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COMIZIO CON MAZZETTA. ALL’ADUNATA DI RENZI A PIAZZA DEL POPOLO PER LE EUROPEE, BUZZI ERA IMPEGNATO A DISCUTERE LE MODALITA’ PER UNA TANGENTE – QUELLA CENA CON MARTINA – I QUESTUANTI PD NON GLI LASCIANO NEMMENO IL TEMPO DI STRINGERE LA MANO ALLA BOSCHI

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Fosca Bincher per Libero Quotidiano

 

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

Hanno lasciato il segno sul Pd le quasi 35 ore di interrogatorio di Salvatore Buzzi, l' imputato al centro del processo di Mafia Capitale, avvenute nelle ultime sei udienze nel tribunale di Roma. Interrogato prima dai suoi legali, poi dai pubblici ministeri (e nel mezzo anche contro-interrogato da altri legali), Buzzi ha dato le sue riposte e i suoi chiarimenti su tutti i capi di accusa, ripercorrendo anche temporalmente i rapporti che aveva con le varie giunte e maggioranze che si sono succedute alla guida del comune di Roma.

 

buzzi e odeavaine buzzi e odeavaine

Ha messo in imbarazzo non poco il principale partito di governo, rivendicando anche orgogliosamente la sua appartenenza e perfino militanza nel Partito democratico. Lo ha fatto anche per distinguere le responsabilità dei singoli, cercando di proteggere chi dentro quel partito aveva con lui rapporti di affinità ideologica e addirittura di amicizia: primo fra tutti l' ex assessore Daniele Ozzimo, componente della giunta di Ignazio Marino, indagato nell' inchiesta dal primo giorno e successivamente arrestato e poi condannato in primo grado con rito abbreviato a 2 anni e 2 mesi per corruzione.

daniele ozzimodaniele ozzimo

 

Ma ha fatto un certo effetto per chi ascoltava la sua lunga ricostruzione dei fatti sentire Buzzi raccontare di essere andato il 22 maggio 2014 il comizio finale di Matteo Renzi in piazza del Popolo, quello che ha chiuso la trionfale campagna elettorale per le europee, sottolineando che «NOI del Pd eravamo tutti lì».

 

Per altro Buzzi in quell' occasione non potè godersi da militante fino in fondo il comizio, perché essendo lì tutti quelli del Pd, c' erano anche i consiglieri comunali che premevano su di lui per i pagamenti delle tangenti legate alle commesse delle sue cooperative sociali, in testa la 29 giugno. In quell' occasione gli toccò sedersi in piazza al bar Canova, all' angolo con via del Babbuino, e discutere del dovuto con l' allora presidente del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti.

 

RENZI PIAZZA POPOLO PALCO RENZI PIAZZA POPOLO PALCO

Stessa scena sarebbe avvenuta il 7 novembre dello stesso anno quando Buzzi si presentò alla cena di autofinanziamento di Renzi a Roma. Lui avrebbe voluto stringere la mano al leader, chiacchierare con Maria Elena Boschi, ma nei tavoli intorno ecco spuntare ancora una volta Coratti che batteva cassa: «Oh, siete pronti?», e intendeva a pagare. E Buzzi prontissimo rispondeva: «Certo che lo siamo. Basta dirci a chi dobbiamo dare...».

 

mirko corattimirko coratti

Perché nella sua spiegazione c' era chi prendeva soldi per sé e chi come l' ex capogruppo Pd in comune Francesco D' Ausilio, si divideva la posta con lo stesso Coratti (100 mila euro) per sbloccare un pagamento che il comune doveva saldare alle coop di Buzzi per lavori fatti quando ancora sindaco era Gianni Alemanno. Coratti e D' Ausilio avevano detto la cifra, ma non si riuscivano mai a mettersi d' accordo sulle associazioni o fondazioni di riferimento su cui farla transitare. E Buzzi fremeva, perché non potendo pagare rischiava a sua volta di non ricevere il pagamento dovuto.

 

maurizio martinamaurizio martina

Nei suoi lunghi racconti il capo delle gruppo di coop sociali più note a Roma ha svelato anche una terza cena Pd, finora ignota, dove lui si trovò a tavola a fianco del ministro dell' Agricoltura, Maurizio Martina, «però», ha messo le mani avanti Buzzi, «se scrivete sui giornali che ero a cena con Martina, quello dirà che non ricorda e che non mi ha mai conosciuto. Perché eravamo tanti a quel tavolo: una ventina di persone».

 

L' avvocato di Buzzi lo ha tranquillizzato, e gli ha detto di andare pure avanti: «Non si preoccupi, oggi che ci sta raccontando tutte queste cose nuove casualmente non ci sono le telecamere della Rai a riprendere. Può proseguire in tranquillità...».

 

Goffredo Bettini Goffredo Bettini

Grandi polemiche anche per le rivelazioni fatte nella udienza di lunedì 20 marzo sulle 220 tessere Pd che i dipendenti della cooperativa sono stati costretti a prendere (a spese di Buzzi) sui presunta richiesta dei leader del partito romano che si stavano fidando a congresso. Tutti ieri hanno smentito la ricostruzione, dicendo che al massimo avevano chiesto a Buzzi un «appoggio politico», e cioè di fare anche dentro le coop un po' di campagna elettorale per i candidati. Versione questa poco credibile, perché si trattava di una elezione interna, riservata ai soli iscritti Pd.

 

Su questo episodio molte smentite (anche da chi era stato tirato in ballo per finanziamenti ricevuti, come Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti), qualche preannuncio di querela e naturalmente parole grosse volate fra il M5S e lo stesso Pd.