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Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
Entro la fine della prossima settimana il faccendiere Valter Lavitola, tuttora latitante all'estero, potrebbe tornare a essere un uomo libero. La Procura di Bari ha deciso di non chiedere il suo arresto per il reato di induzione a dichiarare il falso, come invece avevano sollecitato i giudici del Tribunale di Napoli.
à la mossa a sorpresa nell'inchiesta sul versamento di soldi dal presidente Silvio Berlusconi all'imprenditore Gianpaolo Tarantini, di cui lo stesso Lavitola era diventato mediatore. Nel documento trasmesso ieri mattina al giudice dell'indagine preliminare, il procuratore aggiunto Pasquale Drago avrebbe evidenziato l'assenza di esigenze cautelari, pur ritenendo di dover continuare gli accertamenti sulla vicenda.
E dunque nei prossimi giorni dovrà valutare la posizione del presidente del Consiglio che - come sottolineato dal collegio partenopeo - avrebbe pagato Tarantini purché non rivelasse che le ragazze reclutate per le sue feste erano escort. E anche per tenerlo «sotto controllo», visto che per oltre sette mesi si erano frequentati con assiduità .
La vicenda nasce il 30 agosto scorso, quando i pubblici ministeri di Napoli ottengono l'arresto di Tarantini, di sua moglie Nicla e di Lavitola per estorsione nei confronti del premier. «Pretendevano soldi per mantenere una condotta processuale che non lo danneggiasse a livello giudiziario e mediatico e hanno ottenuto più di 300 mila euro diluiti in un anno oltre a un unico versamento di 500 mila euro del quale Lavitola ha tenuto la maggior parte», è l'accusa.
Venti giorni dopo, quando i difensori degli indagati chiedono la remissione in libertà , il giudice delle indagini preliminare ordina di trasmettere il fascicolo per competenza a Roma perché, spiega, «gli accertamenti condotti nell'ultimo periodo dimostrano che i versamenti sono avvenuti nella capitale».
Una tesi che la Procura contesta davanti al Tribunale del Riesame, aggiungendo una nuova ipotesi investigativa: «Gli atti dimostrano che prima dell'estorsione è stato Berlusconi a decidere, insieme a Lavitola, di condizionare la testimonianza di Tarantini con i pagamenti e la concessione di altre utilità : assistenza legale, viaggi, stipendio mensile di 20 mila euro, impiego presso la società Andromeda».
Il Riesame accoglie questa ricostruzione: il fascicolo viene mandato a Bari, perché lì sarebbe stato commesso il reato, nell'ambito dell'inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione riferita alle ragazze reclutate per le feste presidenziali. Scrivono i giudici: Silvio Berlusconi aveva «piena e indiscutibile consapevolezza della qualità di "escort" delle ragazze che gli erano state presentate da Gianpaolo Tarantini».
E dunque «non c'è dubbio che le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Tarantini davanti ai magistrati di Bari nel luglio 2009», quando ha negato che il presidente sapesse che le donne venivano pagate, «risultano reticenti relativamente al coinvolgimento del premier e a tratti addirittura mendaci, determinando la consumazione del reato 377 bis posto in essere da Silvio Berlusconi».
à una tesi che il procuratore aggiunto Drago sembra ritenere fondata, sia pur decidendo di muoversi con estrema cautela. I giudici del Riesame avevano infatti fatto emergere come figura centrale quella di Lavitola, diventato «intermediario tra Tarantini e Berlusconi essendo di quest'ultimo un interlocutore privilegiato», e poi avevano sottolineato la sua pericolosità visto che «si è sottratto all'esecuzione dell'ordinanza custodiale con un comportamento assolutamente in linea con la sua personalità spregiudicata», ma anche «l'elevatissimo rischio di recidiva, sia per la gravità dei fatti contestati, sia per aver dimostrato la propria capacità di continuare a delinquere pur trovandosi "all'altro capo del mondo", come egli stesso afferma in una conversazione, potendo contare su una fitta rete di contatti e sulla collaborazione di una serie di soggetti alle sue dipendenze».
Nel provvedimento trasmesso ieri mattina al gip dal magistrato barese questi giudizi non sono stati condivisi, visto che si è deciso che l'indagato potrebbe tornare a essere libero. Il reato di induzione a rendere dichiarazioni false resta l'ipotesi principale sulla quale si indaga, tuttavia la posizione di Lavitola appare alleggerirsi.
Nei prossimi giorni lo stesso Drago dovrebbe incontrare i colleghi romani che, guidati dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti, proseguono gli accertamenti sul reato di estorsione. Chissà che da quella riunione non scaturiscano nuove sorprese.
Valter LavitolaLAVITOLA BY VINCINOLAVITOLA BY VINCINOBERLUSCONI COL PRESIDENTE DI PANANA. NEL CERCHIO LAVITOLAANGELA E GIAMPI TARANTINI GIANPAOLO TARANTINI E LA MOGLIE ANGELA DEVENUTO ANGELA E GIAMPI TARANTINI NICLA TARANTINITARANTINI E LA MOGLIE ANGELA DEVENUTO TARANTINI A ROMA DOPO LA SCARCERAZIONE
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