IL CONSOLATO SFASCIATO - COME ANDRÀ A FINIRE LA STORIA DEL CONSOLE A OSAKA, MARIO VATTANI, CHE DURANTE UN CONCERTO DEL SUO GRUPPO ROCK INNEGGIAVA A SALÒ CON IL SALUTO ROMANO? - LA FARNESINA, IL MINISTERO DOVE SPARISCE OGNI SCANDALO, LASCIA CORRERE, ANCHE PERCHÉ IL MAL-DESTRO DIPLOMATICO È IL FIGLIO DELL’EX SEGRETARIO GENERALE UMBERTO VATTANI - IL MINISTRO EX MISSINO GIULIO TERZI SPEGNE LA FIAMMA: LA PENA PER IL FASCIO SARÀ UN SEMPLICE TRASFERIMENTO...

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1 - NIENTE SANZIONI PER IL CONSOLE FASCIO-ROCK
Vincenzo Nigro per "la Repubblica"

Alla Farnesina, è tradizione, leggono molto attentamente i giornali stranieri. Uno in particolare, da sempre, è nel cuore e sui tavoli di ogni diplomatico: Le Monde. Quando sono iniziate a girare le copie datate mercoledì della bibbia diplomatica parigina, tutti si sono accorti che nel reportage su "Casa Pound" , casa dei fascisti romani, c´era una citazione del caso di Mario Vattani.

Il console italiano ad Osaka, figlio dell´ex segretario generale del ministero, a Capodanno era finito sui giornali per il saluto fascista con cui aveva concluso un´esibizione del suo gruppo rock-estremista. La citazione su Le Monde è servita a confermare che il caso non è sfuggito a chiunque abbia un'ambasciata o un corrispondente a Roma.

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, in gioventù simpatizzante del Movimento sociale italiano, non aveva però perso tempo: aveva reagito facendo annunciare che Vattani sarebbe stato deferito alla Commissione disciplinare del ministero, che insomma contro un console che inneggia in un video alla Repubblica di Salò e sostiene che «la Repubblica italiana è fondata sui valori degli epuratori» qualche provvedimento va preso. Secondo molte fonti della Farnesina, però, Terzi si preparerebbe ad applicare la meno blanda delle punizioni per il console fascista, e anzi nella migliore della tradizioni quella che si preparerebbe è una semplice rotazione, ovvero una nuova sede.

Ieri i sindacati del ministero hanno provato a sollevare il caso con un comunicato: Cgil, Cisl e Uil chiedono alla dirigenza di capire come vorranno affrontare il caso. «Vattani», dice una fonte della Farnesina vicina al ministro degli Esteri, «ha ricevuto una contestazione cui dovrà rispondere entro 40 giorni». Provvedimenti più decisi e soprattutto rapidi sarebbero stati possibili, ma «solo se il concerto fascista fosse stato fatto in sede, ad Okinawa, mentre era in servizio».

Al ministero hanno paura che Vattani padre, l´Umberto che è stato segretario generale e che ha condiviso la carriera con un fratello e due figli, sia in grado di mobilitare tutti i gradi dei Tribunali amministrativi romani per insabbiare qualsiasi censura. «Al momento il livello delle contestazioni viene fatto dal Direttore del Personale, Giovanbattista Verderame, un dirigente che chiaramente prende ogni decisione solo in accordo con gli alti gradi del ministero», dicono alla Farnesina. «Solo se si salisse al livello della Commissione disciplinare la gravità dell´episodio potrebbe essere giudicata da ambasciatori capaci - forse - di rendersi indipendenti dalla pressioni dei Vattani».

2 - FASTI E SEGRETI TRA I MARMI DELLA FARNESINA DOVE GLI SCANDALI RIMBALZANO E SVANISCONO
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

A dispetto dei marmi che la fanno risaltare nel suo gelido e simmetrico nitore, la Farnesina è in realtà un palazzo di gomma, nel senso che gli scandali le rimbalzano addosso, e una volta rimbalzati su quei periferici travertini si perdono nel nulla e poi nessuno se ne ricorda più.

E´ storia e memoria ogni volta messa a dura prova: petrolio libico, gas tunisino, stecche saudite, traffico d´armi per ogni dove, con la gentile partecipazione dei servizi segreti; e fra pescherecci somali o metropolitane in Perù, compravendita di visti a Tirana come pure ospedali tarocchi in Zaire, non c´è storiaccia che lasci qualche segno dalle parti del ministero degli Affari Esteri; e nulla mai riesce davvero a scalfire la tradizione di quel luogo necessariamente fantastico, fonte inesauribile di leggende torbide e sfarzose sul ceto più aristocratico della pubblica amministrazione, dalle clientele pseudointellettuali degli istituti italiani all´estero all´indicibile minutaglia degli ambasciatori ubriachi, dei consoli menacciuti, dei primi segretari trafficanti, dei diplomatici stranieri viziosi, e giù, giù fino alle tartine avariate nei ricevimenti.

Ogni branca del potere ha i suoi fasti, le sue magagne, ma soprattutto i suoi dispositivi di difesa. Il caso di Vattani junior rientra in questo superiore sistema di gelosa e dissimulata imperturbabilità rispetto ai casi scabrosi della vita, pubblica e privata - al giorno d´oggi il confine essendo divenuto impossibile da stabilire.

Nel gigantesco parallelepipedo della Farnesina, non per caso denominato «la Tomba del Faraone», nove piani, 1300 stanze, con la Reggia di Caserta uno degli edifici più grandi d´Italia, l´auto-protezione sembra da sempre efficacissima; e in fondo ha funzionato anche per Vattani senior, papà Umberto, due volte Segretario Generale e poi nominato presidente riconfermato dell´Ice in presenza di vicende poco edificanti, un bel po´ di soldi spesi per telefonate non esattamente di servizio, un giudizio severo della magistratura e più in generale un oceano per nulla pacifico di chiacchiere.

Ma è in quel modo che va lì dentro, tra i lunghissimi corridoi, gli scaloni lucidi, i montacarichi ansiogeni e l´inaccessibile biblioteca. Con qualche azzardo interpretativo si può pensare che l´andazzo sia anche il frutto di uno scambio con il potere politico. De Michelis, a suo tempo, ebbe un paio di segretari agli arresti, o forse erano tre, per l´inchiesta monstre sulla cooperazione, finita con tanti assolti e prescritti. Ma in fondo fece a tempo ad assaporare le preziose informazioni che con servile lusinga i diplomatici gli riservavano sulle discoteche di mezzo mondo.

Da un po´ di tempo, oltretutto, i ministri sono quelli che sono: Berlusconi spiegava agli ambasciatori che non dovevano indossare il panciotto; Fini convocava alla Farnesina le riunioni di An e se il suo portavoce, di cui è rimasto agli atti il sublime dilemma «Chi ci trombiamo oggi?», si faceva recare nel marmoreo sepolcro l´oggetto dei suoi desideri, quello già più professionale di Frattini dovette intervenire con una nota sulla fine dell´amore tra il ministro e la fidanzata, l´indimenticabile Chantal. Poi per la verità alla Farnesina arrivò in dote anche Valterino Lavitola: e faceva la posta nell´anticamera del responsabile della politica estera, per via di un affare albanese, o lo accompagnava a Panama, come da foto.

E così, dati anche i luminosi esempi, succede che le commissioni disciplinari per i diplomatici lascino il tempo che trovano. Narra la generosa leggenda del palazzo di gomma che Fanfani - che era Fanfani e lì poi si formò un corpo di feroci esecutori detti «Mau Mau» - appena arrivato si mise in testa di far arrivare in orario gli ambasciatori e quindi ordinò il sequestro delle chiavi delle loro stanze, che volle tenere sulla sua scrivania come un trofeo di guerra. Al che, verso mezzogiorno, con aria annoiata un diplomatico si rivolse ai commessi: «Bene, me le farete consegnare a casa».

 

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