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Giacomo Amadori per “la Verità”
L’uomo più ricco dell’opposizione (si fa per dire) in Parlamento è Matteo Renzi.
Nel 2021 avrebbe guadagnato nientepopodimeno che 2,6 milioni di euro. Ieri sul sito del Corriere della Sera si leggeva che l’ex premier avrebbe «fatto il pieno grazie alle conferenze in giro per il mondo, dopo il blocco per la pandemia» che aveva fatto crollare la dichiarazione dei redditi per il 2020 a 488.000 euro.
Quello del 2021 è un vero exploit se si considera che per il 2018 il senatore di Italia viva aveva denunciato un imponibile di circa 800.000 euro e per il 2019 di poco superiore al milione. Sono ormai lontani i tempi degli stipendi risicati, dei mutui pagati a fatica e delle polemiche per l’acquisto di una villa da 1,3 milioni di euro, comprata utilizzando un prestito di 700.000 euro, un «buffo» rapidamente ripianato grazie a un contratto di pari valore con la Arcobaleno 3 di Lucio Presta per presunte prestazioni televisive che gli sono valse un’accusa di finanziamento illecito.
Noi per primi avevamo iniziato a scavare nell’attività di conferenziere dell’ex sindaco di Firenze, a partire dall’ottobre del 2018, quando intervistammo la donna che lo aveva lanciato nel mondo degli oratori a gettone sul sito Celebrityspeakers.it. La napoletana Marina Leo ci aveva spiegato che in quel momento ingaggiarlo costava 20.000 euro. E all’epoca Renzi era primo ministro uscente e segretario del Pd.
Con quel tipo di tariffa per incassare 2,6 milioni di introiti, considerando anche lo stipendio da senatore, il nostro avrebbe dovuto fare il relatore in almeno 120 convegni ogni anno. Considerando un giorno per il viaggio di andata, uno per l’intervento e uno per il ritorno, ecco che Renzi avrebbe dovuto impegnare tutto il calendario annuale, domeniche e feste comandate comprese.
Sul suo profilo Linkedin erano indicati 25 eventi tra il maggio 2018 e il novembre 2019 (data dell’ultimo aggiornamento presente sulla pagina), insomma un numero del tutto insufficiente a incamerare somme come quelle dichiarate unicamente con le conferenze. Evidentemente Matteo non fa solo l’oratore e questo ci era già abbastanza chiaro.
In effetti nemmeno il suo biografo autorizzato sul Corriere della Sera ha scritto nel pezzo che gli emolumenti arriverebbero solo dagli speech.
MATTEO RENZI – INTERVISTA CON BIN SALMAN
È stato più sfumato: «Ora i viaggi in giro per il mondo, dalle Bahamas agli Emirati arabi passando per le capitali europee, sono ripartiti, assieme agli affari privati del senatore di Firenze […]. Solo nelle ultime settimane, il personalissimo tour d’affari dell’ex presidente del Consiglio ha toccato - e non per forza in quest’ordine - Tokyo, Atene, Miami, Riad, le Bahamas, Zurigo, Londra, Bangkok, Cipro. Tre continenti su cinque, con viaggi e fatture che nell’ultimo mese e mezzo hanno fatto decollare il fatturato di Renzi».
Che evidentemente punta a sfondare il muro dei tre milioni. Ma il già citato biografo ci fa pure sapere che il fu Rottamatore, bontà sua, ha rinunciato, per dare «un segnale», ai rubli della discussa Delimobil, società di car sharing russa dal cui board il giorno dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina. «L’accordo prevedeva un milione di stipendio» e Matteo «si è, però, dimesso, rinunciando a quasi tutti gli emolumenti ancora non percepiti: 880 mila euro» si legge nell’articoletto. Quindi almeno 120.000 euro provenienti da Mosca dovrebbe averli incassati.
La Delimobil, con sede nella capitale russa, nell’autunno del 2021 era in procinto di sbarcare a Wall Street e proprio dai documenti della quotazione era riportato il compenso complessivo per i consiglieri: 83 milioni di rubli, circa un milione di euro, da dividere in nove. Adesso sappiamo che quei soldi erano praticamente tutti per Renzi.
matteo renzi mohammed bin salman 1
Prima della rottura da Italia viva avevano fatto sapere che il loro caro leader era «molto felice di collaborare all’attività della società Delimobil» e che stimava il socio di riferimento, il quarantasettenne napoletano Vincenzo Trani. Dunque Renzi non fa solo il conferenziere. A settembre il quotidiano Il Domani aveva rivelato che l’estate scorsa l’ex primo ministro aveva partecipato ad Atene a un incontro riservato organizzato dal suo amico il principe saudita Mohamed bin Salman.
Tra i presenti anche Eva Kaili, l’allora vicepresidente dell’Europarlamento successivamente arrestata nel cosiddetto Qatargate. Il primo ministro albanese Edi Rama, presente al summit, spiegò: «Sono andato ad Atene perché Mbs è un amico, e perché ha la grande ambizione di portare energia elettrica prodotta con pannelli fotovoltaici in Arabia Saudita verso la Grecia, verso i Balcani, e poi l’Europa: sarebbe una risorsa eccezionale per sostituire il gas russo, e più in generale gli idrocarburi. Perché Renzi era lì? Mi è parso molto dentro al progetto di Bin Salman di esportare verso l’occidente dell’energia solare saudita».
mohammed bin salman e matteo renzi il murale a roma 1
Una segnalazione di operazione sospetta del dicembre 2021 e pubblicata da alcuni quotidiani a febbraio aveva evidenziato una serie di bonifici da 8.333 euro inviati all’ex premier dalla ditta cinese «Matteo relazioni pubbliche internazionali limited», controllata da un’altra società cinese, la Ciao international public relations Beijing Co., Ltd che controlla un think tank nel Paese del Dragone e che sarebbe entrata in contatto con Renzi per il tramite della Leo, presentata nel 2019 dai media cinesi come «assistente» dell’ex premier.
Ma quei pagamenti mensili non sarebbero per le conferenze, bensì per una non meglio specificata consulenza, come ci ha confidato l’anno scorso la Leo. Che aggiunse: «Non posso andare oltre. Faccia lei le sue verifiche».
Sicuramente Renzi in Cina ha partecipato a eventi organizzati dal governo come l'International leaders summit di Pechino e si è fatto promotore di partnership in questo e quel settore. Nella segnalazione era anche quantificato per la prima volta il peso economico dei rapporti con bin Salman. In quella Sos erano elencati un bonifico da 570.000 euro della Royal commission for Alula e un altro da 66.000, equivalente al gettone per un posto da consigliere nel board della fondazione Future investiment initiative.
Nell’aprile del 2021 l’ex capo del governo aveva confermato di aver firmato un intervento «per promuovere gli interventi di rilancio dell’antica città araba di Alula, patrimonio Unesco» e di essere entrato «nel board della Commissione reale per Alula, presieduta direttamente dal principe Bin Salman».
LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE
Nella dichiarazione sulla sua situazione patrimoniale depositata in Parlamento Renzi ha indicato come beni immobili a lui intestati metà della villa di Firenze, un quarto della nuda proprietà della casa e dei terreni dei genitori a Rignano sull’Arno, due auto del 2018 (una Land Rover RR Sport e una Mini Cooper Sd Sport) e le quote della sua società, fondata nel 2021, la Ma.re. consulting, di cui è socio unico ed amministratore. La ditta, però, non è ancora decollata.
Il bilancio del 2021 è stato chiuso con un desolante fatturato di 0 euro e una perdita di esercizio di 1.145 euro. L’assemblea per approvarlo si è svolta nella casa-ufficio di Renzi vicino a piazza di Spagna ed è intervenuto come segretario l’amico avvocato Francesco Bonifazi. Nel verbale si legge: «L’assemblea dei soci all’unanimità delibera di approvare il bilancio […] e di portare a nuovo la perdita dell’esercizio […] la quale risulta essere inferiore a un terzo del capitale sociale». Per fortuna di Renzi, all’estero, gli affari procedono decisamente meglio.
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