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COME ‘GIORNALE’ E ‘FATTO’ SBEFFEGGIANO IL LIBRO DI FRANCESCHINI - MASCHERONI: ‘DELL’OPERA DEL MINISTRO DELLA CULTURA CI ERANO SFUGGITI GLI ECHI DI FELLINI. LE ATMOSFERE DI OLMI. IL TOCCO DI LELOUCH, PER FORTUNA CE LI RICORDA IL ‘CORRIERE’’ - PADELLARO: ‘SE UN FAMOSO CRITICO STRONCATORE PARAGONA FRANCESCHINI A BORGES, LUI ARROSSISCE E SI ARROVELLA SU QUEL CERTO CONTRIBUTO MINISTERIALE RICEVUTO DAL CRITICO PER LA SUA MERITORIA FONDAZIONE’

1. SE IL «CORRIERE» ASSEGNA IL NOBEL A FRANCESCHINI

Luigi Mascheroni per ‘il Giornale

 

LIBRO DARIO FRANCESCHINI DISADORNALIBRO DARIO FRANCESCHINI DISADORNA

Gli echi di Fellini. Le atmosfere di Olmi. Il tocco di Lelouch... Dobbiamo confessarlo, e fare ammenda. Sfogliando il nuovo libro di Dario Franceschini, la raccolta di racconti Disadorna, ci erano sfuggite le profonde implicazioni letterarie, i diversi livelli di lettura, la ricchezza di citazioni implicite del testo...

 

Per fortuna ce le ha svelate, tutte, ieri, il Corriere della Sera, recensendo l'ultima opera (ultima in ordine di tempo, speriamo sia solo un nuovo capitolo di una lunghissima serie) del nostro ministro per i Beni culturali, ferrarese, pubblicato dalla casa editrice La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, ferrarese, e che sarà presentato sabato (a Ferrara) dalla giornalista televisiva Daria Bignardi, ferrarese. Può succedere.

 

E bene ha fatto l'ottimo collega (la prima firma del quotidiano di via Solferino in materia di Beni culturali, dicastero del quale - può succedere - lo scrittore Dario Franceschini è titolare), segnalare il valore di una raccolta di storie brevi che «mette insieme destini minimi e in sospeso», in una parola «la vita»: venti micro-racconti «che hanno la capacità di sorprendere chi legge, di prendere in contropiede».

 

dario franceschinidario franceschini

E bene fa, il critico, a segnalare tutte le allusioni e le reminiscenze letterarie dei racconti: qui «una traccia felliniana», là un personaggio che «Mario Monicelli avrebbe amato», lì «un retrogusto di on the road», qua «una sequenza strappata a Lelouch». Del resto quando nel 2007 l'autore pubblicò il romanzo La follia improvvisa di Ignacio Rando (Bompiani), l'Unità, il Corriere della Sera e Vanity Fair osarono qualcosina in più, e fecero il nome di Gabriel García Márquez per quel tocco di «realismo magico» ambientato tra le nebbie padane... Allora Franceschini non era ancora ministro, e quindi la critica poteva permettersi un maggiore distacco dall'opera.

 

Per quanto - mette in guardia il giornalista del Corriere della Sera, ricordando i successi editoriali di Franceschini in Francia - «parlare dell'opera letteraria di un politico, nel nostro sospettoso e sarcastico Paese, è sempre un'impresa rischiosa». E giustamente: ma perché mai trattenere l'entusiasmo verso l'opera di uno scrittore che, incidentalmente, è anche uno dei ministri più potenti della Repubblica e, come da voci che si rincorrono da mesi, prossimo possibile premier?

 

LUIGI MASCHERONILUIGI MASCHERONI

«Sarebbe giusto - conclude la recensione - che un lettore fingesse di essere francese, dimenticando il peso politico di Franceschini, per formulare un giudizio sereno, non inquinato dai veleni del Palazzo e del Potere».

 

Giusto, giusto! Ed è proprio con giudizio sereno - lo stesso che ci spinge a inserire una nuova triade nel canone dei classici italiani, dopo Dante-Petrarca-Boccaccio, Machiavelli-Ariosto-Tasso, Alfieri-Parini-Foscolo, Verga-D'Annunzio-Pirandello, la «corona» Veltroni-Scalfari-Franceschini - che salutiamo con entusiasmo, se possibile ancora maggiore del Corriere della Sera, questo fortunato incontro, del tutto fortuito, forse da Nobel, tra letteratura e politica.

 

 

2. SENTIRSI BORGES ESSENDO FRANCESCHINI

Antonio Padellaro per ‘il Fatto Quotidiano’

 

jorge luis borges   jorge luis borges

Se io fossi lo scrittore Dario Franceschini (purtroppo non ho questa fortuna) scriverei un racconto con protagonista un ministro che pubblica racconti in forma di libro con prestigiosi editori. Ma è tormentato dal dubbio che le encomiastiche recensioni (intere paginate sulle più autorevoli testate) siano dettate più dal suo essere ministro che dal suo talento di scrittore.

 

Un amaro retrogusto che lo coglie nei momenti che dovrebbero essere i più lieti per lo scrittore che vede riconosciuta la sua arte.

Ma non per l' uomo di potere che scruta sospettoso i suoi aedi.

 

Per esempio (seguiamo il filo della pura fantasia s' intende), durante l' affollata presentazione in una prestigiosa libreria il famoso critico (in genere implacabile stroncatore) di fronte a cotanta forma espressiva non esita a citare Borges e García Márquez, tra i sorrisi ammirati delle signore. Mentre però lo scrittore arrossisce lusingato, accade che il ministro si arrovelli su quel certo contributo ministeriale (lavoriamo d' immaginazione) ricevuto dal cerbero per una qualche sua meritoria fondazione. Basta.

 

Per divincolarsi dall' angoscioso dilemma, lo scrittore decide allora di eliminare il ministro (tranquilli è una finzione letteraria) e di firmare il suo nuovo romanzo con lo pseudonimo Francesco Dari. Onde mettere alla prova il prestigioso editore, il favorevole recensore, l' entusiastico cerbero e le dame adoranti.

 

antonio padellaro (3)antonio padellaro (3)

Purtroppo, non essendo io uno scrittore (e neppure un ministro) non riesco a trovare un finale convincente e lascio l' incombenza al ministro-scrittore Dario Franceschini augurandogli per il suo nuovo libro, Disadorna, i migliori successi di pubblico e di critica (questi ce li ha già).

 

Ricorderei infine la frase attribuita a Massimo D' Alema (pure lui autore) quando gli chiesero se avesse letto l' ultima fatica del ministro-scrittore (e molte altre cose ancora) Walter Veltroni, accolta, ça va sans dire, dal favore della critica. "Non ho tempo", sarebbe stata la risposta, "devo finire di leggere Borges e Márquez".