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Paolo Bracalini per il Giornale
Eppure c' è stato un tempo in cui Gianfranco Fini era considerato un intoccabile, l' asso su cui puntava un' alleanza di poteri (primo tra tutti, l'allora capo dello Stato Giorgio Napolitano) per far fuori il nemico Berlusconi. Un ruolo che avrebbe contemplato una sorta di salvacondotto, che in effetti più volte è sembrato materializzarsi nella (breve) storia di Fini candidato salvatore della Patria (la parabola del traditore, invece, per il centrodestra). Svanito il progetto, sepolte dall' insuccesso le velleità dell' ex delfino senza più esercito né utilità, il fianco è tornato vulnerabile dai pm.
Proprio sulla stessa vicenda che invece nel 2010, cioè all' apice del piano politico che vedeva Fini protagonista, era stata archiviata dalla Procura di Roma con la velocità di un lampo, addirittura con l' inedita cortesia di rendere nota l' indagine sulla casa di Montecarlo solo per far sapere dell' archiviazione di Fini, impegnato in un duello feroce con Berlusconi.
Le pressioni su un dirigente della Rai (azienda pubblica) convocato nell' ufficio del presidente della Camera per assicurare «un minimo garantito» in Rai al cognato Giancarlo Tulliani, non hanno mai configurato neppure l' ombra della concussione. Semmai, il sospetto di un trattamento di riguardo per un leader investito di una grande responsabilità politica, chiudere la stagione berlusconiana.
Le tracce di una manovra a tenaglia con la magistratura, che nel frattempo martellava il Cavaliere, si era già presentato nel 2009, ben prima della scissione nel Pdl, con il fuorionda di un dialogo tra Fini e il procuratore Nicola Trifuoggi, a cui l' ex leader di An confidava le proprie speranze: «Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza (il pentito di mafia che aveva tirato in ballo il leader di Forza Italia, ndr)... speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perché è una bomba atomica... Lui, l' uomo (Berlusconi, ndr) confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo».
Altro tassello più tardi, nel 2011, quando Fini ha già affondato il colpo portando via una quarantina di parlamentari dal Pdl per far nascere «Futuro e libertà». Alla prima convention di Fli, Fini chiede le dimissioni di Berlusconi («La sua condotta è moralmente inaccettabile»), scommettendo sulla linea dura della Procura di Milano sulla vicenda Ruby, che sembrava destinata a sgonfiarsi. E invece la previsione di Fini puntualmente si conferma, una manciata di giorni più tardi, con l' iscrizione del Cavaliere nel registro degli indagati.
FABIO GRANATA LA FINE DI FUTURO E LIBERTA
Un nuovo fronte indispensabile nella battaglia, visto che in quel dicembre l' attacco finale si era risolto nel nulla, con il clamoroso flop della sfiducia al premier Berlusconi promossa proprio da Gianfranco Fini. La regia ultima, però, è di Napolitano, come testimoniano i finiani di allora.
Il braccio destro Fabio Granata: «La sua vicinanza a Napolitano è stata la sua distruzione politica. Fini è stato usato (da Napolitano, ndr) per far nascere il governo Monti e poi non è più servito». Versione confermata dall' ex fedelissimo Amedeo Laboccetta, che ha rivelato quel che gli disse Fini: «Credi che mi muoverei così se non avessi un accordo forte con Napolitano?».
Accordo che si palesò con una telefonata, messa in vivavoce da Fini coi suoi, in cui Napolitano lo invitava ad andare avanti nell' operazione di tradimento del governo Berlusconi, raccomandandosi di farlo «con la tua ben nota scaltrezza». Un' occasione unica, che Fini ha perso. Ora gli restano i Tullianos, e gli avvisi di garanzia.
ROVINATO DALLA PATATA
Vittorio Feltri per Libero Quotidiano
LA PRIMA PAGINA DI LIBERO SU GIANFRANCO FINI
Complimenti alla magistratura, che per indagare Gianfranco Fini (riciclaggio) ci ha messo sette anni, pochi in confronto all' eternità. Non sappiamo come andrà a finire, però siamo a conoscenza di come tutto cominciò. Era il 2010. Dirigevo il Giornale (sissignori, quello della famiglia Berlusconi) dove scrissi articoli critici sul conto dell' allora presidente della Camera, rimproverandogli di essere troppo duro nei riguardi del centrodestra, con i voti del quale egli era stato eletto ai vertici di Montecitorio, e troppo tenero verso la sinistra, che si esercitava quotidianamente nel tiro al bersaglio, vittima il Cavaliere, allo scopo di far cadere il governo. Fini infatti ogni giorno colpiva il suo socio in affari politici, Silvio, ricevendo gli applausi dei progressisti, ben felici di avere un amico tra i nemici.
I miei pezzi un po' acidi innervosirono parecchio la terza carica dello Stato, al punto che decise di querelarmi per diffamazione. Nel processo di primo grado fui condannato a 1500 euro di multa. In quello d' appello, celebratosi molto più tardi, quando il querelante non era più neanche parlamentare, venni assolto. Segno che non avevo torto. Ma questo è un episodio marginale, non per me bensì per il lettore che se ne fotte della mia trascurabile persona.
Lo stesso anno, il 2010, in estate fui messo al corrente da un grande giornalista, Livio Caputo, che Gianfranco aveva venduto per pochi soldi una casa a Montecarlo ricevuta in eredità da una nobildonna bergamasca. Motivo della donazione: finanziare la buona causa della destra.
Libero strane storie su Fini Nonleggerlo
Fini invece alienò il quartierino per altri scopi meno chiari. Tant' è vero che l' immobile risultò nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, convivente o moglie del presidente. L' operazione secondo le nostre fonti era avvenuta in modo tale che l' appartamento rimanesse della famiglia e non fosse destinato interamente a foraggiare il partito. Una manovra scorretta, per usare un linguaggio delicato.
Fini servizi segreti su Libero
Fini negò risolutamente ogni nostra affermazione, respingendola addirittura con indignazione quasi si trattasse di attacco a sfondo politico. Seguirono dibattiti televisivi in cui fui accusato di essere un servo di Berlusconi, colui che gestiva la macchina del fango facendo l' interesse sporco del premier. Daria Bignardi, ora direttrice capace di Rai3, mi invitò al suo programma, Le invasioni barbariche, e mi tese un agguato: tu sei il giornalista che infanga il presidente della Camera.
Poiché sul display del mio cellulare avevo la foto di un gatto purtroppo morto da mesi, mi sfotté: come si fa a tenere l' effigie di una carogna anziché quella dei propri figli? Inutile dire che gliene dissi di tutti i colori. La registrazione della trasmissione si trova ancora su internet. Guardare per credere.
Fini Bocchino e Casini ai tropici da Libero
La stampa in blocco d' altronde faceva il tifo nella circostanza per Gianfranco e si divertiva a bistrattare il Giornale e il suo vituperato direttore. Giuseppe D', divo di Repubblica, una specie di pm prestato all'editoria, mi strapazzò e coprì di insulti perché a suo giudizio mi inventavo ogni schifezza per sputtanare gli avversari di Berlusconi. Altri commentatori lo emulavano.
Una gara a chi picchiava più forte sul Giornale e su di me. Una manifestazione pubblica e clamorosa di imbecillità degli scribi che, invece di accertare la veridicità della nostre notizie sullo scandalo di Montecarlo, si mobilitavano onde smontarle pur di proteggere Gianfranco, meritevole di appoggio in quanto anti-berlusconiano militante.
Trascorre oltre un lustro da quei tempi bui e la magistratura non solo scopre che avevamo ragione noi negletti, sul famigerato appartamento di Montecarlo, ma apre una inchiesta su altre delicate questioni che ha portato al sequestro di beni per 5 milioni della coppia Fini-Tulliani. La vicenda è collegata ai traffici di Corallo (giochi d' azzardo e similari) ormai noti e sotto la lente degli inquirenti. Ogni commento ulteriore sarebbe superfluo, tranne uno: il problema è sempre la patata più o meno bollente. Anche il povero Giancarlo quanto lo stesso Silvio è cascato sulla gnocca. Come si è invaghito di Elisabetta, tardivamente, si è rovinato e difficilmente riuscirà a salvarsi.
LA CASA DELLE LIBERTA FINI CASINI FITTO BUTTIGLIONE BOSSI BERLUSCONI
Libero Giornale Fini Finita - Nonleggerlo
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