire da bere».
Frase nella quale alcune signore in platea vedono una nota di sessismo e sbuffano infastidite, ma la maggioranza del pubblico è "amica". C'è aria di regionali, che qui in Toscana si terranno a ottobre, e infatti sono accorsi in gran numero i parlamentari del territorio, i consiglieri regionali e comunali, aspiranti candidati e simpatizzanti.
C'è il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo, che è qui in villeggiatura, e spunta anche il candidato in pectore del centrodestra Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia di Fratelli d'Italia. […]
«Se stiamo qua ad aspettare altro tempo, ci troviamo a mangiare le castagne prima di aver scelto il candidato». Sa però che «gli accordi si fanno tra tanti, non decido da solo». Ma vuole correre. «Le liste della Lega sono pronte». E Tomasi, aggiunge, «per me potrebbe essere un ottimo governatore, candidato già domani mattina».
Invece bisogna aspettare che si sblocchi l'intesa con gli alleati sul Veneto. Il governatore uscente Luca Zaia avverte che nella sua Regione tanti leghisti vorrebbero correre da soli. Messaggio che ha un solo destinatario: Giorgia Meloni. E Salvini prova ad alzare anche lui il pressing sullo stesso tema. Lo fa usando una vecchia formula della politica. Dice: «Se il centrodestra si divide fa un errore clamoroso».
L'ipotesi di spaccarsi viene formalmente allontanata, ma nello stesso momento eccola lì, improvvisamente materializzata sul tavolo della premier. Offre quindi alcuni numeri, a riprova della forza del suo partito sul territorio: «La Lega ha 161 sindaci e 1.200 amministratori locali. Penso potremo prendere per mano questa straordinaria Regione».
alessandro sallusti matteo salvini versiliana
Un modo per far capire che la minaccia di andare divisi non poggia sul nulla. Lo ribadisce anche Zaia, quando fa sapere che senza di lui magari si vince, ma si vince male. E anche qui viene spiegato che la legge elettorale regionale veneta prevede 30 consiglieri su 50 se la coalizione si assesta tra il 40 e il 60%, e ancora meno sotto il 40%.
Niente a che vedere coi 43 consiglieri su 50 che il centrodestra può contare oggi grazie all'exploit delle ultime Regionali, quando si è superata agilmente l'asticella del 60% facendo scattare il proporzionale. Un'infornata che ora sembra difficile poter ripetere. Quasi impossibile senza una lista Zaia. Dentro Fratelli d'Italia scrollano le spalle.
Alberto Stefani matteo salvini luca zaia - festa per l autnomia a montecchio maggiore
Quei numeri, dicono, «sono la fotografia di una situazione del passato. Non è più così da un bel pezzo». […]
VENETO, DESTRA NEL CAOS SALVINI: A NOI IL CANDIDATO E FDI BOCCIA LA LISTA ZAIA
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Tutto fermo. Nessun vertice tra alleati è alle viste per provare a uscire dalla palude veneta in cui il centrodestra è sprofondato e annaspa, ormai da settimane.
Giorgia Meloni è in vacanza in Grecia, comunque con la testa al vertice in Alaska fra Trump e Putin, mentre Luca Zaia ha già detto come la pensa e ieri lo ha ribadito: serve una sua lista civica per «portare voti» e confermare alla coalizione la regione da lui guidata per quindici anni.
Specie nel caso in cui FdI avesse insistito nel rivendicarla per sé. Esattamente la condizione posta un mese fa, nel faccia a faccia con la presidente del Consiglio. Che tuttavia ha sempre respinto la richiesta al mittente.
Per una ragione, essenzialmente: anche se alla fine sarà lei a vincere la sfida con Matteo Salvini — ovvero a imporre la candidatura di uno fra Luca De Carlo e Raffaele Speranzon — chiunque diventerà presidente in Veneto si troverà di fatto commissariato dall'esercito del governatore uscente. La cui messe di consensi rischia non solo di svuotare FdI, oltre alla Lega, ma pure di condizionare con la forza dei numeri la maggioranza a Palazzo Balbi.
MATTEO SALVINI IN VERSIONE STUDIO GHIBLI
Il problema è che ora, ad avere il manico del coltello in mano, è proprio il Doge. Il quale, dopo molte titubanze, è riuscito a portare dalla sua parte il segretario federale: […] Salvini si è infatti convinto che il marchio Zaia può essere «un valore aggiunto». Come ha ribadito ieri, ospite alla Versiliana. […]
«Squadra che vince non si cambia», la premessa, dettata dallo schema seguito negli altri territori: «Come non si cambia nelle Marche e in Calabria, con Acquaroli e Occhiuto, così si fa in Veneto dove la Lega non è che ha cinque sindaci, ne ha 161 e 1.200 amministratori locali, penso che potremo prendere per mano questa straordinaria regione».
Per poi benedire il simbolo intestato a Zaia: «Più i cittadini hanno libertà di scelta e meglio è, più liste ci sono e meglio è, ma siamo una coalizione», si affretta a precisare, non posso decidere io chi si candida in Puglia, in Toscana o in Veneto».
Ci vuole un accordo, è il sottinteso: «Il valore aggiunto del centrodestra è la compattezza», scandisce Salvini, «dividersi sarebbe un errore clamoroso: se stiamo uniti i compagni non governano per i prossimi 30 anni». Un messaggio ai naviganti che, sebbene mitigato, sembra una minaccia.
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Accolta dal gelo degli alleati. «Sarà il futuro candidato presidente a decidere quali sono le liste che lo sosterranno», chiude il meloniano Speranzon, in corsa per il post-Zaia. In sintonia con l'altro nome in pole, il collega senatore De Carlo, che è anche coordinatore regionale: «L'assetto che la Lega vuol darsi per affrontare le prossime regionali non riguarda Fratelli d'Italia: potremmo eventualmente occuparci della lista del presidente solo nel caso in cui il presidente fosse espressione nostra».
Se non è una porta sbarrata, le somiglia molto. Dopodiché «se la Lega vuole dividere i voti con una lista Zaia, no problem», avverte ancora De Carlo: «È però un'anomalia trovare una lista guidata da una persona che non è candidato presidente», svela l'ordine di scuderia diramato dalla premier.
«Se in FdI avessimo un fuoriclasse come Zaia, lo candideremmo nella nostra lista». […]
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